Dopo tanto silenzio è arrivato, finalmente verrebbe da dire, il momento della scelta. Forza Italia novarese ha deciso di non andare in coalizione con la Lega.
Lo ha deliberato il direttivo ieri in tarda serata, approvando la decisione a grande maggioranza (9 a favore e quattro contro); pure in assenza del coordinatore Sozzani, che ha ricevuto così il mandato pieno per stipulare le alleanze in vista delle prossime elezioni.
Nemmeno un colpo di teatro vien da dire, visto che la soluzione del rebus Novara era ormai nell’aria da giorni, complice l’indecisione dei vertici nazionali del partito, impegnati in ben altre questioni legate alle alleanze per le candidature, in particolare, nella capitale.
Una situazione che, a cascata, stava condizionando anche la scelta per Novara, dove Forza Italia si era dichiarata contraria a subire l’imposizione di una candidatura leghista, al di fuori di un’alleanza solida a livello nazionale. Tanto più che la scelta in questione, ovvero quella di Alessandro Canelli, al di là della persona, era apparsa fin da subito di poco respiro, ovvero la ripetizione “fotocopia” della situazione che cinque anni fa aveva portato il centrodestra novarese ad una sonora sconfitta.
Da qui, è stato il ragionamento, l’idea di cambiare decisamente strada, quindi tornare nell’alveo naturale dei “moderati”, auspice anche lo sbandamento e destra del Carroccio che, se da un lato, ha reso agevole a quest’ultimo l’accordo con Fratelli d’Italia, dall’altro ha creato un vuoto potenzialmente pericoloso in termini di consenso nei confronti di quell’elettorato che, per Forza Italia, resta un punto di riferimento fondamentale. Peraltro in chiave locale, anche la posizione di Fratelli d’Italia sembra essere pericolosa visto che il leader, Gaetano Nastri, ha lavorato non poco alla costruzione di una proposta unitaria, incentrata sul proprio nome, salvo poi optare per Canelli una volta verificato che la proposta “unitaria” appunto… ben poco univa! Ma tant’è!
Una considerazione quest’ultima, ovvero quella della coerenza, che non deve essere sfuggita ai forzisti che fin dalle prime battute si erano scagliati contro i diktat romani.
A ciò si aggiunge l’opportunità, questa sì tutta novarese, di provare a disegnare un percorso politico completamente diverso, di apertura del partito nei confronti di quelle istanze civiche che, sotto la cupola di San Gaudenzio, stanno dando vita ad un’operazione tutt’altro che marginale. Senza dimenticare, ad esempio, che la proposta di Andretta e di Io Novara, per come si originata, è nata proprio nell’alveo di quel Pdl in cui le varie anime del movimento si sono riconosciute, allargando poi l’orizzonte oltre i confini più ristretti di partito.
Insomma, senza stare a scomodare i sondaggi – deve essere stato il pensiero dei forzisti – un conto è accettare l’opzione leghista, mal digerita ed imposta a botte di dichiarazioni sui giornali, un conto è provare a disegnare una storia nuova, imposta dalla naturale conseguenza degli eventi che l’indecisione “romana” ha di fatto reso possibile.
Con l’aggiunta dell’opportunità di trasformare Novara in quel “laboratorio” politico di matrice moderata e popolare, tanto caro al coordinatore provinciale Diego Sozzani che, ancora nei giorni scorsi, aveva approfittato della visita dell’ex ministro Rotondi di Rivoluzione Cristiana per sostenerlo.
In termini elettorali peraltro l’operazione rischia di diventare una seria spina nel fianco per la sbandierata riconferma in carrozza dell’attuale primo cittadino. Staremo a vedere…