Apre sabato 21 marzo alle ore 17 presso la Sala Pagani della Fondazione Novara Sviluppo in Via Bovio 6 a Novara Rivelazioni del Nontempo, il secondo appuntamento per Exhibition Project con le opere di Domenico Minniti, Emilio Mera e Gabriele Colombo.
“Eccoci, carissimi amici amanti dell’arte, d’innanzi alle opere di Emilio Mera, Domenico Minniti e Gabriele Colombo, tre artisti che amano l’arte in modo incondizionato ed hanno trasformato questo amore in una regola di vita ponendo i problemi ad essa attinenti al centro dei loro pensieri.” – spiega Vincenzo Scardigno, ideatore e curatore di Exhibition Project e di Rivelazioni del Nontempo. “Uno studio continuo, un susseguirsi di esperienze e di raffronti senza mai cessare di sviluppare nuove tecniche ponendo le basi per raggiungere l’espressione odierna. Diamo dunque il benvenuto ai tre artisti a cui tengo moltissimo per la grande amicizia che ci lega da una vita. Guardiamo le loro opere di impronta moderna e di grande padronanza artistica, attuali, e coinvolgenti nella loro estrema diversità tematica e realizzativa. Si evince un lavoro serio, fatto con passione, di dedizione, quello che spesso manca nell’arte contemporanea, e di qualità.”
La presentazione critica all’apertura della mostra sarà di Giovanni Cordero, Funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Piemonte.
DOMENICO MINNITI
In Domenico Minniti il tempo infinito, che si confronta con il tempo dell’uomo, squarcia il velo dell’esistenza delle piccole cose, delle passioni umane, delle rivelazioni celate nella quotidianità. Le sue opere rappresentano la poesia della vita, il suono delle mille esistenze che si incontrano in un breve arco di tempo.
Rivelazioni fatte di materia e di materiali che ci riportano al quotidiano scorrere della vita. I frammenti di scrittura evocano significativi brani del vivere come fosse una comunicazione avvinta dalle voci del contemporaneo e nel frattempo la vitalità del hic et nunc si accentua grazie alla forza cromatica dei suoi rossi e aranciati. Materiali della semplicità dell’esistenza, che emergono con forza dalla superficie della tela, sono la rappresentazione visiva di un approccio genuino alla condivisione con l’altro, oltre il limite dell’isolamento e della solitudine della realtà contemporanea urbana. È il sapore dei legami tra individualità che vincono il dramma moderno dell’uomo. È una visione positiva dello scorrere del tempo.
E se profondo è l’amore per la vita, ancor più è profondo lo spazio raffigurato da Domenico Minniti. La meravigliosa prospettiva va oltre la figurazione informale e con la forza dell’esperienza tecnica ci assorbe in questo meraviglioso racconto di umanità attiva e produttiva nel suo confrontarsi con la natura e la forza del concetto di cultura.
GABRIELE COLOMBO
In Gabriele Colombo vince il senso materico della realtà. Sono i materiali del territorio che ci coinvolgono con la loro storia, fatta di quotidiana fatica e di lavoro artigianale, e con il loro originale desiderio di mostrarsi nella nuova identità di opera d’arte donata dalle mani dell’artista. Sono i materiali del fare, dell’uomo che disegna il territorio attraverso le sue attività, il suo essere faber. Sono i materiali della natura, come il legno, o dell’uomo, come il ferro, ma sono sempre materiali che vanno oltre il tempo del loro uso concreto divenendo strumento della creatività artistica.
Nei loro assemblaggi questi diversi materiali conquistano da una parte le forme quasi antropomorfiche dell’umanità che fino a quel momento avevano servito, quasi che grazie a quel tocco umano ne abbiamo preso le sembianze, e dall’altra si rigenerano nelle forme della natura, quella natura che hanno incontrato più volte nella loro esistenza di strumento dell’uomo. È la rivelazione del nontempo di una esistenza che si trasforma, che mai muore perché sempre in essa vive il qualcosa di nuovo e di diverso. La creatività di Gabriele Colombo sa riconoscere le diverse forme nascoste, le diverse nature che vogliono emergere e che daranno nuova vita oltre il tempo a questi materiali.
Materia, forma ma anche colore. Le sue sculture sono rese vive da un avvolgente colore pulsante.
EMILIO MERA
Emilio Mera dipinge sinfonie cromatiche dove il colore e la forma pura sono veicolo di emozioni, di memoria e di realtà. Ogni sua opera vola oltre il tempo sulla scia del suono dell’emozione e della poesia.
Le sue opere non sono figurative ma dimostrano un forte legame con il reale nella creazione di una spazio vero e immenso: linee raffinate ed eleganti e campiture ampie e ben strutturate creano volumi profondi in cui si è inghiottiti talvolta provando una sottile vertigine. È uno spazio oltre il tempo, è lo spazio di una rivelazione emotiva, poetica. È la Rivelazione del NonTempo in una chiave lirica che ascolta il profondo respiro dell’essere, creando un suono emotivo che ha un suo ritmo e un suo timbro, che sa seguendo lo spartito della vita evidenziare la pausa dall’accelerazione in una sequenza di variazioni di esecuzione. È una rappresentazione visiva e metronomica del creato.
La scelta cromatica supporta la lettura emozionale: i rossi, i gialli o gli azzurri come in un’opera all’origini dell’astrattismo ci accompagnano in questa ricerca e dall’altro lato segnano con ancora maggior forza il legame con il reale… sono il sole, la luna o la rappresentazione del contesto naturale. Emilio Mera dimostra un profondo amore per la realtà naturale e vitale, mantenendo costantemente il senso della meraviglia di fronte alla bellezza del creato.
La mostra rimarrà aperta fino al 29 marzo nei giorni feriali dalle 15.00 alle 18.00 e sabato e domenica dalle 15.00 alle 19.00. L’ingresso è libero.