Il nemico del riso novarese ha gli occhi a mandorla. L’UE valuta nuovi dazi studiando 5 aziende a sorteggio.
Dopo Cambogia e Myammar, il mercato risicolo potrebbe stringere accordi anche con Vietnam e Sudamerica. Il sistema del riso italiano lancia l’allarme e l’Unione Europea fa partire un’inchiesta che entro il 2018 stabilirà se e come adottare eventuali politiche protezionistiche.
Il 2018 potrebbe essere l’anno zero per gli agricoltori e le aziende risaiole locali. La Commissione Europea ha infatti dato inizio ad una indagine a campione, dalla quale potrebbe scaturire la storica decisione di riaprire una nuova era protezionistica, con l’istituzione di nuove barriere doganali. Il motivo è noto: l’importazione sempre più massiccia del riso proveniente soprattutto da Cambogia e Myammar, decisamente più appetibile alle industrie di trasformazione, sotto tutti i punti di vista. Ne ha parlato di recente all’Accademia dei risi, il presidente dell’Ente Nazionale risi Paolo Carrà, lanciando per altro un ulteriore allarme, per i possibili accordi con Vietnam ed i Paesi del Mercosur in Sudamerica, che immetterebbero sul mercato nuovi e più concorrenziali prodotti, con porterebbero al collasso definitivo la filiera del riso made in Italy.
Gli allarmi lanciati dai risicoltori italiani, che restano ancora i primi produttori europei, hanno finalmente indotto l’Unione Europea a prendersi carico del problema, ed il seguito è proprio l’istituzione di un’indagine, per appurare quale sia realmente il danno economico provocato dalle importazioni di riso dal Sudest asiatico sulla filiera nazionale. Alcuni tecnici dell’UE verranno in Italia e faranno una indagine a campione, visitando 5 aziende risicole a sorteggio e tre industrie di trasformazione; chi sa che il destino non cada su un produttore locale. A Bruxelles raccoglieranno dati sulla progressione negativa dei fatturati, per “misurare” l’effettiva correlazione fra l’inizio della crisi con l’allargamento sempre più tangibile dei mercati, alle importazioni globalizzate. La decisione definitiva arriverà entro la fine dell’anno: sostanzialmente andare avanti e semmai allargare ulteriormente le maglie anche a nuovi mercati sempre più concorrenziali, oppure dare corso ad una stagione di dazi che proteggano le produzioni risicole comunitarie, soprattutto per preservarne le indiscutibili qualità. Molto però potrebbero fare i consumatori al momento della scelta sugli scaffali, o meglio ancora, andando ad acquistare direttamente negli spacci aziendali o sui banchi dei mercati locali, investendo qualche euro in più nella qualità dei piatti cucinati ed una ricaduta tangibile sulle imprese agricole del territorio.