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Novara

Degrado, incuria, mancata manutenzione: tutto al Parco Giubertoni di Sant’Agabio

Fu il Sindaco Antonio Malerba a volere questo parco, su sollecitazione dei residenti del quartiere Sant’Agabio. Il parco Giubertoni, intitolato al medico che donò la parte del parco che oggi sbuca su via Marco Polo, è stato a lungo un fiore all’occhiello di una zona novarese che si intendeva e si intende riqualificare. Quel parco era luogo di incontro di mamme con bambini, di anziani, di gente che passeggiava. Tre anni fa, in quel parco, venne accolto il campo internazionale di Legambente: un posto magnifico, attentamente manutenuto e curato dagli Scorpion che affiancavano all’attività di cura dell’area anche quella di controllo.

Oggi, incuria, degrado e pericoli caratterizzano l’immenso parco ubicato in via Marco Polo.

Le immagini parlano da sole:

Oggi, l’ingresso al parco rimane sempre aperto. “Abbiamo iniziato l’atrtività di controllo quando sono aumnetati i furti nelle abitaoni qui attorno. I ladri passavano dal parco e da lì scappavano. Quindi, aprivamo al mattino e chiudevamp la sera, mentre durante la giornata, nostri volontari giravano per la zona segnalando alla Polizia Municipale eventuali strani movimenti”. A fine gennaio, continua Sandro Bertona, coordinatore degli Scorpion, la convenzione con il Comune è scaduta e nessuno ha più parlato di rinnovarla. Chiediamo solo le spese di carburante e di assicurazione. Nulla di più. Abbiamo parlato recentemente con il Sindaco che si è impegnato a trovare le risorse” Nel frattempo, lo spazio è pesantemente compromesso: auto, motorini, scooter e tanto altro scorazzano continuamente.

Sì perchè, come ci spiega Viorica Mazzei, residente di via Polo e profonda sostenitrice, ai tempi della sua realizzazione, di questo parco, “di notte, noi che abitiamo qui vicino, dalle finestre vediamo di tutto: bande di ragazzi e uomini che fumano, che fanno rumore, mangiano, bevono e altro… E’ diventato un disastro questo parco. Nessuno ci entra più… Ci sono pericoli ovunque e non si vede più nessuno da queste parti per la manutenzione”.

Peraltro, nel parco, erano stati costruiti dei bagni, oggi in condizioni piuttosto sgradevoli: dalla fontanella che eroga acqua senza sosta e da un rubinetto del bagno, qualche tempo fa, è stata sottratta acqua con la quale sono stati riempiti serbatoi “poi caricati su un camion entrato nel parco dopo aver aperto il cancello”. Il sospetto è che tali serbatoi fossero indirizzati all’area del V Magazzino dove potrebbero stazionare degli abusivi che, in questo modo, hanno fatto rifornimento.

“Mi piange il cuore a vedere il nostro parco in queste condizioni”, spiega Mazzei.

All’interno, la situazione è anche peggiore: passatoie sfondate, panchine divelte, alberi sradicati, recinzioni rimosse forse, chissà, per fare qualche falò.

Un vero peccato per le splendide piantumazioni che, ai tempi, vennero fatte con l’aiuto dell’Associazione Industriali di Novara e delle aziende del polo chimico che lavorano nella zona. “Ormai nessuno taglia più i rami secchi, nessuno pulisce le foglie che hanno ricoperto interamente l’area, nessuno si occupa più di potare quelle piante che stanno attraversando la rete raggiungendo addirittura l’azienda accanto”.

Intorno al parco Giubertoni, scorre anche una roggia oggi piena di rami secchi, sporcizia, immondizia, fango.

Un vero disastro, un’incuria totale per un piccolo polmone verde che era stato realizzato nel bel mezzo di un quartiere con tante problematiche a partire dalla popolazione numerosa ed etnicamente variegata, fino alle aziende che operano a Sant’Agabio. Una denuncia, quella dei residenti, che non finirà in questo modo: “Ci dicono che non hanno soldi… – conclude Mazzei – Ma noi non ci fermiamo. Faremo una raccolta firme e poi vedremo se il Comune non ci ascolterà”.

E per concludere la nostra passeggiata non molto gradevole, in realtà, nel parco Giubertoni di Sant’Agabio, ecco spuntare qualcosa dall’erba. Ci avviciniamo: è un album di fotografie, abbandonato in mezzo al prato. Al suo interno ci sono foto antiche, foto del passato dal sicuro valore affettivo. Non ci siamo sentiti di lasciarlo in mezzo a quel degrado: stonava propria la presenza di certe emozioni in mezzo ad uno spazio dove certamente i valori contano poco o niente. L’abbiamo preso con noi e portato in redazione. Se qualcuno riconoscesse i suoi cari dalle foto che pubblichiamo, può tranquillamente contattarci. Saremo felici di restituire un oggetto che richiama ricordi, storie, famiglie…