Buongiorno
Novara

Da tre anni, la Regione non rimborsa i buoni scuola. Parte la raccolta firme a Novara

La raccolta firme è partita: dinanzi alle scuole di Novara i genitori, coordinati da Agesc, stanno sensibilizzando sul problema dei buoni scuola, raccogliendo la protesta contro la Regione Piemonte. I buoni, nonostante le promesse fatte, non sono stati rimborsati alle famiglie per gli anni scolastico che vanno dal 2011 ad oggi.

Nel 2010 Cota lancia l’iniziativa del buono scuola

Ma spieghiamo nel dettaglio ciò che succede: nel 2010, l’allora Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota lancia un’iniziativa che offre, alle famiglie piemontesi, la possibilità di essere sostenute, in base al reddito, nelle spese scolastiche dei figli. Emesso il bando, le famiglie, con una certificazione Isee, si sono recate alle scuole per farsi validare la richiesta, poi inviata ai Comuni e, dai Comuni, infine, alla Regione Piemonte. Il primo anno, nessun problema: le domande sono arrivate a Torino nel mese di ottobre e i rimborsi sono stati effettuati, come previsto, tra giugno e luglio, a conclusione dell’anno scolastico.

 

Tre anni di mancato rimborso alle famiglie da Torino

Peccato che, dall’anno successivo, tutto ciò non sia più successo: per il 2011 – 2012, per il 2012 – 2013 e per il 2013-2014 i bandi sono stati emessi, le famiglie hanno partecipato, ma non hanno mai visto un euro di rimborso. Nel 2014, insediatosi il nuovo governatore del Piemonte, Chiamparino, addirittura, il bando non è stato nemmeno ventilato, tant’è che pare tornerà nel 2015 per “esaurimento fondi”.

Una petizione per chiedere i mancati rimborsi di quanto già anticipato

Chiaramente, a fronte dei mancati rimborsi, che ormai risalgono a qualche anno fa, le famiglie chiedono che venga loro riconosciuto il dovuto, secondo quanto previsto dal bando e che venga emesso quello nuovo. Richieste assolutamente logiche, sia dal punto di vista economico (le famiglie che hanno accesso al bando hanno una fascia Isee non altissima, quindi un sostegno non può che essere accolto con favore. Se poi pensiamo che sono le famiglie stesse ad anticipare i soldi…), sia dal punto di vista formativo: infatti, se una famiglia iscrive il proprio figlio in una scuola, magari privata, contando sul buono scuola erogato dalla Regione, a fronte dei mancati rimborsi e dell’annullamento del bando, la stessa famiglia si potrebbe trovare costretta a cambiare scuola al figlio, causando anche l’interruzione di un percorso educativo.

Assurdo che il rimborso venga fatto alle famiglie e non direttamente alle scuole

Ma c’è un altro problema che, in altre Regioni che hanno adottato l’iniziativa, non sussiste: le famiglie piemontesi vengono rimborsate dalla Regione stessa che, invece, in altre zone come la Lombardia, effettua il rimborso direttamente alle scuole. Un passaggio più logico che garantirebbe gli studenti le cui famiglie, oggi, devono anticipare le risorse, in attesa di quelle della Regione (che peraltro non arrivano da anni).

Le famiglie e l’Agesc – spiega Paolo Usellini, coordinatore didattico delle scuole gestite dalla Congregazione delle Sorelle della Carità a Novara, Romagnano e Prato Sesia – si stanno muovendo a tutela dei propri diritti. E’ dall’anno scolastico 2011 – 2012 che la Regione non paga più i buoni scuola. Non è una situazione accettabile: praticamente, l’iniziativa ha funzionato solamente il primo anno. Non sono state mantenute le promesse e alla fine, chi ne risente sono le famiglie e gli studenti“.

Il buono scuola dà diritto ad un rimborso che va dal 50 all’80% delle spese legate a materiale scolastico, libri, quaderni ecc. Un’iniziativa molto apprezzata dalle famiglie piemontesi, un sostegno che ha dato la possibilità di affrontare le spese legate al percorso studi dei figli con maggiore sollievo: “Quello che si chiede con la raccolta firme – conclude Uselliniè innanzitutto di avere i rimborsi retroattivi che spettano di diritto alle famiglie che hanno vinto il bando e, in seconda battuta, che venga emesso anche il bando per l’anno scolastico appena iniziato 2014 – 2015. Il tutto per garantire continuità sia economica che formativa“.