Il 1° maggio azzurro è un emozionante déjà-vu, per il Novara Football Club è subito serie C
A meno di un anno dalla sua fondazione, la società del Presidente Massimo Ferranti centra subito l’obiettivo del professionismo. Il racconto di una giornata e di un anno indimenticabili.
Stadio d’Albertas minuto 93′, l’arbitro Rispoli di Locri fischia la fine, Gozzano e Novara chiudono sullo 0-0, mentre sui telefonini di molti dei 1200 spettatori, campeggia il 3-1 della Sanremese sul Sestri Levante, in pratica, festa promozione rimandata.
Mentre i giocatori lasciano il campo salutandosi, un grido dalla tribuna catalizza l’attenzione: “Ferma, ferma… è finita 2-2!!!”.
Sembra il déjà-vu di Novara-Arezzo, quando dopo l’1-0 firmato Gigi Della Rocca, gli azzurri passarono lunghissimi minuti in mezzo al campo, ad aspettare il fischio finale di Monza-Bassano che stavano pareggiando, risultato che consentiva ai ragazzi di Mimmo Toscano, di agganciare i veneti in testa, e quindi di andare a Lumezzane nell’ultima di campionato, concretizzando grazie alla rete di Corazza, il vantaggio negli scontri diretti che regalò il ritorno in serie B, dopo un solo anno di purgatorio, esattamente quanto è durata la pausa dal calcio professionistico novarese.
Déjà-vu di quel primo maggio 2015
Anche allora era il 1° maggio (stagione 2014-2015), questa volta a Gozzano, quando il 2-2 di Sanremo viene confermato, con +8 in classifica e solo due giornate da giocare, niente e nessuno potrà fermare la prima parte di festa azzurra che poi è proseguita al Silvio Piola. Anche allora come oggi, un solo anno di purgatorio ed un’altra promozione, la prima ed al primo colpo, per l’appena nata Novara Football Club, a poco più di 8 mesi dalla sua fondazione.
Mentre i giocatori già si abbracciano in mezzo al campo, il presidente Ferranti è in tribuna ancora con il telefono in mano, circondato da dirigenti e giornalisti, restando frastornato e quasi incredulo, solo quando scenderà sul prato verde in mezzo ai suoi ragazzi, con Marchionni portato in trionfo sotto il gremito settore ospiti del d’Albertas, si scioglierà in una gioia quasi fanciullesca.
Un campionato vinto due volte
Si può forse dire che Marchionni ed i suoi ragazzi, il campionato l’hanno dovuto vincere due volte. Una prima illusoria promozione che è aleggiata fra il +10 sul Chieri di metà gennaio, sublimata poi dal “colpo di mano” di Varese, che con i successivi 3 punti al Piola contro l’Imperia, portò all’ottava vittoria consecutiva, undicesimo risultato utile.
Poi l’improvviso calo dei risultati, con l’ascesa imprevedibile della Sanremese, che inanellando un successo dopo l’altro, è arrivata alla sfida diretta di Novara caricata a molla, speranzosa di riscrivere la storia del torneo. Finì 5-1 per i liguri, che oltre a far vacillare l’autostima della capolista, i matuziani, sembrarono mettere nel mirino gli azzurri, con soli 3 punti di distacco.
Comincia così l’altro campionato, con i ragazzi di Marchionni spossati da oltre un mese e mezzo di difficoltà, diverse importanti assenze che complicano ulteriormente la situazione, ed una condizione psico-fisica tutta da ricostruire.
A quel punto, anche fra gli addetti ai lavori, non sono pochi coloro che puntano le loro fiches su una Sanremese che arriva forte da dietro in corsa.
Contro tutto e contro tutti
Anche perchè, diciamocelo francamente, una piazza come Novara fra i dilettanti, pur regalando qualche orgogliosa domenica da riflettori accesi anche alle piccole realtà locali, non conquista facili simpatie generalizzate, anche per quel pesante timbro della “corazzata inaffondabile” che gli è stato affibbiato sin dalla prima giornata, oltre che per quella falsa teoria del favoritismo arbitrale, che a partire dal goal chiaramente irregolare di Varese, ha dato voce ad un sentimento anti-azzurro, alimentato dal gracchiare dei social,
Invidiosi, gufi e qualche tifoseria storicamente avversa, hanno così gonfiato il petto, non facendo però i conti con la forza morale del gruppo azzurro e con la paziente capacità di gestione psicologica palesata da Marco Marchionni, oltre che con la granitica compattezza di quello zoccolo duro di tifoseria che non ha mai smesso di appoggiare la squadra e la nuova società.
Va infatti dato atto al mister, di aver saputo tenere sulla corda i suoi, quando tutti davano il campionato finito; ed al contrario, d’aver sorretto l’autostima generale, quando soprattutto dopo il destabilizzante rovescio casalingo subito dalla Sanremese, più di qualcuno stava seriamente rischiato di cadere in una sorta di “sindrome di Paperino”.
Sembra paradossale, ma è proprio l’eccezionale seconda parte di stagione della Sanremese ad aver innescato la decisiva reazione di tutto l’ambiente azzurro, per cui oltre a fare i complimenti ai ragazzi dell’ottimo Andrea Andreoletti, bisognerà ringraziare i matuziani per aver regalato agli azzurri quello stimolo che senza un vero credibile avversario, sarebbe stato più complicato trovare.
La “corazzata” falsamente predestinata
Insomma, è assolutamente legittimo pensare, che una vittoria erroneamente ritenuta già scritta per quasi tutti, è divenuta ancor più bella per la piazza azzurra, proprio perchè più difficile di quanto non sembrasse, e questo va detto, per merito di una grande Sanremese, avversaria che ha avuto solo la sfortuna di incontrare una realtà fuori categoria.
Un paradigma, quello della “corazzata predestinata”, che buona parte della piazza novarese dava tutt’altro che scontato, per ragioni in verità piuttosto solide.
Innanzitutto per l’errata percezione che bastasse chiamarsi Novara, per acquisire quasi come un titolo nobiliare, quella credibilità che invece va conquistata attraverso l’insindacabile valutazione di quel giudice che si chiama campo, e che per sua natura, richiede a tutti indistintamente, a prescindere dal supposto blasone, di rispettare le stesse ferrei leggi, che si chiamano: tecnica, forza e solidità morale, mista a corsa, sudore e tanta fatica.
Anche perchè fuori da Novara, ancora oggi, non tutti hanno capito che il Novara Fc, è nato in fretta e furia alla fine di agosto e che la squadra è stata costruita in due settimane, facendo il primo allenamento il 6 di settembre, con due mesi di lavoro da recuperare su tutte le avversarie.
L’extraterrestre appassionato e credibile
E’ certamente vero che il budget ha il suo peso, ed il Presidente Ferranti non ha mai nascosto le proprie ambizioni, così come gli investimenti. Non si convince un fenomeno come Vuthaj a lasciare la Romagna, senza solide e sonanti motivazioni. Ma la storia del calcio è piena di squadroni che hanno speso senza vincere nulla per anni, e quando Beppe Di Bari ha cominciato ad operare sul mercato, tutte le altre rose erano già complete e pronte per il campionato. L’ex Ds azzurro, ha fatto davvero un capolavoro, pescando sostanzialmente, fra gli “scarti” lasciati dai suoi colleghi, consegnando a Marco Marchionni, un gruppo eterogeneo ancora tutto da plasmare, con un’alchimia di gruppo, tutta da costruire.
Per questo, proprio a dispetto di quella falsa convinzione generalizzata, il Novara Fc aveva forse più incognite che certezze, ma anche grazie al prezioso contributo di alcuni dei più importanti simboli, che dopo il disastro combinato dal trio De Salvo-Rullo-Pavanati, hanno deciso di sposare la scommessa del presidente Ferranti, passando dal vecchio al nuovo Novara, invece di scegliere fra le proposte arrivate loro da altre piazze professionistiche.
Fondamentale da questo punto di vista, la scelta fatta da Pablo Gonzalez, di sposare il nuovo progetto, dando alla nuova società, quella credibilità che da subito ha aiutato una piazza smarrita, a ricominciare senza remore dalla serie D, con incredibile rinnovato entusiasmo, metabolizzando con naturalezza, gli ultimi dolorosi anni passati al seguito del Novara calcio spa.
Un successo ed un immediato ritorno tra i professionisti, che è stato possibile grazie alla passione ed alla credibilità del Presidente Massimo Ferranti, catalizzatore di energie positive e di quel molto di buono che si sarebbe potuto dilapidare, se una piazza come Novara, fosse rimasta senza una squadra da amare, per diverso tempo, certamente almeno per un anno.
Per riuscire a vincere questa scommessa, c’era bisogno di una proprietà e di un presidente, che non avesse un passato (soprattutto da collegare a vecchie gestioni) magari con qualche scheletruccio nell’armadio e che avesse solidità nel presente e prospettive per il futuro. Insomma se torniamo al clima disincantato della fine di luglio 2021, quando i tifosi riempirono il centro città, l’unico identikit che potesse avvicinarsi a quell’ideale modello, sembrava più vicino a quello di un marziano. Invece è davvero successo che sotto la cupola antonelliana sia atterrato un extraterrestre di nome Ferranti, e va dato atto al Sindaco Alessandro Canelli, così come a tutta la Novara che conta, di averne riconosciuto il profilo coerente, utile a poter ripartire subito di slancio.
Dell’immediato futuro in serie C, ci sarà tempo per approfondire, anche perchè proprio Ferranti, ottimista anche nei momenti più difficili, non ha mai nascosto del suo pensiero già rivolto alla prossima stagione, facendo persino storcere il naso a qualcuno. Lo dimostra il fatto che dopo Novara-Sanremese, intuendo che ci fosse bisogno di qualche segnale forte, ha potuto anticipare l’arrivo di Stefano Cordone nel fondamentale ruolo di Ds, operazione che nei fatti ha certamente contribuito a far ritrovare equilibrio a tutto il gruppo azzurro.
La tifoseria, la piazza e che ci ha creduto, si goda queste altre due giornate di campionato, la festa che probabilmente si terrà la sera del 22 maggio in piazza Duomo, con la squadra che tornerà comunque in campo a giocarsi il titolo dilettanti dal 25 maggio in poi, quando scatterà l’intrigante appendice della Pool Scudetto con il Novara Fc che se la vedrà con il San Giuliano City vincitore del Girone B, e probabilmente con l’Arzignano che ancora deve conquistare la vittoria del Girone C.