C’erano una volta le mondine… Figure di donne piegate nel sole della nostra pianura, con i piedi immersi nell’acqua, intente a mondare o raccogliere il riso… Un lavoro durissimo, faticoso, con conseguenze devastanti per il fisico e la salute, sebbene tanta letteratura e tanto cinema (come non ricordare la splendida Silvana Mangano in “Riso amaro”?) abbiano cercato di valorizzare gli aspetti più romantici di questo mestiere.
Ebbene dimenticate quell’immagine, perché le mondine contemporanee sono altra cosa.
La curiosità ci deriva da un bando emesso dal Centro Ricerche sul Riso del Castello d’Agogna, dell’Ente Nazionale Risi, per l’assunzione di nuovo personale, giunto a termine il 30 giugno scorso e per il quale sono pervenute numerose disponibilità e fra queste quelle di due novaresi diplomati in agraria.
L’incarico offerto era per un lavoro stagionale a tempo determinato, rivolto ad entrambi i sessi, per attività di monda, epurazione, raccolta e selezione del riso, il tutto da svolgere dal 4 agosto al 28 novembre. Il candidato ideale – si legge nel testo – avrebbe dovuto possedere diversi requisiti, tra cui la patente B, un diploma in agraria o, in alternativa, esperienza comprovata nel campo risicolo.
Insomma una figura professionale decisamente diversa rispetto a quella del passato, dove gli unici requisiti necessari potevano essere la disponibilità al lavoro stagionale e dunque ai trasferimenti (con quali mezzi di trasporto e comodità di permanenza è facile immaginare), buona salute e resistenza non comune alla fatica…
In realtà, spiegano al Centro Ricerche sul Riso, anche a causa di alcune restrizioni sull’uso di macchinari e diserbanti, l’Ente Risi ha sempre avuto, tra le sue fila, lavoratori specializzati a contatto diretto con i prodotti agricoli, così da meglio garantire la cura ed il rispetto ambientale. Alcuni di questi hanno, però, ormai raggiunto i limiti di età e son quindi impossibilitati a proseguire con questi ritmi non proprio leggeri. Perché un elemento, quello della fatica, è rimasto una costante di questo lavoro… E nemmeno oggi è cambiato.
Così lo scorso anno un gruppo di giovani che era già stato impegnato in una torrida estate di monda, ha preferito declinare e dunque l’Ente ha provato con un nuovo bando.
Ma perché un diploma? In apparenza potrebbe sembrare un controsenso (e comunque una limitazione per quanti, magari non diplomati, hanno la necessità di un’occupazione, anche se stagionale) ma in verità, spiegano all’ente, anche questo fa parte della politica di svecchiamento e valorizzazione di un’attività che, per avere successo, deve crescere in qualità. Insomma è essenziale una certa conoscenza del mondo agricolo, poiché le mansioni non si limiteranno alla raccolta del riso ed all’estirpazione dell’erba gramigna per ripulire il mare a quadretti, ma si concentreranno in un più minuzioso controllo qualitativo, trasformando il mestiere della mondina in un lavoro qualificato.
Molti coraggiosi, fra i quali appunto i due giovani novaresi con tanto di diploma e dunque più che motivati si desume, han deciso di raccogliere la sfida. Ce la faranno? Lo vedremo a fine stagione. Certo se l’esperimento riuscisse, come auspicato, si tratterebbe della nascita di una nuova figura professionale, forse una concreta opportunità in un mercato del lavoro immobile ed in crisi come l’attuale.