Delitto Lagrutta:. continua la sfilata dei testi per l’accusa. In udienza si è parlato delle lettere che dal carcere Salvatore Stentardo aveva scritto all’amica. L’uomo è accusato di concorso anomalo in omicidio
Alla terza udienza del processo per l’omicidio di Ida Lagrutta, nel quale è imputato, con l’accusa di concorso in rapina e concorso anomalo in omicidio, Salvatore Stentardo, sono stati ascoltati altri agenti che all’epoca dei fatti eseguirono indagini e rilievi; un omicidio, quella della gioielliera, aggredita nel suo negozio compro oro di corso Risorgimento a Novara nel tardo pomeriggio del 18 novembre del 2011 e morta una decina di giorni dopo senza aver mai ripreso conoscenza, rimasto insoluto per anni, fino al 2016 quando Stentardo, in carcere per l’omicidio di Maria Rosa Milani, la pensionata uccisa nel cortile della sua abitazione nei boschi di Oleggio nel settembre del 2014, confessò davanti ai carabinieri di essere lui l’autore di quell’aggressione violenta. Era giugno del 2016 quando, nel corso di una conferenza stampa in Procura, fu dato l’annuncio: a lui investigatori ed inquirenti, che già su Stentardo avevano focalizzato l’attenzione, erano arrivati grazie ad alcune lettere trovate nella sua cella indirizzate ad un’amica. E proprio di quelle lettere, o almeno di alcuni passaggi di quelle missive, si è parlato nel corso dell’ultima udienza. “Andremo al nostro albero e ognuno prenderà la propria parte. Se uno affonda, affonda anche l’altro”. Un misterioso bottino; e proprio su quelle frasi i carabinieri iniziarono ad indagare sentendo anche la donna alla quale era indirizzata quella lettera mai ricevuta. E l’amica (poi finita nell’inchiesta e uscita con un patteggiamento) confermò di avere accompagnato, quel pomeriggio, Stentardo vicino al luogo della rapina. Poi l’interrogatorio nel corso del quale il novarese confessò; una confessione poi ritrattata nel corso dell’udienza preliminare che portò alla riformulazione del capo di imputazione da omicidio in concorso anomalo in omicidio e concorso in rapina. Stentardo non è ritenuto responsabile dell’omicidio ma, per la Procura, titolare il sostituto Ciro Caramore, sarebbe stato il mandante di quella rapina finita con l’aggressione.