Riceviamo e pubblichiamo:
“Gentile direttore,
chiediamo l’ospitalità delle colonne del Suo giornale per lanciare un particolare appello alla società civile.
Siamo un gruppo di ex-pazienti e di famigliari di ex-pazienti della Struttura Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, residenti nel capoluogo e nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, ma anche fuori da questi due territorio e fuori dal Piemonte.
Nelle scorse settimane siamo venuti a conoscenza, attraverso le pagine dei giornali locali, del progetto “Una sala operatoria ibrida” lanciato dal Direttore della stessa Struttura, il dottor Gabriele Panzarasa, insieme con l’associazione Amici della Neurochirurgia “Enrico Geuna”.
In contemporanea abbiamo letto che, secondo un’inchiesta di un noto quotidiano nazionale, pubblicata proprio il 1° novembre, la “nostra” piccola (ma evidentemente molto grande) Neurochirurgia è stata classificata al terzo posto tra quelle che sono ritenute le eccellenze italiane (e prima in Piemonte) in questo delicato campo, riuscendo a imporsi, grazie alle proprie competenze mediche, su quelle realtà ospedaliere molto più grandi e note e confermando, di fatto, quello che è un dato oggettivo riconosciutole ormai dagli anni Ottanta.
In quanto ex-utenti (anche i famigliari, indirettamente, lo diventano) di questa realtà, intendiamo con questa nostra lettera sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti del progetto “Una sala operatoria ibrida”. Un progetto che, al di là della nostra personale gratitudine alla Struttura Neurochirurgia, ai suoi medici e al suo personale infermieristico, ci sembra doveroso sostenere per poter consentire l’ulteriore miglioramento di un’attività già ottima e che sarà di vantaggio alla sanità dell’intero territorio novarese e del Vco e di tutte quelle persone (circa milleduecento!) che ogni anno arrivano da tutt’Italia per affidarsi alle cure all’avanguardia che qui è già possibile ricevere.
Abbiamo saputo che, per far diventare realtà il sogno di un nuovo neuro navigatore, di un’apparecchiatura Tc intraoperatoria e di un lettino radiotrasparente, occorrono ancora 990.000 euro. Alcune importanti istituzioni del territorio, riconoscendo la bontà e l’utilità del progetto, si sono già positivamente e concretamente attivate: noi, nel nostro piccolo, ci impegneremo in prima persona, ma chiediamo a tutti di sostenere un bene che, alla fine, appartiene a ciascuno di noi e del quale chiunque potrebbe purtroppo dover avere improvvisamente bisogno.
Cordialmente”
(seguono 156 firme)