La notizia nel novarese sta passando quasi sotto traccia. Ma a Torino il tasso di fibrillazione nelle felpate stanze del palazzo della Regione è altissimo.
Già, perché, forse inaspettatamente (data la consueta lungaggine della giustizia nel nostro paese), l’altro giorno la procura del capoluogo ha dissequestrato i documenti che riguardano le elezioni regionali, sulle quali incombe l’ipotesi di falso circa le firme a sostegno della candidatura del governatore Sergio Chiamparino, inviandoli al Tar. Ovvero quello stesso Tribunale che il prossimo 9 luglio dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dall’ex consigliere provinciale Patrizia Borgarello (Lega).
Se fosse confermato dal Tar che sia il listino collegato al presidente sia la lista torinese del Pd sono state sostenute da firma false, la conseguenza diretta sarebbe l’annullamento delle liste in questione e dunque la caduta anzitempo della Regione.
Un’ipotesi tutt’altro che remota a questo punto e che, oltre a tutto il resto (si tratterebbe della seconda legislatura di seguito “fermata” dalla giustizia amministrativa, con quali conseguenze per il governo di un ente importante come la regione non è difficile da immaginare), avrebbe ripercussioni, a cascata, su tutti i protagonisti della politica piemontese.
In chiave novarese l’uscita di scena di Chiamparino significherebbe in sostanza le “dimissioni forzate” dell’assessore alle politiche sociali Augusto Ferrari, oltre che di tutti i consiglieri regionali eletti, dall’outsider Pd Domenico Rossi, al coordinatore di Forza Italia Diego Sozzani, al pentastellato Gianpaolo Andrissi…
Un’eventualità che ovviamente i diretti protagonisti vorrebbero scongiurare ma che nel breve volgere di qualche settimana potrebbe effettivamente verificarsi. A ciò si aggiungano le dichiarazioni rese in più occasioni dal presidente stesso che ha ribadito la sua intenzione di non farsi “brasare a fuoco lento”. come era accaduto al suo predecessore Roberto Cota, annunciando, qualora la pronuncia del Tar dovesse tardare, le dimissioni anticipate.
Sul piano politico novarese, dicevamo, l’eventuale “liberi tutti” aprirebbe certamente scenari nuovi, considerato il fatto che non è difficile immaginale la disponibilità di tanti big a scendere in campo anche sul fronte amministrativo, dato che al rinnovo del consiglio comunale manca appena un anno.
In casa Pd tanto per fare un esempio sia Domenico Rossi ma ancora più Augusto Ferrari (già in passato candidato sacrificale alla poltrona di sindaco, in un periodo in cui la Lega di Giordano viaggiava col vento in poppa ed il centrodestra in generale risultava imbattibile sotto la cupola), avrebbero buon gioco a rivendicare un ruolo di peso, data anche l’impopolarità di Ballarè, la cui auto-ricandidatura è stata presa da una fetta abbondante del partito con il sorriso tirato della circostanza.
Sull’altro fronte Sozzani, già presidente della provincia, potrebbe addirittura rivelarsi un candidato “naturale” alla poltrona di Sindaco, anche se con molta strada da fare in termini di alleanze e di sostegno.
C’è poi l’incognita M5S, un’opzione che in città – dal punto di vista amministrativo – sembra ancora non essere sbocciata come accaduto altrove…
Insomma, senza scomodare tesi da fantapolitica, è possibile che dal futuro della giunta Chiamparino molto possa dipendere, data la fluidità del momento e le incertezze che albergano dall’una e dalle altre parti. Staremo a vedere