Buongiorno
Novara

Diana: “Con Agognate, si gioca al ribasso. Il Comune non investe più, lo fanno i privati”

Riceviamo e pubblichiamo:

“Agognate sì. Il dibattito politico sulle aree industriali ad ovest di Novara, accompagnato dall’ennesima delibera per rendere quei terreni a vocazione agricola in terreni industriali, si è concluso con una votazione favorevole all’unanimità.

Anche se i proponenti non hanno proposto nulla di nuovo rispetto al passato, a parte le dimensioni dell’intervento: da 2 milioni di metri quadri si è arrivati a 200 mila dell’ultima proposta, passando dal milione, poi 600 mila della giunta Ballarè, ancora una volta non si è voluto percorrere una diversa o ulteriore analisi per affrontare una questione che per un decennio ha innescato speranze e malumori in tutta la comunità. Nemmeno si è preteso che la regia riguardante lo sviluppo del territorio ritorni nelle mani degli amministratori eletti dai cittadini per stabilire, dopo tanti anni di condizionamenti da parte di grandi investitori che approfittano delle sofferenze dei bilanci comunali, che le trasformazioni riguardanti il territorio, i beni e i servizi, devono essere unicamente indirizzate al miglioramento della vivibilità di tutta la cittadinanza.

Così non è purtroppo: spessissimo le opere e progetti suggeriti da altri si rivelano, col passare del tempo, indebitamenti e rischi economici solo a carico dei cittadini. Lo scopo di certi investitori, quasi sempre, è quello di sostenere la situazione finché rende per abbandonarla quando vacilla. Di esempi a Novara non ne mancano. Purtroppo un altro elemento di primaria importanza, ben conosciuto dai detentori dei capitali, è la cultura imperante che spinge i Sindaci che si susseguono a considerare questa l’unica strada anche per avviare un personale percorso verso incarichi di livello più alto sia politico che economico. Anche per questo a Novara esempi non ne mancano. Sembra non esserci via d’uscita, per ottenere investimenti sul territorio a causa dell’impoverimento sempre più netto delle risorse comunali devono intervenire i privati. Ma in questo modo non viene trascurata la vera missione che l’Istituzione Comune ha nei confronti della propria comunità? Cioè tendere al miglioramento della vivibilità dei cittadini, prima attraverso le capacità dell’apparato tecnico amministrativo di cui è dotato, poi con la riduzione degli sprechi, infine con una vera lotta contro l’evasione tributaria e la partecipazione attenta a tutte le occasioni che portano risorse al Comune da parte degli Enti superiori.

E’ forse più giusto ed efficace affrontare lo sviluppo e il mantenimento delle pubbliche strutture affidandosi ad organizzazioni finanziarie che tendono unicamente al profitto più esasperato, spesso poco trasparenti e irrispettose dei diritti di chi lavora? E’ corretto considerare Novara solo una terra di conquista per il transito di beni e non tradizionalmente capace di produrre beni di alta tecnologia, alta sperimentazione insieme ad alimenti di prima qualità? Perché non coinvolgere tutte le menti presenti intorno ad un’amministrazione che non giochi al ribasso per investire in veri supporti per ampliare le capacità produttive e commerciali delle realtà esistenti?

Infine, per ritornare al tema del giorno: ancora una volta, nell’ascoltare le motivazioni inerenti la citata variante urbanistica, ho sentito formulare domande ovvie e nello stesso tempo risposte che non convincono. Poche per la verità, un silenzio assordante da parte dei consiglieri di maggioranza ha fatto eco ad un’unica questione riguardante, guarda caso, il corretto valore del terreno agricolo da trasformare e quanto il comune avrebbe incassato per l’operazione.

La sintesi vera a corredo di motivazioni che nulla hanno a che fare con la convinzione che il vero sviluppo non è mai tale continuando a lasciare i costi del vecchio a carico dell’intera comunità e il disagio per la gente che vive immersa in un territorio devastato dalla speculazione e sempre più vulnerabile al degrado. Una città che dovrà fare i conti con una crescente indifferenza dei suoi abitanti stimolata dalla continua prassi che emargina la società civile quando si prendono decisioni così importanti in tema di sviluppo e amministrazione del territorio”.


Biagio Diana