Hanno destato molta preoccupazione i dati dei nuovi positivi registrati nel novarese. Per il commissario dell’Asl Novara Gianfranco Zulian è determinante l’aumento del numero di tamponi, soprattutto nelle strutture di ricovero per anziani, per una situazione che resta “grave ma non drammatica”.
«La situazione è ancora grave, ma non drammatica» afferma Gianfranco Zulian, commissario ad acta all’Asl di Novara per potenziare l’azione della struttura sanitaria di fronte all’emergenza Covid-19 che abbiamo voluto ascoltare perché Novara sembra essere ancora nell’occhio del ciclone per quanto riguarda il numero dei contagi anche se altri dati sono più incoraggianti o quanto meno sembrano essersi stabilizzati o in diminuzione.
«In effetti – ci dice Zulian – ci sono più positivi, ma questo è anche dovuto al fatto che abbiamo aumentato i controlli, ma va detto che i dati numerici ci dicono che le morti, purtroppo, sono stabili mentre in rianimazione c’è meno intasamento».
In questi giorni la discussione però si sta incentrando sulle Rsa dove, seppur non con il clamore che accompagna le inchieste aperte a Milano e nel milanese, certamente non passa inosservato, almeno ai nostri occhi, quello che sta accadendo nella nostra città e nell’intera regione dove diverse Procure, tra cui quella di Novara, hanno aperto indagini su quel che è successo nelle Rsa dai dati che ci vengono forniti non si riesce a comprendere esattamente quale sia la portata dei contagi all’interno delle case di riposo o negli hospice anzi, sembrerebbe che i dati in Piemonte, e anche nella nostra provincia, viaggino a due velocità: dentro e fuori dalle Rsa
«Nelle Rsa si stanno evidenziando dati contrastanti – ci spiega Zulian – dove in alcuni casi il contagio c’è stato per un 20% degli ospiti in altre si supera anche il 65% di positivi seppur asintomatici. E questo è il problema maggiore proprio perché non ci sono segnali. Comunque stiamo procedendo con gli accertamenti e si è dato il via a 2.000 tamponi agli ospiti».
Il procuratore capo di Novara, Marilinda Mineccia, sta facendo monitorare 27 strutture (su un totale di 33 in provincia con quasi 3000 presenti). In alcune di queste strutture inoltre il numero dei morti, negli ultimi due mesi, sembra essere elemento di attenzione da parte degli inquirenti in quanto sembrano essere davvero molto elevati rispetto al normale trend.
«Credo che dapprima si dovrà accertare è il numero di decessi in queste strutture nell’ultimo triennio e capire poi, confrontando i dati con quelli degli ultimi due mesi se ci sono differenze importanti. Ma il dato più difficile da affrontare è che stiamo perdendo una generazione straordinaria stiamo perdendo una parte importante della nostra memoria, delle nostre radici».
Nei servizi dei telegiornali odierni abbiamo sentito ipotizzare da Giovanni Di Perri, Direttore Sanitario dell’ospedale Amedeo di Savoia, che quando Milano inizierà a perdere casi dopo cinque-sei giorni vedremo lo stesso anche in Piemonte; è un’ipotesi certa o auspicabile?
«Anzitutto speriamo che finisca il prima possibile – si augura Zulian – sull’ipotesi del dottor Di Perri posso pensare che sia dettata dal fatto che a Milano si è manifestato il contagio con virulenza una settimana prima che da noi e quindi, ci si augura, che negli stessi tempi si veda il contagio diminuire».