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Novara

Del Valle analizza i fatti di Parigi: «Siamo in Guerra. Il terrore islamico si potrebbe diffondere in tutto l’Occidente»

Un’analisi lucida dei fatti appena accaduti a Parigi. Alexandre Del Valle, saggista, geopolitologo, editorialista a France Soir, specializzato su terrorismo internazionale, sicurezza europea, Turchia, ed islamismo, offre per BuongiornoNovara una lettura dei drammatici ultimi eventi che si sono verificati a Parigi, con un bagaglio storico e culturale che necessariamente rientra negli ultimi episodi. Del Valle è docente all’Università de La Rochelle e all’Università Europea di Roma. Ha appena pubblicato: “Il Chaos Siriano – Minoranze e primavere arabe di fronte all’islamismo radicale”. Alexandre Del Valle ha sostenuto le teorie di Oriana Fallaci dando supporto con diversi documenti alla stesura de “La forza della ragione”.

Qual è la Sua lettura dei fatti di Parigi?
L’attentato contro il settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi non è stato solo un attacco terroristico contro la Francia e la sua politica estera, ma un attacco per vendicare la “blasfemia contro l’Islam”, con l’obiettivo di porre fine alla libertà d’espressione in materia d’Islam. Questo attentato, domani, potrebbe riprodursi ovunque in Europa, in America, in Occidente e anche nel mondo islamico contro tutti quelli che osano “caricaturare” il profeta dei musulmani o la religione islamica.

In questo senso, i motivi alla base di questo attentato non vanno paragonati a quelli dell’11 settembre quanto piuttosto all’attentato contro il famoso regista olandese Theo Van Gogh, autore del film “Sottomissione” sui diritti violati delle donne musulmane, assassinato nel novembre del 2004 nel centro di Amsterdam. Nei due casi, l’obiettivo dei terroristi è stato quello di far tacere in Occidente chi compie blasfemia contro il Corano, affinchè tra tutti gli “infedeli” si diffonda la paura di criticare l’Islam e si “sottomettano” come i i cristiani d’Oriente alla Sharià e umiliati come prevede l’Islam ortodosso. La seconda finalità è quella di produrre uno scontro di civilità tra la comunità islamica “vittima di islamofobia”, da una parte, e gli infedeli dall’altra. Da’ech e Al Qaïda, ormai rivali per la leadership del “jihadismo 2.0”, hanno capito da anni che la tematica della denuncia della cosidetta “islamofobia” dell’Occidente è il miglior modo per reclutare e fanatizzare futuri e sempre più numerosi candidati terroristi all’interno delle nostre società.

C’è una connessione tra le sue teorie (molto vicine a quella della Fallaci) e la realtà odierna?
Certo! L’attualità in Siria, in Irak, in Afganistan e adesso in Francia (ma anche in America, Canada, Australia, con i recenti attentati di jihadisti “autoradicalizzati”) dimostra che ciò che temevamo Oriana ed io, con altre persone come Magdi Allam o Ayan Hirsi Ali, non era esagerato, anche se siamo stati attaccati e demonizzati nei nostri rispettivi Paesi per aver forse anticipato le cose, qualcosa che forse è stato interpretato come politicamente poco corretto, anche perchè l’essere umano non vuole mai ammettere le idee che disturbano e obbligano a cambiare il “nostro software” ideologico.

Ritiene che una generale condanna del multiculturalismo sia una buona strategia politica?
E’ ovvio. L’attualità odierna dimostra che tutta la filosofia politica europea ed occidentale basata sull’apertura senza limiti delle frontiere, il cosmopolitismo utopista, la negazione delle differenze tra le civiltà e della nostra cultura colpevolizzata in permanenza, e poi sull’immigrazione irresponsabile, va interamente ripensata. E’ per questa ragione che nel mio penultimo saggio, “Il complesso occidentale”, propongo di rifondere l’Occidente non più sui valori astratti dei diritti dell’Uomo e del consumismo o del culto delle minoranze, ma sul vero democratismo identitario, basato sul rispetto della propria civilità, sul “recentramento strategico” e l’alleanza con la Russia, e sul ritorno ad una Realpolitik che difenda i nostri interessi civili e geopolitici, rifiutando ogni ingerenza negli affari degli altri. Cioè: non diamo più lezioni di morale agli altri, non facciamo più guerre stupide in Irak o in Libia, non accettiamo più di essere colpevolizzati da chiunque e diffondiamo al contrario un nuovo “patriottismo integratore”, unica via per salvare il “voler vivere insieme” e integrare i nuovi venuti che dovranno ormai essere selezionati e rispettare i nostri valori e le nostre regole.

Ritiene che in Francia, come in Europa, ci sia da aspettarsi un’intensificazione di tali fatti di violenza?
Sì, temo che sia molto probabile. Come ha detto di recente l’ex Presidente Nicolas Sarkozy, siamo in guerra, una guerra non convenzionale, una guerra di civiltà, ma siamo in guerra non con tutto il mondo islamico, certo, perchè le prime vittime dell’islamototalitarismo sono i musulmani, ma con una parte del mondo islamico sunnita, nella quale crescono da anni una follia collettiva teocratica e un’ideologia dell’odio e del risentimento molto pericolosa e paragonabilie alla follia nazista negli anni 1930. La terribile realtà degli attentati di Parigi ci sta svegliando e ci obbliga ad adattare il nostro software multiculturalista e pacifista alla nuova realtà del mondo del dopo Guerra fredda, un mondo di scontri di civiltà. E questi scontri sono favoriti paradossalmente dai nuovi mezzi di comunicazione di cui Da’ech, lo Stato islamico, è un grande conoscitore… Credo che la nuova generazione del “jihadismo 2.0”, favorito dai mass media e dalle reti sociali che permettono ad Al Qaïda e allo SI di fanatizzare a distanza chiunque, abbia solo iniziato a ora a colpire. Temo che dovremo abituarci ad atti di terrorismo autoalimentati in Occidente.

Perché è stata attaccata prima la Francia piuttosto che un Paese anglofono?
Perchè la Francia è, dalla Rivoluzione francese del 1789 e soprattutto del 1792-93, una Nazione laica, molto anticlericale, dove il fatto di prendere in giro le religioni e anche di combatterle fa parte del Dna ideologico della Repubblica. I vignettisti di Charlie Hebdo aderivano a quest’ ideologia iper anti-religiosa e anticlericale ed erano quelli che osavano di più prendere in giro l’islam e blasfemare contro il profeta Maometto. Bisogna ricordare che i laici blasfematori come i caricaturisti progressisti di sinistra di Charlie Hebdo sono ben più odiati dai fondamentalisti musulmani dell’Estrema destra populista cattolica! I vignettisti di Charlie sono sempre stati provocatori di professione, il loro obiettivo era criticare tutte le religioni per principio, in nome  di  una “resistenza ideologica” e della satira, intesa come libertà senza limiti che si può beffare anche del sacro. Principi che si scontrano con quelli dei radicali islamici che ritengono che la pena di morte sia lecita per chi commette blasfemia. Quindi, dal punto di vista coranico e soprattuto shariatico, è logico che sia stata colpita non la Francia come Nazione etnica ma la Francia come società anticlericale laica voltairiana e giacobina che è la nazione più opposta all’idea di censura religiosa e di condanna del blasfemo. In questo senso, l’Italia molto cristiana e dove c’è la Santa Sede rispetta molto di più le religioni ed ha meno rischio di subire questo tipo di attentati.

Quali sono le sensazioni che attualmente si vivono in città?
Lo stato islamico e Al Qaïda hanno raggiunto la loro meta: ormai, possono suscitare tanti jihadisti che non temono la morte e seminano il terrore ovunque, in ogni momento e con sempre più numerosi fanatici affascinati dal Terrore mediatizzato nei video clip salafisti. L’idea che ogni vicino musulmano di casa o ogni giovane tranquillo possa subito convertirsi al jihadismo salafista e diventare un jihadista fa in modo che la gente inizi ad aver paura di tutto e di tutti. E’ esattamente ciò che vogliono i concepitori del nuovo jihadismo internazionale: è un marketing del Terrore, e molti occidentali cominciano ad essere certi che bisogna avere paura dell’Islam e del mondo islamico e che per essere magari “risparmiati”, bisogna sottomettersi ai fanatici rinunciando a criticare l’islam. Non dimentichiamo che Islam vuol dire sottomettersi, quindi il solo fatto che tutti i dirigenti occidentali si stiano giustificando di non essere “islamofobi” e che bisogna non “offendere” i musulmani e trattarli con un rispetto speciale di cui non godono i Siki, i Buddisti e anche gli stessi cristiani significa praticamente che i jihadisti hanno già parzialmente vinto. Tant’è che la maggior parte dei giornali occidentali fanno finta di sostenere Charlie Hebdo ma non diffondono più le vignette di Mahomet che hanno scatenato l’ira dei jihadisti. Non è forse una prima vittoria? Allo stesso modo, il fatto che tutti i parigini, i Francesi e anche gli Occidentali parlino di questa strage giurando che bisogna combattere “l’islamofobia” e temano futuri attentati mostra che i jihadisti sono riusciti nel loro intento: quello di fare paura.