Buongiorno
Novara

Il Festival di Sanremo e l’impronta “novarese” nella sua storia

Io ho seguito il Festival di Sanremo fin dalla sua prima edizione, gennaio 1951, allora attraverso la radio. E mi ricordo bene la sensuale voce di Nilla Pizzi che gorgheggiava “Grazie dei fiori”.
La seconda edizione del 1952 (ancora soltanto radiofonica) lanciò alla ribalta il quasi novarese maestro Carlo Concina. Spieghiamo il quasi-novarese. Carlo Concina era nato nel 1900 a Confienza, paese agricolo in provincia di Pavia, ma a dieci km soltanto da Novara sulla strada Lumellogno-Granozzo.

Mezzo-novarese perché Carlo Concina veniva spesso a Novara a trovare uno dei suoi editori, Gino Panagini; l’artista che gli confezionava le copertine degli spartiti (Aldo Beldì) e soprattutto il maestro Mario Mellier arrangiatore di primissima qualità.
Nel 1952 fu proprio Concina a trionfare con la marcia “Vola colomba”, canzone piuttosto ruffiana che fa leva sui sentimenti popolari. Le parole furono scritte da Bruno Cherubini di Palestro (altro paese della vicina Lomellina). E Concina si ripetè quasi l’anno successivo quando finì secondo con la canzone “Usignolo” cantata da Claudio Villa.


Concina veniva spesso a Novara, oltre che per motivi di lavoro, anche perché aveva sposato una Bellossi, sorella del noto pasticcere Pierino Bellossi (Castoldi), detto il re della Chantilly. Con negozio e pasticceria in via Prina.
Carlo Concina, morto nel 1968, è diventato nel tempo un autore rinomatissimo scrivendo almeno cento canzoni fra cui molte di successo come “Marieta monta in gondola”. “Sciummo”, “Campanaro”.
L’altro musicista completamente novarese che ha partecipato a tre edizioni del Festival di Sanremo è Mario Mellier che registrò un grande successo negli anni 40 con la canzone “Bambola” interpretata da Ernesto Bonino.
Il poliedrico Mellier, che sapeva suonare cinque-sei strumenti, arrangiatore di talento e istruttore di cantanti come Fausto Leali e Gilda Giuliani, fu presente sul palco del teatro Ariston a Sanremo in tre edizioni senza riscuotere grande successo perché le sue canzoni vennero eseguite da cantanti debuttanti o quasi.


Ma il grande Mario (1914-2001) aveva già centrato prestigiosi bersagli, a suo tempo, con “Vertigine” incisa da Tony Dallara, con “La frontiera” cantata da Petula Clark e “Io che non ho amato mai” cantata addirittura da Pat Boone.