Ha il sorriso di una donna felice, con quella voglia di vivere che solo chi ha dei trascorsi difficili può arrivare ad ottenere.
Glory ha 34 anni: è arrivata nel nostro Paese dalla Nigeria quando aveva 21 anni. Sperava di studiare in Italia, era il suo sogno: nella sua città di nascita aveva frequentato e terminato con successo il liceo scientifico, ma voleva di più, voleva sfogare la sua sete di sapere e intraprendere un cammino che l’avrebbe portata a diventare medico. Così, quando un’amica di famiglia le propone di trasferirsi in Italia insieme, Glory ne parla con i genitori i quali, consapevoli delle sue potenzialità, decidono di accordarle questa nuova esperienza.
Glory arriva in Italia, ma quello che l’aspetta è molto diverso da quel sogno che, nel suo cuore, aveva già delineato. La ragazza, giovanissima, si ritrova su una strada, ingannata da quella che si era spacciata per una cara amica, per una zia, quasi, chiedendo addirittura il permesso di portarla via con sè ai genitori.
La vita da prostituta dura un anno: mesi difficilissimi, pieni di paura, di delusione, di terrore, con la sua aguzzina che non la perdeva mai di vista, conscia dell’intelligenza e delle aspettative di quella ragazzina che, nonostante tutto, continuava a sognare di potersi liberare da quella schiavitù.
Un giorno, alcuni volontari di un’associazione riescono in qualche modo ad avvicinarla. Sono loro ad organizzare il blitz delle forze dell’ordine che si conclude, dopo un anno dal suo arrivo in Italia, con l’arresto della sua “protettrice” e con l’affidamento di Glory ad un gruppo di sostegno.
Da quel momento, inizia per la giovanissima nigeriana un percorso di affrancamento: “Sono stata quattro emsi circa con quel gruppo. Mi hano aiutata molto, ma poi ho deciso che era arrivato il momento di fare qualcosa per me. Ho trovato un lavoretto, facevo pulizie, dapprima, e poi rifacevo le camere in un hotel. In questo modo, ho potuto permettermi anche un appartamentino dove vivere. Ma non era questa la vita che sognavo”. Dopo tante sofferenze, Glory decide di iscriversi a ragioneria, completa il percorso di studi, mentre continua a lavorare, finchè non incontra una di quelle persone che l’avevano aiutata a fuggire dalla vita di strada. “Ci siamo parlati, l’ho aggiornato sugli studi che avevo appena terminato. Qualche settimana dopo, sono stata contattata per un lavoro di mediatrice culturale. Un lavoro che mi appassiona, che svolgo con grande impegno e dedizione”.
Nel frattempo, Glory conosce il suo futuro marito, un italiano: i due si sposano e da due anni, con loro, c’è anche la bimba che hanno concepito.
“Oggi sono felice – conclude Glory – sono una donna nuova, ho raggiunto i miei obiettivi e trascorro la mia vita serena, insieme alla mia figlia. Ogni tanto incontro quella donna che nel frattempo non è più in carcere: passo oltre, non sono certo io che devo vergognarmi”.