Fino al 20 luglio saranno esposte nella sala dell’Arengo del Broletto di Novara alcune delle opere provenienti dalla diocesi novarese di Tanzio da Varallo (Antonio d’Enrico detto Tanzio da Varallo nato ad Alagna in Valsesia nel 1575 circa e morto a Varallo nel 1633), artista di grande impatto narrativo che ha saputo coniugare il linguaggio del naturalismo caravaggesco con i dettami della Controriforma.
Meno conosciuto il fratello maggiore Giovanni d’Enrico (nato anch’egli ad Alagna in Valsesia nel 1559 e morto a Borgosesia nel 1644), che ne fu il primo maestro e che è presente a Novara fin dai primi anni del quinto decennio del 1600 con il meraviglioso gruppo in terracotta che rappresenta la Deposizione, ospitato oggi nella quarta sala dei Musei della Canonica.
Il gruppo a Novara era stato realizzato per una delle absidi del battistero che nel corso del 1600 venne trasformato in un vero e proprio piccolo sacro monte.
Immaginiamo 5 stazioni statuarie, arricchite da incantevoli scenografie dipinte alle spalle, che raccontano le vicende della Passione di Cristo: in successione l’Orazione nell’orto del Getsemani, la Flagellazione, la Salita al calvario, la Crocifissione e la Deposizione. Seguendo le indicazioni promosse dal Concilio di Trento e dalla Controriforma relative alle opere d’arte e alle immagini sacre, i gruppi in terracotta dovevano raccontare nel modo più chiaro e semplice possibile la storia della Passione di Cristo e questo voleva dire che ogni personaggio doveva avere un’attitudine tale da renderlo immediatamente riconoscibile senza alcun dubbio, esattamente come riconoscibile doveva essere il bene dal male, rendendo le figure dei carnefici ad esempio grottesche e ridicole e quelle sacre meravigliose e belle.
Ogni gruppo statuario era protetto da una grata in legno in modo tale che ogni fedele potesse inginocchiarsi e, guardando dai fori della grata le vicende sacre, meditare sugli insegnamenti di Cristo e della Chiesa. Molto importante la riproposizione delle scenografie articolate tra statuaria e pittura parietale per rendere più coinvolgente ogni momento del racconto. Oggi è possibile vedere solo due di tali decorazioni ad affresco in battistero. Le altre tre furono staccate durante i restauri avventi negli anni ’50 del 1900.
Il primo gruppo statuario ad essere realizzato fu proprio quello della Deposizione e venne chiamato per l’opera Giovanni d’Enrico che aveva dato prova per oltre quarant’anni della sua maestria artistica presso il Sacro Monte di Varallo e che aveva realizzato opere di grande pregio anche presso i Sacri Monte di Oropa, di Crea e di Orta.
Il gruppo è composto da sette statue, ciascuna descritta da una forte caratterizzazione emotiva. La bellezza dignitosa di ogni singolo centimetro di quei raffinati corpi è sostenuta dal dramma che viene raccontato, affascinando il fedele o anche solo l’estimatore d’arte. Il gruppo di statue sembra vivere delle emozioni del momento sacro, pare quasi di udire le preghiere dolenti delle Marie e di condividere il pathos e la sofferenza della madre di fronte al corpo esanime del figlio.
È un’opera da vedere assolutamente!