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Novara

Genoni, Atc: «Liberare gli alloggi popolari, ma senza demagogia»

L’enfasi con cui il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, ha lanciato la proposta di limitare l’accesso degli stranieri alle case popolari di Novara, sostenuta anche dai colleghi di Alessandria e dal gruppo della Lega in Regione, non trova riscontro nei numeri.

“Sarebbe un atto dovuto – commenta il presidente di Atc Piemonte Nord Giuseppe Genoni – Ed è una proposta che ho più volte messo sul tavolo della Regione”. Anche se … in termini diversi da quelli della maggioranza di Palazzo Cabrino. “Le case sono poche; diamole a chi ne ha veramente bisogno. Ma, detto questo, non ne faccio un tema legato all’imigrazione e agli extracomunitari. Io credo che il principio debba essere su base nazionale, elemento che sarebbe più facilmente riscontrabile. Mi spiego: non conosciamo il sistema catastale di altri paesi (sempre che ci sia). Come possiamo verificare che uno straniero che chiede una casa popolare abbia un’altra proprietà ad esempio in Marocco? Ma soprattutto il fenomeno è molto più italiano che non straniero. Ho da sempre sostenuto la necessità di verificare che gli italiani che partecipano al bando di assegnazione delle case popolari vengano monitorati, perchè ritengo che non siano pochi coloro che possiedono case o proprietà fuori dal Piemonte e partecipino comunque al bando di assegnazione”.

La legge regionale, che risale al 2010 (presidente della Regione Bresso), con successivi decreti attuativi sotto il presidente Cota, prevede infatti che abbiano diritto ad una casa popolare coloro che non hanno proprietà in Piemonte. Se poi, paradossalmente, possiedono case in Liguria o Val d’Aosta o Toscana, non è dato di saperlo, perchè non interessa ai fini del bando.

Alloggi popolari: ecco come liberarli a favore di chi ne ha veramente bisogno

Con una verifica e limitazione di questo genere, secondo Genoni, “i numeri cambierebbero. Se ci limitiamo agli stranieri potremmo liberare pochissime case. Servirebbe a poco perchè sarebbe percentualmente irrilevante”.

L’obiettivo, secondo il presidente di Atc, è quello di “liberare alloggi per assegnarli a chi ne ha davvero bisogno. E non lo si fa con la demagogia e la fantasia, ma con interventi veri ed efficaci. Sappiamo benissimo che non stiamo più costruendo e che non ci sono risorse nemmeno per la manutenzione straordinaria che renderebbe accessibili tanti alloggi. Ma sappiamo benissimo che ci sono anche tanti problemi che potrebbero essere affrontati concretamente: ad esempio, un intervento sulla soglia di uscita reddituale, oppure l’aumento dell’affitto per chi sta dentro un appartamento da tanti anni e si può permettere magari di pagare più dei 40-50 euro mensili… Dobbiamo partire dai fatti non dalle ipotesi”. E tra i fatti c’è l’annosissimo problema delle morosità che ormai sta raggiungendo soglie impressionanti: ai 700 morosi accertati fino al 2014, si aggiungeranno presto quelli del 2015 e 2016. E la soglia salirà ad un migliaio circa.

“Tutto è rimasto fermo ad anni fa ma la situazione storica nel frattempo è profondamente cambiata: ci sono inquilini di case popolari che hanno figli abbienti, eppure continuano a rimanere dove sono e soprattutto a pagare lo stesso irrisorio affitto. E poi ci sono tutti coloro che hanno sottoscritto il piano di rientro e che continuano a non pagare. Hanno avuto l’opportunità di sistemare i conti con Atc e Comune, ma non l’hanno fatto. Un’ultima possibilità dopo la quale dovrà arrivare lo sfratto”.

Se a questo aggiungiamo il fatto che tanti, tra coloro che sono entrati nell’utima graduatoria, sono ex residenti del villaggio Emmaus (ex Tav) – la maggior parte dei quali non ha assolto all’obbligo di pagamento minimo di affitto nella struttura lasciata al Comune dall’alta velocità – allora viene da pensare che ai già numerosissimi morosi colpevoli che abitano le case popolari di Novara se ne aggiungeranno degli altri, accumulando debiti su debiti ad un ente, l’Atc, che