«Ho pensato di morire», condannato il suo estorsore. Due anni e mezzo di carcere a un giovane novarese che nella piazza della movida aveva aggredito un coetaneo per un vecchio conto in sospeso
Un pestaggio nato nell’ambiente della movida novarese quello raccontato in tribunale da un trentenne residente in città che la notte fra il 25 e 26 marzo 2016 aveva incontrato in uno dei bar di piazza Martiri il giovane con cui alcuni anni prima aveva avuto una discussione: «Sei l’infame che mi hai denunciato», ripetevano il ragazzo in compagnia di alcuni amici, mentre scaricavano la raffica di botte. Per quel fatto, in tribunale, V.R., 25 anni, è stato condannato a 2 anni e mezzo di reclusione e 1.000 euro di multa per tentata estorsione e lesioni. I giudici hanno ridimensionato il quadro accusatorio e assolto il fratello di 27 anni e le due amiche con loro quella sera.
La ricostruzione della vicenda è stata particolarmente difficile e confusa, visto il numero di persone presenti che si erano accalcate attorno ai litiganti. La vittima ha raccontato: «Mi hanno circondato, minacciato, poi preso a calci e pugni, tant’è che sono arrivato in ospedale con una frattura al naso. Ho pensato di morire». L’obiettivo dell’aggressione era quello di dare una lezione per quella denuncia del 2012