Molte le iniziative novaresi a favore della Giornata mondiale della Donna. Tra queste anche l’iniziativa presso l’Archivio di Stato di Novara dove domenica 8 marzo è stata inaugurata la mostra Gentildonne e contadine. Con Marcella Vallascas, Emiliana Mongiat, curatrici della mostra, e l’Associazione Scrinium Simona Gavinelli che ha parlato de “Il calamo al femminile. Le donne che scrivono nel medioevo”.
La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà aperta da lunedì 9 fino a venerdì 13 marzo 2015 dalle ore 10 alle ore 14 con ingresso da via dell’Archivio, 2.
La mostra esposta nell’ex convento della Maddalena “espone immagini e carte provenienti dalle raccolte dell’Archivio di Stato di Novara, per illustrare e documentare abiti e abbigliamenti femminili che durante i secoli hanno caratterizzato la figura della donna, seguendo l’evoluzione del gusto e rispondendo alle loro necessità private e sociali”.
I documenti sottolineano in misura maggiore proprio i vincoli che all’abbigliamento femminile erano stati imposti dalla società, vincoli rigorosi che si intensificavano in occasioni particolari. Ne sono esempio due documenti esposti che contengono le norme relative all’abbigliamento ‘da lutto’, il primo emesso in Milano nel 1696 in occasione della morte della regina Maria Anna d’Asburgo, madre di Carlo II, il secondo emesso nel 1735, sempre a Milano, in occasione del decesso della regina Cristina, seconda moglie di Carlo Emanuele III.
Le norme sociali si riferivano prevalentemente all’abbigliamento delle gentildonne, perché quello delle contadine e delle donne dei ceti sociali poco abbienti era costituito da capi che venivano indossati in tutte le occasioni, con minime varianti dovute al tipo di tessuto, di colore, di decori: gonna a pieghe ampia che arrivava fino ai piedi, camicia con maniche lunghe, corpetto e grembiule, vero elemento distintivo della classe sociale di appartenenza.
Questo tipo di abbigliamento è confermato dalle numerose immagini esposte, incise da Francesco Londonio fra il 1762 e 1763, che raffigurano pastorelle fra gli armenti, dal sapore arcadico. Solo la completa autonomia della donna e la maggiore libertà sociale avviate negli anni Sessanta del Novecento consentirono di vestire in modo libero e svincolato dalle norme e dalle consuetudini sociali.
L’esposizione è stata organizzata in base alla tipologia dei documenti e alle loro caratteristiche storiche, per meglio sottolineare gli aspetti diversi a cui, in relazione all’abbigliamento femminile, le carte novaresi rimandano. Fra i documenti offerti in visione al pubblico vi sono le incisioni di Francesco Londonio (Milano, 1723 – 1783) e di Giovanni Paolo Lasinio (Firenze, 1759-1855), stampe databili al secolo XIX di incisori anonimi che nelle scene di genere presentano accurati abbigliamenti e accessori femminili, ritratti fotografici di nobildonne novaresi provenienti dalla raccolta Rognoni, esercitazione didattiche eseguite all’inizio del Novecento dalle allieve della Scuola Professionale femminile dell’Istituto Bellini di Novara. Completano la mostra sia alcuni abiti prodotti da sartorie milanesi e novaresi (da collezioni private) che testimoniano la grande diffusione dell’attività sartoriale nella nostra città (nel 1912 le sarte da donna erano 21 e 47 i sarti da uomo, molti con laboratorio) sia le riviste ottocentesche ricchissime di disegni di abiti, molti dei quali riprodotti con litografie a colori inserite nelle riviste provenienti direttamente da Parigi.
Si tratta di un interessante viaggio nella moda che racconta i “costumi” a cui le donne nei secoli hanno dovuto obbedire e sottoporsi.