Sono giorni febbrili per la tifoseria azzurra, che per la quinta volta nella propria gloriosa storia (facendo riferimento all’era moderna) vive la vigilia di una possibile promozione. Per la precisione, l’opportunità della serie B che domenica pomeriggio i ragazzi di Toscano si giocheranno nei 90′ minuti di Lumezzane, arriva dopo la prima “vera” serie B conquistata nella stagione 1965-66.
In precedenza infatti il Novara calcio aveva vissuto i suoi albori fra la Prima Divisione e la Divisione Nazionale (la serie A degli anni ’20) scendendo e risalendo dalla massima serie, fino alla stagione 1962-63, quando sulla base di mai comprovate dichiarazioni fatte da un giocatore della Sanbenedettese, il Novara fu accusato di illecito sportivo e dovette retrocedere in serie C, per poi appunto risalire in cadetteria, solo tre anni più tardi, per ricadere di nuovo in C nel 1968, subito riscattandosi due stagioni dopo, dando avvio ad un crescendo che dai primi anni ’70, sembrava presupporre il tanto sospirato ritorno in serie A.
Sono anni che sotto la presidenza Tarantola riportano l’entusiasmo alle stelle, al punto tale che nell’estate del 1975, con il ritorno di Peppino Molina (proprio l’allenatore della promozione in B 10 anni prima) come direttore sportivo e l’arrivo di giocatori del calibro di Garella dal Casale, Lugnan e Rocca dall’Atalanta, Marchetti dalla Juve, Piccinetti dalla Fiorentina e Minichini dal Verona, tutto l’ambiente è carico e convinto che la massima serie è vicina, così vicina che il 22 gennaio del 1976, in viale Kennedy si inaugura un nuovo e più moderno Stadio, con Mita Medici che fa da madrina aprendo l’amichevole di lusso con la Juventus ad affrontare il Novara che mister Giorgis spingerà ad un passo dalla vittoria del campionato.
Un passo purtroppo, perchè nella famosa e tragica Pasqua di Catanzaro, gli azzurri in vantaggio (rete di Piccinetti) sui calabresi fuori casa, furono rimontati da Palanca, dopo che Lugnan scivolando travolse un guardalinee, sostituito da un fotografo del posto, che si scoprì poi ex arbitro squalificato. La partita fu ripetuta nel momento peggiore dei novaresi, falcidiati da infortuni, ne scaturì una tremenda sconfitta che compromise il finale di campionato in favore del Foggia e del Genoa. Quella promozione mancata in serie A, segna secondo il mio modesto avviso, la linea di demarcazione con l’era moderna, con ciò che poteva essere senza quel maledetto giorno a Catanzaro e ciò che invece è stato dopo l’ulteriore scivolone in C del 1977: 33 lunghissimi anni di serie C (fra C2 e C1) prima di rivedere la luce con l’avvento della famiglia De Salvo e la meravigliosa congiunzione che nel 2009-2010 ha messo insieme Pasquale Sensibile con Attilio Tesser.
Trentatré anni conditi da molte amarezze e poche gioie, come appunto le due risalite fra la C2 e la C1 (l’illusoria promozione con Armani nel 1997 e quella miracolosa con Sergio Borgo nel 2003); trentatrè anni che per la stragrande massa della attuale tifoseria, sono storia di campi polverosi e trasferte insulse, passate a ricordare i tempi di “quando il Novara giocava in A o in B” con la gente del calcio che ti incontra e dice “Novara? bella piazza” una specie di leggenda metropolitana che come per miracolo si è materializzata il 13 gennaio del 2010, quando 12000 cuori azzurri hanno invaso lo Stadio San Siro per un Milan-Novara valido per i quarti di finale della Coppa Italia. Lo stesso popolo azzurro che in dimensioni più ridotte, ma se volete con maggiore passione e qualità di tifo, ha poi alzato le bandiere azzurre onorando i 107 anni di storia, in tutti gli stadi d’Italia e che domenica invaderà letteralmente il piccolo stadio Lumezzane. Corsi e ricorsi storici, De Salvo come Tarantola, dalla caduta rovinosa subito dopo l’illusione di una immediata risalita nel nuovo stadio di viale Kennedy, al doppio salto all’indietro degli ultimi tre anni. Poi l’illecito sportivo che sembra far rima con penalizzazione; le analogie con gli anni che segnarono la fine della grande epopea azzurra, per poi tuffarci nella trentennale muffa in serie C, sono davvero molte.
Come leggere il parallelo dell’amara Pasqua di Catanzaro del ’75, con la primavera della beffa vissuta quest’anno, dopo la mazzata del -8 in classifica, che sembrava toglierci dalla corsa diretta alla promozione? Questa volta però tutto è girato al meglio, con la restituzione di 5 punti e l’aggancio in classifica del Bassano. Questa volta siamo rimasti in piedi e tornati pienamente in corsa, più che mai artefici del nostro destino.
Domani a Lumezzane, non ci saranno fotografi che diventano arbitri, o giudici di tribunale che estraggono conigli dal cilindro. L’ultima pagina di questa sofferta ma entusiasmante stagione la scriverà il Novara calcio, da Mimmo Toscano a Gonzalez ed Evacuo, dai quasi 2000 tifosi che sosterranno la squadra, alla società guidata da Massimo De Salvo che l’ha costruita. Tutti uniti verso l’obiettivo, oltre le ingiustizie, un sistema calcio patetico, arbitri impreparati e qualche tifoseria invidiosa e poco sportiva.