Arrivava ogni mattina al palazzo municipale, puntuale, timbrando il suo bel cartellino. Dopodichè, lasciava veramente poche tracce di sé e del suo lavoro nel settore a cui era destinato. Vi raccontiamo la storia di un messo comunale che, quattro anni fa, dopo una valanga di segnalazioni da parte dei colleghi e di controlli da parte dei dirigenti comunali, è stato sospeso e “licenziato per giusta causa”. Senonaltro, si riteneva che fosse per giusta causa… Ma andiamo per ordine.
Quel commesso era stato pizzicato, non una, non due, non tre, ma decine e decine di volte, mentre, ad esempio, trascorreva intere ore al bar, girava con il suo motorino per la città e, addirittura, prendeva la sua macchina, andava dal benzinaio presso cui si rifornivano i mezzi comunali e faceva il pieno: a spese del Comune, ovviamente. Tanto lo conoscevano… Lui lavorava per il Comune, dunque andava sul sicuro.
Peccato (o per fortuna) che qualche collega si sia indispettito e abbia iniziato a far girare la voce sulle continue trasgressioni al regolamento che disciplina il personale comunale, fino a farla arrivare a chi di competenza. Da quel momento, sono partiti i controlli dei vertici, fino alla constatazione che quel dipendente proprio non poteva più rimanere non solo al suo posto, ma nemmeno in carico al Comune. Da qui il licenziamento per giusta causa. Più giusta di così….
Un esempio di comportamento scorretto e irriverente nei confronti dell’ente pubblico, un caso come tanti se ne vedono alla trasmissione “Le Iene” specialmente nell’ambito delle istituzioni pubbliche dove il controllo, spesso, non è così capillare e continuativo.
Nel caso di Novara, il controllo c’è stato, peccato, però, che, a distanza di quattro anni, un giudice abbia deciso che quel dipendente va reintegrato e – quando si dice oltre al danno la beffa – rimborsato degli stipendi persi in questi anni.
E’ una storia che ha davvero del “pazzesco” se pensiamo a quante volte ci vengono sottoposte immagini di dipendenti pubblici che si aggirano per i bar o per i negozi, incuranti del lavoro che invece dovrebbero svolgere, un lavoro, lo ricordiamo, che viene finanziato con soldi pubblici, ossia dei cittadini.
Amarezza nelle dichiarazioni dell’assessore al Personale Giorgio Dulio che domani, in Giunta, approverà una delibera che prevede appunto il reintegro di questa figura “professionale” (che in realtà di professionale, lo diciamo fuori dai denti, ha davvero poco) e al rimborso citato: “Si è occupato del caso l’Ufficio legale del Comune – spiega Dulio – Il problema è che adesso ci toccherà trovare i soldi per rimborsarlo… E’ davvero una presa in giro… Il giudice ha deciso che i cattivi siamo noi…“.
Pazienza: ora toccherà all’assessore Dulio trovare 150 mila euro quale debito fuori bilancio. Eh sì, perché è questa più o meno la cifra che il commesso viaggiatore chiede al Comune quale rimborso degli stipendi non percepiti in questi anni. In quale ruolo verrà riammesso, rimane tutto da vedere!