Denuncia molestie ma lui nega: “L’ho solo aiutata”. Novarese a processo con l’accusa di violenza sessuale
Ricoverata all’ospedale per un intervento chirurgico denuncia di essere stata molestata da un parente della sua compagna di stanza. E l’uomo, novarese, è ora a processo con l’accusa di violenza sessuale. Tutto, secondo l’accusa, sarebbe accaduto in una calda notte d’agosto di cinque anni fa in una camera d’ospedale quando la donna, che aveva subito un intervento chirurgico, suona il campanello e all’arrivo del personale, visibilmente agitata racconta di essersi svegliata improvvisamente perché qualcuno le stava toccando un seno. Nel corso del processo, incardinato quasi due anni fa, la donna, all’epoca dei fatti poco più che cinquantenne, è deceduta. In aula sono stati ascoltati alcuni testi tra cui il personale che quella notte aveva raccolto il racconto della signora “Quando sono arrivata – ha raccontato in aula l’infermiera – la signora, agitata, ha detto che voleva scendere dal letto perché voleva parlarmi. Abbiamo mandato fuori dalla camera il signore (che assisteva la figlia che era nel letto accanto a quello della signora) e poi mi ha raccontato che quell’uomo le aveva toccato un seno”. Lo avevano allontanato dalla camera e poi era partita la denuncia. Tutta un’altra storia quella che ha raccontato in aula l’imputato. “Non le ho fatto niente, non era notte, era pomeriggio; la signora era agitata e sudata, le ho chiesto se potevo fare qualcosa per lei, aiutarla a sistemarsi meglio. Pensavo che se l’avessi aiutata a sedersi forse sarebbe stata più comoda. Tutto qui. Poi di notte è arrivata l’infermiera, mi ha mandato fuori dalla camera. Ma io non mi ero più avvicinato alla signora”. Una vicenda dunque dai contorni tutti da chiarire tanto che il difensore dell’uomo ha chiesto di ascoltare la figlia dell’imputato che non era mai stata sentita e di acquisire le cartelle cliniche della donna per capire a quali trattamenti farmacologici fosse sottoposta. E la figlia in aula ha confermato la versione del padre: “Aveva iniziato ad agitarsi nel pomeriggio e lui l’aveva aiutata a sedersi; poi, qualche ora dopo ha suonato il campanello ma mio padre non si era più mosso dal suo posto, era seduto su una sedia ai piedi del mio letto”. Si torna in aula a febbraio.