Scadono il 19 ottobre i termini entro i quali dovranno essere presentate le domande per individuare “un soggetto in possesso delle caratteristiche e dei requisiti indicati a cui concedere in comodato d’uso gratuito, per un periodo di 5 anni decorrenti dalla data di sottoscrizione del contratto di concessione, i locali dell’immobile Pisu di Novara Sant’Agabio Polo Innovazione destinati all’istituzione e gestione di Centro di Ricerca traslazionale sulle malattie autoimmuni ed allergiche, per lo svolgimento di attività di ricerca applicata in tale specifico settore (ricerca industriale e sviluppo sperimentale)”.
Al concessionario spetterà il compito di svolgere nei locali di Sant’Agabio attività di ricerca applicata nel campo delle malattie autoimmuni e allergiche e di sviluppare azioni progettuali specifiche con richiesta di finanziamenti regionali, nazionali ed europei.
Da parte sua, il Comune di Novara, oltre a concedere l’uso dei locali in comodato gratuito, si occuperà della manutenzione straordinaria del Centro di Ricerca e provvederà all’acquisto degli arredi e delle attrezzature utili per istituire l’istituto. Infine, il Comune potrà riconoscere al concessionario, “nel rispetto delle condizioni stabilite dal soggetto finanziatore (Regione Piemonte), una somma complessiva massima di 50.000 euro a titolo di rimborso dei costi indiretti di gestione sostenuti e documentati”.
Su alcuni punti, Alberto Pacelli, Idee di futuro, chiede spiegazioni, con una formale richiesta al sindaco e ai consiglieri comunali. “Non corrisponde al vero – scrive Pacelli – l’affermazione secondo la quale l’acquisto di arredi e di attrezzature servirebbero per “istituire” il Centro di Ricerca per il semplice motivo che il Centro di Ricerca Traslazionale sulle Malattie Autoimmuni è già stato “istituito” da anni e che, da anni, opera a Novara a palazzo Bellini con la sede di Farmacia”.
Motivo per cui, Pacelli, rovistando tra i documenti, chiede più chiarezza su numero e data della delibera con cui la Giunta muncipale “ha deciso che gli arredi e le attrezzature necessarie al funzionamento del Centro di Ricerca siano acquistate dal Comune; quale sia la cifra stanziata per far fronte a tale onere; in quale voce del bilancio comunale è stata iscritta”.
Non è chiaro, secondo Pacelli, nemmeno “quale sia il documento della Regione Piemonte in cui siano specificate le condizioni e l’entità della somma che il Comune può rimborsare al concessionario; quali siano i costi indiretti di gestione del concessionario che sarebbero a carico del Comune e quale sia la voce del bilancio comunale in cui siano iscritti i 50.000 euro cui attingere per i rimborsi al Centro di Ricerca”.
Tanti dubbi, dunque, a partire dalla necessità di individuare un gestore (che, come viene specificato nel bando, dovrà essere un’università o un istituto di ricerca senza scopo di lucro) pur in presenza di un Centro ricerche già consolidato ed avviato da tempo.