Finge un aborto per raggirare l’ex, condannata dal Tribunale di Novara. Lui l’aveva denunciata dopo averle dato poco meno di 13mila euro per presunti interventi
E’ stata condannata dal Tribunale di Novara a 9 mesi e 400 euro di multa, pena sospesa, la giovane, di nazionalità marocchina residente nel novarese, finita a processo con l’accusa di truffa nei confronti di un ex fidanzato al quale, a più riprese, aveva chiesto una somma complessiva di circa 13mila euro; soldi che, a suo dire, le sarebbero serviti prima per un’interruzione di gravidanza in una struttura privata, e poi per affrontare, a causa dell’insorgere di complicazioni, altri interventi chirurgici Tutto era accaduto nel giro di poco più di un mese nell’autunno del 2013. Lei, poco più che 25enne, lui qualche anno di più; si erano conosciuti e frequentati, poi avevano deciso di troncare la relazione ma erano sempre rimasti in contatto. Qualche mese dopo la fine della storia, si erano rivisti e avevano avuto un rapporto; una decina di giorni dopo quell’incontro lei si era fatta viva e aveva detto all’ex di aver fatto il test di gravidanza, che era risultato positivo, ma che aveva intenzione di abortire non solo perché nel frattempo aveva avviato un’altra relazione ma anche perché suo padre, se fosse venuto a conoscenza della storia, avrebbe potuto perdere le staffe. Così erano iniziate le richieste di soldi: per le visite, le analisi e l’intervento, in una struttura privata, prima; per altri due interventi a seguito di complicazioni, poi. In tutto poco meno di 13mila euro. E fino a quel momento lui non aveva avuto alcun sospetto ma poi lei aveva alzato il tiro: non con una ulteriore richiesta di denaro ma paventando ulteriori complicazioni che addirittura avrebbero messo a repentaglio la sua stessa vita e soprattutto avvertendolo che suo padre, che era venuto a conoscenza di tutta la storia, stava per raggiungerlo a casa per sistemare i conti e fargliela pagare. A quel punto l’uomo si era rivolto ai carabinieri e aveva denunciato tutta la vicenda. E le indagini avevano appurato che non c’era mai stata alcuna interruzione di gravidanza, né tantomeno ricoveri successivi in strutture private per altri interventi. Dopo la denuncia per truffa, il processo, nel quale lui non si è costituito parte civile, e la sentenza emessa dal Tribunale di Novara, contro la quale il difensore della donna ha preannunciato appello.