Il capo mafia nigeriano di Novara non ha maltrattato la moglie: assolto. Era stato denunciato nel 2011 ma la compagna ha ritrattato in tribunale.
E’ stato condannato a 10 anni di carcere in quanto capo mafia nigeriana a Novara ma non è un marito manesco e violento. Il tribunale di Novara ha assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia un nigeriano di 45 anni, conosciuto come «Aye» attualmente in carcere per altri fatti, ovvero perché ritenuto «Don», ai vertici, del gruppo «Maphite», organizzazione criminale di immigrati che operava in diverse province del Piemonte, sgominata alcuni anni fa da un’operazione della polizia locale di Torino.
Diverso il quadro fra le mura di casa. La moglie, infatti, ha ritrattato quanto denunciato nel luglio 2011 alle forze dell’ordine. Dopo una lite aveva dichiarato: «Non posso definirla vita, lui mi tratta alla stregua di una serva e mi picchia di continuo». Arrivata invece in tribunale, ha dipinto il nigeriano come un marito devoto che non ha mai alzato le mani né su di lei, né sui figli.
Per il pm una vera e proprio ritrattazione, tant’è che per l’imputato aveva chiesto 3 anni. Ma, in mancanza di una testimonianza credibile della vittima, il giudice ha assolto.
Aye, nella stessa giornata, ha però rimediato una condanna a 2 anni e 3 mesi di carcere per clonazione di carte di credito. Cinque anni fa era finito in un’indagine della polizia postale su pagamenti sospetti effettuati in diversi negozi della provincia, con carte risultate poi contraffatte.