Gabriele ha una voce calda, sicura, maschia, decisa, determinata… Un po’ mi sconcerta, perché per i miei stereotipi non dovrebbe essere così… Come si fa a non avere incertezze in un caso simile? Già perché a voler essere del tutto precisi Gabriele nemmeno esiste… Ancora…
All’anagrafe esiste Francesca che ha 31 anni e vive con la sua compagna a Terdobbiate, un paesino che fa 600 anime che t’immagini come non possa conoscere la sua storia.
Quando il mio amico Johnny (ovvero Donatella Splendente) mi parlava del “dramma” della transessualità, confesso, non afferravo il concetto: “Ti faccio conoscere Gabriele, così capirai”. Detto e fatto.
“Sono nata il 17 agosto 1983 – racconta lui – dico nata perchè mia madre mise al mondo una femminuccia. Dei primi anni della mia vita non ricordo nulla. Ero vivace… Molto vivace e prediligevo i giocattoli ed i vestiti da maschietto. Crescevo e con me anche le difficoltà di chi inconsciamente soffre del disturbo dell’ identità di genere”.
Primo scoglio: cos’è l’identità di genere? Banalmente siamo portati a definire la sessualità in termini di tendenze e di orientamenti ovvero c’è chi è eterosessuale e chi no. Ma esiste un’ulteriore “spazio”, meno conosciuto e più trascurato, ovvero quello di chi è nato in un corpo “sbagliato”. Secondo le statistiche sono migliaia in Italia le persone che vivono questa situazione, sovente appunto un dramma, con conseguenze psicologiche devastanti.
“Una malattia? Una menomazione? Un handicap? – chiede Gabriele – In verità si tratta dell’identificazione in un sesso opposto rispetto a quello assegnato anagraficamente. Francamente ha poco che vedere con l’orientamento sessuale con cui siamo abituati a catalogare il mondo… Paradossalmente un transessuale maschio (definito tecnicamente FTM) e una transessuale femmina (MTF) possono essere gay o lesbiche indifferentemente. Ma questo non cambia la sostanza. Stiamo parlando comunque di persone nate per “errore” in un genere e dunque in un corpo che non gli appartiene”.
“Ho vissuto la mia adolescenza con un forte disagio. Credevo di essere semplicemente lesbica. Ma comprendevo che questa “catalogazione” non esauriva il problema. Fondamentalmente non ero una donna il che escludeva che il mio malessere fosse legato solo ad un orientamento sessuale. Ma allora non esistevano molte informazioni in materia… Internet qui mi ha salvato e mi ha fatto scoprire un mondo che non conoscevo…”.
C’è da considerare a questo punto una data fatidica per Gabriele, ovvero il 16 ottobre 2012; non un anno di nascita, ma quasi: “A Torino, alle Molinette esiste un centro, il C.I.D.I.Ge.M (Centro interdipartimentale Disturbi Identità di Genere) che si occupa di casi come il mio. Il 16 ottobre di quell’anno mi hanno dato il primo appuntamento”.
I casi seguiti anche in Piemonte sono centinaia: i dati pubblicati non sono recentissimi, ma sino al 2012 erano oltre cento ed in tre anni di attività sono state sottoposte al trattamento e poi operate 30 persone: 28 sono state trasformate da uomo e donna e due da donna a uomo”.
“Si, una trasformazione come la mia è meno frequente, forse perché si tratta di un intervento più complesso, soprattutto in fase di ricostruzione”. Qui facciamo anche un paio di battute da trivio sulla possibilità di “scegliere” il che mi porta a considerare che sto effettivamente parlando con un uomo, anche da queste sfumature più goliardiche.
“Paura dell’operazione? So già che ci sarà molto dolore, ma nulla è paragonabile a quello che ho vissuto sino ad ora… Anche se non si trattava quasi mai di dolore fisico. Ci sono stati momenti nei quali avrei voluto spaccare lo specchio che rifletteva l’immagine di me, quella di un alieno. Già oggi non è più così: la mia voce è cambiata, il mio corpo sta cambiando… Tutto questo è straordinario per me”.
“Avevo scritto ad alcuni ragazzi Ftm che già avevano completato il percorso per raccontare delle mie emozioni ed uno di loro mi disse “goditi questo momento, è la rinascita…” Così in effetti mi sono sentito, per la prima volta nella mia vita. Alle Molinette c’è una vera e propria équipe che si occupa di noi: sono molto professionali e presenti. Si parte con una terapia psicologica poi ormonale, poi ci sono le questioni chirurgiche ed infine quelle legali. Ogni due settimane per sei mesi ho avuto incontri con questi medici ed ho fatto tutti i test del caso… I medici vogliono capire se la volontà di persone come me è reale o se ci sono problemi psicologici di altra natura. Dopo tutto questo c’è un test importantissimo che si chiama Real Life Experience, ovvero 12 mesi nei quali una persona transessuale vive realmente il suo genere di appartenenza. I medici stilano relazioni che vengono inviate ad un giudice che si esprime sugli interventi di demolizione. Io ora sono in questa fase”.
Se il giudice si esprime positivamente “Ci si mette in lista d’attesa per l’intervento, altrimenti si fanno altri approfondimenti: è importante far sapere queste cose, perchè c’è ancora molta disinformazione e molto pregiudizio…”.
In Italia esiste una legge, la 164 del 1982 che disciplina questa materia, ovvero la riattribuzione del sesso e ne norma gli effetti: in caso di matrimonio questo viene sciolto ed anagraficamente si può procedere al cambio di nome. “Il mio sarà Gabriele Francesco, perché Francesca è il nome che mi ha dato la mia mamma e non voglio rinunciarvi”.
Già la mamma: “E’ stata la persona che più mi è stata vicina, insieme alla mia compagna, che è una roccia. Inizialmente è stata dura con lei, con la mamma intendo, aveva moltissime preoccupazioni… Una madre ti mette al mondo e sono comprensibili le resistenze. Io poi vivo in un paesino della bassa, dove tutti sanno tutto… Ma sono stato fortunato, perchè non ho mai conosciuto il pregiudizio, lo scherno, l’incomprensione… Magari dietro le spalle chissà, ma davanti mai… Ho vissuto tanta sofferenza, ma non questa: sono un privilegiato”.
E la compagna? “Spesso anche i rapporti più solidi cadono a pezzi dopo un’esperienza come questa. Il nostro no, resiste ed anzi diventa ogni giorno più importante ed ogni minimo cambiamento, fosse anche un pelo in più, è una conquista che facciamo insieme… Oggi arrivato a questo punto sono una persona più serena… Ma abbiamo passato insieme periodi difficilissimi, quando non capivo chi ero e cosa volevo… Lei c’è stata sempre e sempre con me”.
“Ora non lavoro, non potrei con tutta questa trafila… Ma ho studiato all’alberghiero ed ho fatto il cameriere. E’ un mestiere che mi aiutato molto perchè porta a capire chi hai di fronte… In futuro però vorrei fare un lavoro meno “unisex” che so… il magazziniere, il mulettista… “. Ride Gabriele, una risata di cuore, sincera e spontanea come quella di chi ha finalmente certezze. Poi si fa serio “Vedremo cosa capiterà, di questi tempi non è che si può scegliere molto”.
Il futuro? “Vorrei sposarmi, avere un figlio… Una vita il più possibile normale, serena…”.
E poi… “Alzarmi la mattina, guardarmi allo specchio e finalmente vedermi, non come un alieno, ma come sono veramente… E’ un sogno che si sta avverando…”.