Il caso di Cameri e di don Tarcisio, con il suo bollettino parrocchiale dove, secondo i più, avrebbe dichiarato che convivere è peggio che uccidere, ha fatto il giro della rete. Da Famiglia Cristiana e dal Vescovo di Novara sono arrivate le reprimende nei confronti del sacerdote camerese che, nel frattempo, è volato in Irlanda, in attesa, forse, che la polemica si plachi. Da parte nostra, vogliamo fare alcune considerazioni.
1) Innanzitutto, nella lettera di Don Tarcisio da nessuna parte si dice che convivere sia un peccato peggiore dell’omicidio. E questo punto di partenza, a nostro parere, è stato dato erroneamente per scontato.
2) Don Tarcisio, sempre secondo il nostro pensiero, ha commesso un errore non certo banale, ma pur sempre un errore, nell’utilizzare l’omicidio quale esempio di “peccato occasionale”. Suvvia, Don, ce ne sarebbero stati tanti altri… Proprio quello doveva citare???
3) Il Vescovo di Novara, sollecitato dalla risonanza mediatica che la notizia ha avuto in pochissimo tempo, ha deciso di intervenire chiedendo scusa per conto di Don Tarcisio Forse, poteva bastare un bel rimprovero “in privata sede”…
4) Dopodichè si sono susseguiti interventi e commenti che nuovamente hanno riportato in primo piano, sulla rete, la notizia
5) L’ultimo passaggio è più recente: il giornale filocattolico La Nuova Bussola quotidiana, dopo un’attenta analisi del testo di Don Tarcisio, la stessa analisi che anche noi abbiamo condotto, conclude con un “Cosa dice di sbagliato don Tarcisio??? Nulla“.
Mai stati più d’accordo! Don Tarcisio, in quel bollettino, stava cercando di spiegare per quale motivo un uomo separato o in stato di convivenza non poteva essere padrino di Cresima per qualche nipote. Secondo le regole della Chiesa di cui il parroco è rappresentante sul territorio. Perché la convivenza, spiegava don Tarcisio, è un peccato caratterizzato da continuità, non occasionale, come può essere l’omicidio (brutto esempio davvero!!!), il quale, dopo un profondissimo e sincero pentimento può anche essere perdonato. Come il tradimento, il furto, l’insulto, la disobbedienza… Peccati occasionali che, se sottoposti a confessione e pentimento vero, vengono condonati dall’alto… Questo voleva dire Don Tarcisio.
Ma a prescindere dal caso, dovuto più a titoli shock che a contenuti veramente riportati, il tema, oggi, dovrebbe essere quello di riflettere su come la Chiesa e la società attuale possano percorrere un cammino comune, non certo facile, alla luce dei tanti cambiamenti ed evoluzioni (spesso neanche tanto positive) che il mondo ha subito negli ultimi anni. Un cammino come quello delineato da Papa Francesco che dovrebbe essere preso a modello da ogni Diocesi, un cammino fatto di comprensione, di amore, e, perché no?, visto che i tempi stanno tanto cambiando, anche di qualche compromesso che possa rivelarsi utile ad avvicinare i fedeli, anziché ad allontanarli…
Noi la pensiamo così. Inopportuno lo è certo stato don Tarcisio, ma da qui ad arrivare alla pubblica condanna ne passa di acqua… Rimane un po’ di amarezza per come vengono affrontati, ai nostri tempi, certi temi: la strumentalizzazione non aiuta certo la Chiesa, dove qualche parroco effettivamente si meriterebbe molto più di quanto sta subendo don Tarcisio per colpe ben più gravi: vedi il sacerdote che per oltre un anno ha dovuto sborsare migliaia di euro perché non venisse diramato un filmato a sfondo sessuale certamente non affine ai dogmi della Chiesa.
Tant’è! Dio vede e provvede… Da lassù! Abbiate fede!
SS