
Palazzo Natta, sede della Provincia
L’indagine sulla “qualità della vita” redatta dal Sole 24 Ore e resa nota ieri, quella che fotografa lo stato di salute delle province italiane, attribuisce al novarese la posizione numero 66 su 107. Un peggioramento di tre punti rispetto allo scorso anno, ma anche un risultato da “quasi media classifica”, ovvero senza infamia e senza lode.
Tutto bene dunque? Mica tanto!
Analizzando infatti più nel dettaglio i risultati della ricerca (ricerca e non sondaggio, sia chiaro), il quadro che emerge è preoccupante, soprattutto in ragione della tipologia di parametri che ci vedono deficitari rispetto ad altri territori.
In primo luogo la questione ordine pubblico che è la performance meno positiva dell’intera analisi: qui la provincia di Novara risulta classificata addirittura al 104° posto, battuta solo da Prato, Bologna ed Imperia… Siamo ottantunesimi per il tasso di microcriminalità (numero di scippi e borseggi ogni centomila abitanti), settantaduesimi per furti in casa, 86 esimi per la percentuale di rapine, nella posizione numero 83 per estorsioni ed addirittura centesimi per le frodi informatiche (293 ogni 100 mila abitanti).
Esemplificando è come se nella città di Novara, che conta poco più di 100 mila abitanti, avessimo avuto l’anno passato 220 casi di microcriminalità, 471 appartamenti svaligiati (più di uno al giorno!), 54 rapine, 12 estorsioni e 293 frodi informatiche… Ovviamente non è cosi, perché i numeri prendono in considerazione l’intero territorio provinciale, ma il dato non può lasciare indifferenti… Tanto più che nella considerazione finale si evince che dal 2007 al 2013 siamo scivolati all’86° posto per il tasso di variazione dei reati totali. Insomma in questo siamo cresciuti!
Viviamo in una provincia insicura ed a poco valgono le rassicurazioni di chi afferma che, esistendo qui la “cultura della legalità”, il numero delle denunce è superiore rispetto a quelle che si riscontrano altrove… Se fosse così semplice, come si spiega la 19a posizione nella classifica globale sull’ordine pubblico conquistata dal Vco? O la trentunesima di Cuneo? E la sessantesima di Vercelli? Difficile immaginare che nelle province limitrofe le questure ed i comandi dei carabinieri siano meno accessibili ai cittadini vittime di questi reati! Semmai può essere vero che la nostra condizione di terra di confine abbia un suo peso e fin qui… Ma uno scarto così evidente, che ci pone addirittura nei pressi delle metropoli Milano e Torino non può non destare un qualche allarme.
Un altro parametro che vale considerare riguarda il tenore di vita che ci vede tutto sommato ben posizionati (ventottesimi); ma anche qui appare stridente che nell’analisi abbia un rilievo non secondario il fatto che siamo settimi a livello nazionale circa il numero di coloro i quali percepiscono una pensione… Ovvero che questo benessere sia legato soprattutto al reddito “certo” di chi non lavora più… Il che in termini di prospettive e sviluppo è davvero poco incoraggiante.
Ma andiamo oltre: se prendiamo in considerazione il tema affari e lavoro scopriamo che la nostra buona classifica è dovuta soprattutto al dato sulle esportazioni mentre siamo gravemente deficitari in spirito d’iniziativa ovvero in nuove imprese che nascono: siamo al 94 esimo posto! (Il che, per inciso, dovrebbe indurre una qualche riflessione soprattutto in chi propugna nuovi insediamenti industriali senza che se ne avverta una reale esigenza. Anche a Novara tanto per non andare troppo lontano).
Infine la questione “tempo libero”… Nonostante gli sbandierati “eventi” novaresi la triste fotografia del quotidiano economico milanese dice che abbiamo poche librerie, poche sale cinematografiche e ristoranti e siamo arcaici circa le connessioni a banda larga… Cresciamo, qui sì, nel numero di centri commerciali (addirittura 23° posto rispetto al resto d’Italia) che – parliamo in generale ovvio – non sono esattamente generatori di cultura, ma semmai non luoghi di diffusione di un consumismo senza alcuna caratterizzazione, men che meno territoriale…
Se questo è il quadro d’insieme, oggettivamente pericoloso perché campanello d’allarme di una situazione che negli anni ha subito un significativo peggioramento, la questione che dovrebbe aprirsi – ad ogni livello – è come invertire questo trend. A maggior ragione oggi quando l’ente di governo del territorio in primis, ovvero la provincia, risulta azzoppata dall’applicazione di una legge bislacca i cui effetti positivi sono ancora tutti da verificare.
Esistono cure o ricette vincenti da applicare nel breve periodo, dato comunque per scontato che nessuno ha la bacchetta magica e le questioni aperte da questa analisi (diciamo questa perché è d’attualità, ma si tratta ovviamente solo di uno spunto di riflessione) non sono risolvibili con pochi sporadici interventi?
Una medicina poteva essere rappresentata dall’opportunità Expo, ovvero l’evento di maggiori dimensioni e di maggiore appeal mediatico globale alle viste nei prossimi anni, che si svolge a pochissimi chilometri da noi. Un’opportunità persa in partenza, con cupa ed immotivata rassegnazione, perché Expo (scandali a parte) intendeva ribaltare la regola tutta italica che mette in relazione il grande evento con la disponibilità di risorse a pioggia (in passato, dalle esperienze olimpiche in poi, è sempre stato così nel Belpaese), ma richiedeva uno spirito d’iniziativa e di elaborazione più marcato.
Qualche nostro imprenditore, per fortuna, questo l’ha capito e si è attrezzato di conseguenza. Vi sono privati ed associazioni che hanno saputo mettere in pista buoni progetti, che rischiano però di essere una goccia nel mare dei bisogni del territorio… L’atteggiamento della macchina pubblica invece è stato altro, più del genere “pagare moneta, vedere cammello!”… Morale: moneta non ce n’era e il cammello è scappato! E le idee? Beh quelle, innanzi tutto, occorreva averle!