Se le richieste al tavolo delle trattative con Federdistribuzione dovessero essere accolte, allora per chi, di mestiere, fa il commesso in negozi o grandi centri commerciali sarebbero guai seri.
E’ per scongiurare tale ipotesi che sabato 7 novembre è stato dichiarato lo sciopero del settore. A Novara il gruppo “Domenica No Grazie” promuove, per la stessa giornata, dalle 10 alle 12 una manifestazione per puntualizzare aspetti ed elementi non propriamente noti.
Ecco cosa chiedono i datori di: l’annullamento delle maggiorazioni festive, il ripristino delle 40 ore settimanali (oggi 38 in generale, con 32 ore di permessi trattenuti), l’annullamento degli scatti di anzianità e di livello, l’eliminazione delle tredicesime e delle quattordicesime nel conteggio legato al Tfr, niente arretrati su 2014 e 2015, straordinari obbligatori e non retribuiti fino a 44 ore alla settimana per sedici settimane (saranno i datori di lavoro a decidere quando i dipendenti potranno recuperarli), primi tre giorni di malattia non retribuiti.
Richieste pesantissime che graverebbero con forza su una professione, quella dei commessi, già particolarmente sottoposta a ristrettissimi vincoli.
“Già lavorare tutte le domeniche o gran parte di esse ti cambia la qualità della vita – spiega Antonio, uno dei promotori, nel Novarese, della manifestazione di sabato – E poi se aggiungiamo l’eventualità che possano essere accettate richieste di questo genere davvero saremmo all’assurdo. Un contratto così, se passasse a livello nazionale, non potrebbe che avere ricadute immediate sulle aziende anche del territorio che si dovrebbero chiaramente allineare. Questo significa che ogni lavoratore del settore perderebbe circa 1600 euro all’anno. Basta un calcolo per capirlo“.
Al di là dell’aspetto economico, preoccupa fortemente la cancellazione di alcune tutele di base e dei diritti dei lavoratori, a partire dal fatto che il lavoro domenicale viene considerato come quello feriale così come gli straordinari diventerebbero ore qualsiasi di lavoro.
“Ci serve l’aiuto di tutti per scongiurare tale ipotesi – prosegue Antonio – Salterebbe ogni forma di tutela. Non ci rimane che aderire allo sciopero e far sentire la nostra voce. Per assurdo siamo tornati agli anni ’50. I datori di lavoro si giustificano sostenendo che tenendo aperto il negozio anche durante le giornate festive giri più denaro. Ma non è così: la gente spende quello che spenderebbe in settimana, solo si organizzerebbe in modo diverso. Gli stessi soldi sono spalmati invece su più giornate di lavoro”.
L’appuntamento per sabato 7 novembre alle ore 10 è in piazza Cavour. Un secondo sciopero è concordato per il 19 dicembre.