“Sono stati 9 mesi di terrore”: così una rappresentante sindacale dell’istituto per anziani di Novara De Pagave introduce la storia che, personalmente, insieme ai suoi colleghi, ha vissuto tra le mura della casa di riposo novarese.
Terrore nato dalle minacce, dagli insulti e dalle azioni di stalking fatte dal figlio di un’ospite dell’istituto nei confronti del personale, giorno e notte.
Tutto inizia nove mesi fa, quando da un’altra struttura novarese viene trasferita al De Pagave una donna anziana bisognosa di cure. Peccato che, insieme alla paziente, peraltro anche seriamente malata, ci sia anche il figlio, un uomo che non si è fatto scrupolo alcuno di tormentare i dipendenti per tutto questo tempo.
“Ci chiamava a tutte le ore, insultandoci con termini pesanti e dicendoci che non eravamo adeguati a svolgere il nostro lavoro – spiega la rappresentante sindacale – Ci aspettava fuori dall’istituto, di giorno, ma anche di sera, o peggio ancora di notte, per continuare ad incutere timore, ad insultarci e a minacciarci, seguendoci e tormentandoci. Qualche sera fa, erano le 22, siamo stati scortati addirittura da una pattuglia per evitare che inveisse contro di noi. Sempre in attesa del peggio”.
Paura, ma anche rabbia per non poter fare nulla, se non denunciare continuamente quanto stava avvenendo tra le mura del De Pagave: “Non ci sentivamo sicuri, nessuno ci tutelava. Dall’amministrazione ci dicevano di riportare tutto nel verbale giornaliero, ma non è servito a nulla. Sono partite diverse denunce, ma questa persona ha continuato imperterrita a darci il tormento”.
Un caso molto particolare: il figlio dell’anziana signora si è lamentato tante volte di attrezzature e organizzazione tra i dipendenti, “e la passata amministrazione l’ha assecondato in tutto e per tutto spendendo anche dei gran soldi non dovuti. Telefonava tutto il giorno e quando non squillava il telefono lui era lì, dentro il De Pagave. Spesso lasciava anche la sua biancheria da lavare, utilizzava le attrezzature della struttura e mangiava al posto di sua mamma”.
La casa di riposo è una struttura aperta, “ma una situazione di questo genere ci è capitata per la prima volta. E’ assurdo che una persona vada a lavorare con questa paura e con il timore di uscire dall’istituto e andare a prendere la macchina. Abbiamo chiesto interventi drastici nei confronti di questa persona, ma nulla è stato fatto. Sembrava quasi tutelato ed era sempre ben informato”.
Fino agli ultimi giorni, quando addirittura è apparsa sul muro di un edificio privato antistante una scritta minatoria (opera dello stesso) quella che vedete in foto. Una scritta che è stata rapidamente cancellata, cosa su cui il sindacato del Csa (Coordinamento sindacale autonomo) vuole oltretutto fare chiarezza.
“Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiega la sindacalista – Grazie al nuovo consiglio che si è insediato da poco, siamo riusciti a far valere le nostre ragioni. La consapevolezza dei grossi problemi, anche sul piano psicologico e professionale, che questa persona causava finalmente è emersa. E si è deciso di trasferire l’anziana in un’altra struttura”.
Un respiro di sollievo per i dipendenti del De Pagave, anche se pare che la donna fosse stata trasferita nella casa di riposo di San Martino dopo che fatti simili si erano già verificati nell’istituto precedente.
Ieri, Digos, carabinieri e forze dell’ordine hanno scortato la paziente all’ambulanza e i dipendenti che l’hanno accompagnata. E lui era lì, davanti, e “ha avuto ancora l’occasione e il coraggio di minacciarci, impunito”.
“Non possiamo permetterci di perdere il controllo nel nostro lavoro. Lavoriamo con persone che hanno bisogno di noi, perchè sono malate e necessitano delle nostre cure. L’intrusione di quest’uomo è stata un incubo vero e proprio. I nostri ringraziamenti vanno alla nuova amministrazione che non ci ha mai lasciato soli e si è fatta carico di questa brutta situazione”.
Un incubo che ieri si è concluso: oggi chi lavora al De Pagave lo fa con più serenità. Sorge il dubbio su come vengano affrontati i diversi “casi sociali”: “Ci chiediamo – conclude la sindacalista – perchè nessuno abbia fatto nulla contro di lui in tutto questo tempo. E’ assurdo: sembrava quasi protetto perchè agiva sempre con grande sicurezza e più volte ci ha detto che potevamo fare tutte le denunce che volevamo. Tanto lui se la sarebbe cavata”.
Per i dipendenti del De Pagave si volta pagina, da oggi, ma il timore è che le stesse cose possano verificarsi nella nuova casa di riposo dove è stata trasferita l’anziana donna.
Si vedrà!