Sino 125 mila i profughi arrivati in Italia e dislocati nelle varie comunità e Comuni della Penisola. Un numero che., nel Novarese, si traduce nella presenza di 234 persone, stando almeno ai dati ufficiali. La maggior parte si trovano nella città capoluogo. Il timore, oggi, riguarda principalmente il potenziale allarme sanitario che queste persone, venute da lontano e arrivate in indubbie condizioni igieniche precarie possano portare con sé malattie particolari. L’allarme ”ebola” certamente influisce ad alimentare la paura, tant’è che a Padova, il sindaco Bitonci ha emanato un’ordinanza nella quale chiede controlli severi e rigidi da parte delle organizzazioni sanitarie nei confronti di queste persone. Un’ordinanza che verrà estesa in Piemonte dalla Lega Nord che, ieri sera, nel corso della segreteria nazionale, ha deliberato di attivare i propri sindaco presenti sul territorio per promuovere iniziative simili a quella di Bitonci.
“Faremo lo stesso nel Novarese – spiega Mauro Franzinelli, capogruppo della Lega in consiglio comunale a Novara – I nostri sindaci potranno emettere la stesa ordinanza, mentre ci stiamo attivando per individuare la corretta procedura per muoverci anche nei comuni amministrativo da latri partiti o movimenti“.
L’ordinanza di Bitonci, alla luce dell’allarme ebola che si sta diffondendo anche in Europa, si basa sul “dovere di intervenire in maniera indifferibile, nel contesto di un’azione mirata a garantire una generale quanto efficace attività preventiva posta a tutela della salute pubblica dei cittadini e della sicurezza urbana, adottando nei confronti di tutti coloro che giungono sul territorio del Comune di Padova privi di un regolare documento di identità, ovvero di un regolare certificato medico attestante le loro condizioni sanitarie specifici provvedimenti“. E i provvedimenti adottati sono i seguenti: “divieto di dimora, anche occasionale, presso qualsiasi struttura di accoglienza, per persone prive di regolare documento di identità e di regolare certificato medico rilasciato dalla competente Unità Locale Socio Sanitaria attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare; obbligo, da parte dei soggetti privi di regolare permesso di soggiorno ovvero di tessera sanitaria ed individuati nel corso di accertamenti da parte della Polizia Locale, di sottoporsi entro 3 giorni a visite mediche presso la competente Unità Locale Socio Sanitaria allo scopo di verificarne le condizioni sanitarie, soprattutto in relazione all’eventuale presenza di malattie infettive, quali ad esempio la TBC, l’Ebola, la scabbia, l’epatite“. In caso di violazione queste persone verranno segnalate alla Prefettura e alla Questura con conseguente informazione ai competenti organi sanitari affinché questi procedano con urgenza agli opportuni controlli medici e sanitari.
Un’iniziativa simile, in piemonte, è già stata adottata dal sindaco di Borgosesia, Gianluca Buonanno: “Ho predisposto, in accordo con le Asl territorialmente competenti, controlli sanitari a tappeto su tutti i cittadini africani presenti nel comune, che quivi sopraggiungeranno e, su tutti i soggetti che abbiano recentemente intrapreso viaggi in Africa, a tutela loro e dei cittadini di Borgosesia di cui mi sento responsabile“.
In attesa delle ordinanze che verranno emesse, la Regione si è mossa attivando “tutte le procedure e le misure precauzionali per scongiurare l’eventuale diffusione sul territorio del virus Ebola – spiega l’assessore alla Sanità Antonio Saitta – seguendo, attraverso gli uffici della Direzione regionale Sanità, settore Prevenzione, tutti i protocolli previsti dalle circolari ministeriali, in linea con le raccomandazioni dell’OMS”.
“La nostra regione – prosegue Saitta – non è interessata in modo diretto da queste misure perché i nostri aeroporti non effettuano voli diretti, non sono dotati di strutture di isolamento e, pertanto, eventuali situazioni di emergenza in volo vengono dirottate su altri scali. Essendo presenti sul territorio regionale alcune comunità di soggetti originari dei paesi interessati è stata invece prospettata l’eventualità che pazienti rientrati da meno di tre settimane dai propri paesi si rivolgano ai servizi di emergenza per affezioni specifiche“.
Saitta ricorda anche che “fin dal 27 agosto è stato riunito il Gruppo tecnico regionale per le emergenze infettive che ha confermato il livello di allarme “1” (presenza di epidemie in alcune aree del pianeta con rischio potenziale di importazione di casi) ed emanato una serie di raccomandazioni organizzative, in particolare sulle procedure di sicurezza per la diagnosi e il trattamento di eventuali casi sospetti, che sono state messe a punto in incontri tecnici con le direzioni sanitarie delle aziende sanitarie regionali”.
In Piemonte, i centri di riferimento individuati sono Regina Margherita (per i casi pediatrici del proprio bacino) e Amedeo di Savoia di Torino e gli ospedali di Novara, Vercelli, Cuneo, Alessandria, Asti e Casale Monferrato.