I tempi sono stretti, ma rimane ancora moltissimo da fare. Ritardi netti sulla tabella di marcia per la questione Province e ricollocazione dei dipendenti in eccesso. E intanto, sale la preoccupazione dei sindacati che oggi, a livello nazioanle e regionale, hanno manifestato i propri dubbi sul futuro degli enti di secondo livello e di chi ci lavora.
Dalla legge Del Rio al Legge di stabilità, le cose sono profondamente cambiate: la Del Rio stabiliva una revisione basata sulla necessità di individuare le funzioni fondamentali in capo alla Provincia per lasciare le altre alla Regione di appartenenza. Dalla Del Rio in poi si è però parlato soltanto di costi. Elemento su cui si sviluppa la protesta dei sindacati.
Questa è la situazione: le province piemontesi, all’8 aprile 2014 (legge Del Rio) contavano 4155 dipendenti, di cui 91 dirigenti, per una spesa complessiva di 163 milioni di euro (97 milioni per le funzioni fondamentali). Successivamente, si stabilisce il taglio del 50% dei costi delle province. Di tutti questi dipendenti, oggi ne rimangono circa 4000, di cui la Regione se ne riprenderebbe 1670. Nel sistema “province” ne rimangono 2330.
Nel Novarese, 291 dipendenti nel 2014, oggi 219. Se si tiene conto dei dipendenti da riassorbire, ne rimarrebbero circa una cinquantina.
I problemi sul tavolo, a fronte di tali numeri, sono molteplici: dal Governo, Funzione pubblica, è stato istituito un portale su cui le province sono chiamate ad inserire, entro il 31 ottobre, i nominativi dei dipendenti in “eccedenza”, basandosi chiaramente sull’individuazione delle funzioni fondamentali e su quelle che saranno in capo alla Regione. Le Regioni, Piemonte compreso, sul tema non hanno ancora deliberato. Di conseguenza, le Province non possono nemmeno adempiere alla richiesta del Ministero.
“Il processo di riordino è incompiuto – spiega Guido Catoggio, Cgil – e sta producendo molte difficoltà. Sono già annunciati da Roma tagli per due miliardi ulteriori che potrebbe provocare, il prossimo anno, una situazione di dissesti programmati. E potrebbero essere a rischio anche le funzioni fondamentali. Oggi la stragrande maggioranza delle regioni non ha ancora legiferato sulle funzioni fondamentali e secondarie. Peraltro, il portale non è lo strumento adatto a far incontrare domanda e offerta. Perdipiù, nel frattempo, non c’è nessuno che gestisca la regia di tale procedimento. Si inserisce il personale che ha due anni di tempo per essere riassorbito. Se ciò non dovesse avvenire, si entra nella cosiddetta “discontinuità” (mobilità), atto propedeutico al licenziamento”. A ciò si affianca il fatto che le Pubbliche amministrazioni sono obbligate ad assumere pescando esclusivamente da tale portale, mentre è risaputo, e Novara ne è un esempio, come tanti altri Comnuni, che gli enti locali continuano a deliberare il fabbisogno di personale.
Un riordino quantomeno disordinato!