Faraggiana. Atto secondo, scena prima.
Sulle sorti del Teatro Faraggiana di Novara è in atto da mesi una battaglia senza esclusione di colpi, che ha raggiunto il suo apice quando, durante la commissione consigliare convocata sull’argomento, buona parte della maggioranza si è dichiarata dubbiosa, quando non esplicitamente contraria, all’eventualità di utilizzare la storica sala esclusivamente come cinema.
Da quando l’amministrazione a guida centrosinistra ha annunciato urbi et orbi (con tanto di interviste sui giornali) l’intenzione di trasformare il cine teatro, ristrutturato ma chiuso da oltre un decennio, in una multisala, si sono susseguite le prese di posizione di esponenti autorevoli del mondo della cultura cittadina, tutte sfavorevoli al progetto.
Eppure la giunta è andata avanti a testa bassa, proponendo un bando per una “manifestazione d’interessi” (insomma un modo per dire: se qualcuno ha un’idea la tiri fuori) nel quale della parola “teatro” non v’è traccia alcuna. Difficile immaginare che, con una richiesta simile, a qualcuno venisse in mente di proporre altro rispetto alle sale cinematografiche… Eppure è accaduto!
La commissione, composta dai consiglieri, comunali ha dovuto prendere atto che dei sei progetti pervenuti solo due parlano esplicitamente di multisala (quello di Anteo Spa di Milano che propone la realizzazione di quattro schermi con un contributo a fondo perduto da parte del Comune di 625 mila euro ed un investimento complessivo di oltre un milione di euro e quello della GV Srl di Roma che propone la realizzazione di tre sale, utilizzabili anche per “altro intrattenimento”, con un investimento, anche qui, di oltre un milione di euro, con mutuo garantito dal Comune).
Nelle altre proposte i contorni sono decisamente più sfumati…
Dall’avveniristica idea di Noise srl (spin off dell’Università del Piemonte Orientale) che parla di un centro culturale “alla francese” dedicato all’entertainment e interaction design, con spazi prove per produzioni teatrali e musicali grazie alla “creazione di una compagnia tipo Cinque du Soleil”, alla realizzazione di una “casa della prosa e del teatro sperimentale” della Project srl di Novara (che già gestisce sale cinematografiche in città), alla gestione di “attività teatrali ed in futuro cinematografiche” proposte dalla pro Loco Novara, all’idea non proprio esplicita della Doc servizi di Verona (una” società cooperativa di professionisti dello spettacolo con oltre 4200 soci tra musicisti, tecnici, dj, attori di cinema e di teatro…), alla creazione di un “Condominio delle arti dove possono convivere cinema, teatro, musica, danza, archirettura e arti performative” ispirate al “teatro sociale e di comunità” dell’Associazione culturale Novara Cine Festival. Insomma l’indirizzo pare scontato… Ma tant’è.
Durante la commissione è anche stato effettuato un sopralluogo nel teatro, partecipato da numerosi cittadini interessati. Dalle risposte dei tecnici comunali intervenuti si è potuto capire che, nella sostanza, il progetto di ristrutturazione del teatro è stato ultimato, mentre a settembre verranno terminate le opere di completamento degli allacciamenti fognari, oggetto di conteziosi annosi con la Regione e con i privati confinanti.
Sostenendo i costi di allestimento delle attrezzature del palco, insomma, il teatro, già omologato con le normative vigenti, comprese quelle antincendio, potrebbe aprire domattina.
Palese lo sconcerto di molti esponenti della maggioranza, alcuni addirittura convinti che “non esistesse nemmeno il palcoscenico” ed evidentemente imbarazzata la giunta, rappresentata dagli assessori Turchelli (Cultura) e Fonzo (Lavori pubblici) che hanno solo potuto ribadire la necessità che la gestione del futuro spazio fosse “economicamente sostenibile”. Ed intuitivamente, a loro modo di vedere, una seconda sala tetrale e cinematografica non lo sarebbe. Peccato che a supporto di questa tesi non sia stato presentato alcun piano economico finanziario attendibile. “Nemmeno” come è stato ribadito in commissione dalle opposizioni “uno straccio di progetto che consenta di dare a questo dibattito un minimo di attendibilità”.
Fra l’altro l’incontro ha registrato un colpo di scena (poteva mancare?) di una qualche rilevanza: infatti lo statuto della Fondazione Coccia approvato in consiglio comunale, prevedeva che della gestione del Faraggiana se ne sarebbe dovuto occupare il Coccia stesso. Salvo registrare la rinuncia della Fondazione comunicata nel 2014. Ma autorizzata da chi? Non certo dal consiglio comunale… E per quale motivo?
Giù il sipario… Ma la storia continua…