Buongiorno
Novara

Da Cruz-Di Mariano-Montipò: con la “mejo gioventù” Corini fa di necessità virtù

BRESCIA-NOVARA 0-1
Marcatori: 68′ Di Mariano

LA PARTITA
Si sarebbe scritto della classica partita da zero a zero senza grosse emozioni, decisa dall’altrettanto classico episodio. Quello buono capitato ai bresciani, sotto forma del solito colpo di testa dell’eterno Caracciolo, viene disinnescato sul palo dall’ottimo riflesso di Montipò; mentre poco dopo un geniale assist di Da Cruz, viene trasformato in rete dal brillante Di Mariano. La gara è tutta qui, fra due squadre che hanno entrambe problemi, seppur diversi. I padroni di casa sono in evidente stato confusionale, dopo l’esonero di Boscaglia ed i primi effetti collaterali della presidenza Cellino. Gli azzurri stanno trovando una propria identità, ma le pedine a disposizione di Corini sono sempre meno, ed è sempre più difficile far quadrare i conti con una coperta così corta.
Il tecnico bresciano, alla sua prima panchina (seppur da avversario) nella città che gli ha dato i natali, sta semplicemente facendo di necessità virtù, surrogando le pesanti assenze nel settore offensivo di Maniero, Sansone e un Macheda acciaccato, con la verve dei giovanissimi Chjaia e Da Cruz, rientrante dopo la doppia squalifica, oltre a sfruttare il magic moment di Francesco Di Mariano. Dopo la bella vittoria sul Frosinone quindi, la conferma del 3-5-2 non è più solo questione di contingenza, così la squadra che scende sul terreno del Rigamonti è praticamente la stessa di domenica scorsa, con un attacco under 20 che saprà contenere le contingenze.

IL TABELLINO
BRESCIA: 1 Minelli, 3 Somma (vK), 5 Machin (38 Rivas 82′), 8 Martinelli (20 Ndoj 73′), 19 Lancini, 25 Bisoli, 30 Furlan, 32 Rinaldi (9 Caracciolo 57′), 33 Longhi, 35 Gastaldello (K)
A disp.: 22 Andrenacci, 37 Pelagotti, 4 Dembele, 16 Cattaneo, 23 Dall’Oglio, 28 Bagadur, 29 Di Santantonio, 36 Bandini, 40 Cancellotti – All.: Pasquale Marino

NOVARA: 1 Montipò, 4 Mantovani (K), 8 Chiosa (2 Troest 73′), 9 Sciaudone (5 Casarini 78′), 11 Di Mariano, 15 Da Cruz, 21 Orlandi, 23 Moscati, 26 Chajia (24 Dickmann 74′), 27 Calderoni (vK), 31 Golubovic – A disp.: 12 Farelli, 22 Benedettini, 3 Del Fabro, 10 Macheda, 16 Schiavi, 17 Armeno, 20 Ronaldo – All.: Eugenio Corini

Arbitro: Sig. Piccinini di Forlì – Assistenti: Sigg. Chiocchi di Foligno e Pagnotta di Nocera Inferiore (SA) – Quarto ufficiale: Sig. Lorenzin di Castelfranco Veneto – Calci d’angolo: Brescia 2 – Novara 3
Minuti di recupero: 0′ pt; 5′ st – Ammoniti: 46′ Sciaudone, 53′ Lancini, 63′ e 74′ Ferrante, 85′ Montipò, 92′ Orlandi – Espulsi: 74′ Ferrante
Marcatori: 68′ Di Mariano

QUESTIONE di MEMORIA
Se al termine della scorsa stagione ci avessero detto che il nostro futuro attacco sarebbe stato formato da Di Mariano, Chajia e Da Cruz, in tutta onestà cosa avremmo pensato? Evidentemente il recente passato non ci ha insegnato abbastanza. Ricordo i mugugni quando nel mercato di gennaio del 2013, invece di un Rosina, Ebagua o Mancuso che segnavano goal a preziosi per Siena, Spezia e Trapani, arrivò a Novara un certo Seferovic, che la Fiorentina aveva ritirato dall’inconcludente prestito al Lecce, girandolo agli azzurri fra lo scetticismo generale. Stesso scetticismo che sui social accompagnava la scelta della società di promuovere a titolare il giovanissimo Bruno Fernandez, mentre la piazza acclamava un centrocampista di grido. Sappiamo come andò a finire, ricordiamocelo più di sovente e proviamo a dare un po’ di meritata fiducia al mister ed alla società.

MATER ARTIUM NECESSITAS
“Mater artium necessitas” proverbio latino dal significato letterale: “La necessità è la madre delle abilità” è la filosofia che meglio può spiegare la prolifica settimana che ha portato il Novara dall’ultimo posto di domenica scorsa prima del posticipo, a conquistare la più convincente classifica dopo nove giornate, dal nostro ritorno in serie B nel 2011. Fatta salva proprio la stagione della fantastica salita “tesseriana” verso l’olimpo del calcio peninsulare.
Nell’aguzzare l’ingenio per sopperire alle molte assenze il buon Corini, ha trovato risorse utili ed inaspettate, innanzitutto passando al 3-5-2, con l’invenzione Golubovic nella posizione di centrale difensivo. La fiducia nelle capacità del serbo, hanno regalato al reparto difensivo una inaspettata ed importante alternativa. Meno complicato del previsto è stato trovare un giocatore capace di far ritrovare (passando per la panchina) il Ronaldo abulico visto nelle prime 7 giornate; perchè Andrea Orlandi, il suo sostituto naturale, nel frattempo aveva al contrario avuto modo di ritrovare se stesso, passando proprio da molta panchina, causa anche infortunio iniziale. Il vero colpo di “Genio” il mister lo ha coltivato sin dai primi allenamenti a Novarello questa estate e consiste nel certosino lavoro operato nella mente di Francesco Di Mariano e perfezionato nella proficua intuizione di potergli far fare anche l’esterno di centrocampo. Di come gli altri giovanissimi, Chajia, Da Cruz e Montipò, stiano diventando sempre più delle certezze, lo abbiamo già spiegato: quando la necessità diventa virtù. Mentre pensiamo sarà un’ovvietà restituire al campo, seppur con i giusti tempi di recupero, sia Dickmann che Casaraini, come giustamente è stato fatto per Andrea Mantovani, uomo di assoluta garanzia ed affidabilità.

FATTORE DI MARIANO
L’ex romanista è l’autentico “uomo in più” di questo scorcio di campionato. Due sue autentiche perle con Cittadella e Brescia, hanno regalato agli azzurri quasi la metà dei punti conquistati. L’evoluzione dell’attaccante di scorta relegato in panca da Boscaglia, ci restituisce non solo l’uomo più decisivo, ma un autentico trascinatore, capace di rivestire più ruoli contemporaneamente, pure nel corso della stessa partita. Nella vittoria di Brescia, oltre alla rete decisiva, lo abbiamo visto chiudere un avversario sulla nostra linea di fondo; fare avanti e indietro tutta la fascia da esterno di centrocampo, e portare su palla da attaccante di riferimento, nella parte finale della partita, facendo rifiatare i compagni e sfiorando il goal della sicurezza, con una doppietta che sarebbe stata meritatissima, svanita solo per questione di centimetri. Francesco Di Mariano è passato da oggetto semi-misterioso ad autentico “fattore”. Nella sua Palermo sabato prossimo, davanti agli occhi dello zio Totò Schillaci, sarà certamente uno degli avversari più temuti.

CHIAMATELO MONTI
Ricordiamocelo adesso, nel momento degli applausi, perchè ci sarà anche qualche giornata meno positiva, come è successo anche di recente. Lorenzo Montipò, il novarese doc che ieri ha salvato la porta azzurra dal colpo di testa di un certo Andrea Caracciolo (5° marcatore all time in serie 😎, oggi è giustamente esaltato dai complimenti al pari di Checco Di Mariano, che solo qualche minuto dopo la sua “paratissima” ha deciso la gara. Ma solo sei giorni fa era circondato da qualche dubbio ricorrente, intorno alle sue effettive qualità. Una sfiducia strisciante, tornata dopo l’incidente occorsogli in occasione del mefistofelico angolo battuto da Soddimo valso il goal dell’1-2 del Frosinone. Una sfiducia che aveva anche accompagnato la chiara scelta societaria, di promuoverlo giustamente a guardiano della porta azzurra, dopo averlo fatto maturare altrove. Secondo qualche “presunto” tifoso, la migliore qualità del giovanotto è l’ingombrante cognome, come riconoscimento verso una famiglia che ha da sempre dato tantissimo al Novara calcio. Baggianata sesquipedale, che certamente non spiegherebbe ad esempio, le convocazioni di Lorenzo con la Nazionale. Una banalità “provincialissima”, che nel gruppo azzurro provoca giusto ilarità, a cominciare dallo stesso Montipò, il quale dalla sua non ha solo qualità tecniche, ma sufficiente maturità da poter assurgere al complicatissimo ruolo di “profeta in patria”, facilitato dal fatto che negli spogliatoi per tutti quanti Lorenzo si chiama semplicemente “Monti”.

W MARIO RIGAMONTI
Mario Rigamonti nato a Brescia 17 dicembre 1922 è stato un roccioso e coraggioso difensore cresciuto proprio nelle fila delle rondinelle e poi passato al Grande Torino, dove ha vinto 4 scudetti.
Aveva una passione sfrenata per le motociclette, malgrado questo era sempre in ritardo. Qualche volta negli spogliatoi aspettavano fino all’ultimo per scrivere la formazione ufficiale, perchè il Mario non arrivava. Era solito infatti accorrere al campo giusto qualche minuto prima del fischio d’inizio. Brescia gli ha intitolato lo Stadio, dove le rondinelle non battono il Novara dalla stagione 1970-71. E’ probabile che il Mario pure ieri, si sia perso da qualche parte con la sua moto e insieme a lui continua a ritardare anche il successo casalingo contro gli azzurri. Questo spiega come la simpatia per il difensore bresciano morto a Torino nel 1949, abbia preso piede anche a Novara e cresca sempre maggiormente da quasi 50 anni: W RIGAMONTI!