Il Centro Trapianti rene del Maggiore festeggia i 100 trapianti vivente. Novara eccellenza in Italia. Minola: “merito dei medici ma anche delle associazioni”.
Trapianti di rene: l’azienda ospedaliero universitaria del Maggiore di Novara al secondo posto, in lizza con Bologna e dietro a Torino, per la leadership in Italia. Un risultato più che lusinghiero che vede, quale punto di vera eccellenza, il primato nella donazione da vivente. E domani (giovedì 24 maggio) verrà effettuato il trapianto da vivente numero 102 (il centesimo è stato effettuato lo scorso aprile da madre a figlia). “Un risultato frutto del nostro territorio: dagli anni ‘80 Novara è la provincia che ha sempre avuto la più alta percentuale di donatori – ha commentato Mario Minola, commissario dell’Aou Maggiore della Carità – Merito dei medici ma anche delle associazioni che hanno sempre fatto un’opera meritoria. Tutto ciò di fatto ha consentito di avere, dal 1998, il riconoscimento di centro trapianti renali”. Dal lontano novembre di quell’anno ad oggi sono stati eseguiti 1246 trapianti renali, dei quali 101 (da domani 102) da vivente – una delle eccellenze dell’azienda con una percentuale che colloca Novara tra i primi centri in Italia e a livello europeo – ; solo nel corso del 2017 i trapianti sono stati, complessivamente, 64 di cui 15 da donatore vivente. I dati sono stati presentati nel corso di una conferenza promossa in occasione della “Giornata nazionale per la donazione degli organi” in calendario per domenica 27 maggio alla quale, oltre a Minola e a Domenico Rossi, in rappresentanza della Regione, ha presenziato tutta “la squadra” di chi “opera” direttamente sul campo: dal professor Vincenzo Cantaluppi (direttore Centro Trapianti) al professor Francesco Della Corte (responsabile Rianimazione e Anestesia); dal professor Alessandro Volpe (responsabile della struttura di Urologia) alla dottoressa Carla Porta (responsabile della Chirurgia vascolare) e alla collega Dorina Chiarinotti, responsabile del Centro Dialisi. “Il primato del trapianto da vivente – ha aggiunto Minola – è un’ulteriore testimonianza del modo che abbiamo di lavorare: non c’è più solo il primario ma un team (struttura multispecialistica, ndr) che costruisce percorsi per i pazienti e fa in modo gli stessi non vengano mai abbandonati”. In cantiere anche una novità: la donazione a cuore non battente. “Un’organizzazione molto complessa – ha spiegato Della Corte – che prevede la possibilità di prelievo a 20 minuti dalla cessazione del battito cardiaco; stiamo reclutando le attrezzature che ci possono servire, poi ci sarà la parte formativa (in Piemonte attualmente si pratica solo al San Giovanni Bosco che ha fatto un paio di trapianti); è un impegno che ci prendiamo, speriamo di poter concretizzare l’idea per l’inizio del prossimo anno”. Che Novara sia terra fertile per la cultura della donazione lo testimoniano i dati: “su 1 milione e 400mila iscritti in Italia all’Aido – ha ricordato Davide Turini, presidente della sezione di Novara – 2500 sono a Novara, 15mila nelle due province di Novara e Vco, 100mila in Regione”.