I tifosi azzurri possono davvero sperare nel ritorno dell’amato attaccante argentino? Tutti i motivi del perchè l’operazione Pablo Gonzalez-Novara calcio potrebbe davvero diventare possibile.
Il ritorno di Pablo Gonzalez non è più tabù?
Dopo l’operazione “fiducia” con la nomina di Charly Ludi a direttore sportivo, una cosa più di tutte riuscirebbe a rianimare di colpo l’entusiasmo di una piazza caduta nell’apatia, per non dire nell’amarezza. Questa cosa ha un nome ed un cognome: Pablo Gonzalez. L’ultima reale ed amatissima figura iconica del Novara calcio è tornata d’attualità, e non più (o non solo) per i rimpianti legati al suo addio, ma perchè nella tifoseria azzurra può nascere la speranza che forse le condizioni per il clamoroso ritorno potrebbero diventare concrete.
Che cosa è cambiato dal luglio 2016 quando Pablo lasciava Novara per approdare ai nemici storici dell’Alessandria? Intanto sono passati due anni, nei quali i grigi hanno investito centinaia di migliaia di euro, senza riuscire a raggiungere la tanto agognata promozione in serie B e malgrado Gonzalez non sia certamente imputabile di scarso rendimento (85 presenze, 36 reti e 21 assist) il peso del suo oneroso ingaggio, comincia ad incidere anche il budget (fino ad ora apparso sconfinato) dei mandrogni. El Cartero con gli orsi alessandrini, ha ancora due anni di contratto a 350 mila euro nette a stagione, al lordo significa un impegno finanziario di circa 1.4 mln di euro. Per la società del presidente Masi, una cessione dell’argentino, significherebbe liberare importanti risorse da reinvestire in qualche prospetto più giovane, perchè non dimentichiamo che Gonzalez lo scorso 28 maggio ha compiuto 33 anni. Per quale motivo però il Novara dovrebbe accollarsi una cifra simile e soprattutto investirla su un giocatore che si avvia a chiudere la carriera, se per altro proprio questi motivi sarebbero stati alla base della sua contestatissima cessione di due anni fa?
Perchè Novara per Pablo Gonzalez non è Alessandria, e per gli azzurri è oramai chiaro che Pablo non è un giocare come un altro. L’attaccante che con la maglia azzurra a superato le 200 presenze, condite da quasi 70 perle, ha la città della Cupola nel cuore, e la sua famiglia ci ha messo radici, con la moglie Veronica che sarebbe fra i principali sponsor di un eventuale ritorno. Per Pablo Gonzalez è venuto il momento di guardare anche oltre al campo e Novara sarebbe la piazza perfetta per regalare ancora qualche anno di gioie sul campo, per poi cominciare una carriera dirigenziale in una società che sta ripartendo da zero, a fianco dell’amico fraterno Charly Ludi. Da questo punto di vista, la sostenibilità finanziaria per il Novara calcio, potrebbe essere fattibile, ripetendo ciò che è già stato fatto con Marco Rigoni; quando il presidente De Salvo trasformò l’impegno del numero 10 azzurro da giocatore, in uomo marketing, spalmando negli anni il quantum che inizialmente era destinato alle sue prestazioni sul campo. Con Gonzalez, magari a cifre leggermente riviste, si tratterebbe di allungare da 2 ad almeno 4 anni il contratto in essere con l’Alessandria, con l’argentino che forse un altro paio di stagioni da calciatore in serie C le può certamente fare.
In una intervista a “La Stampa” rilasciata al collega Filippo Massara al momento dell’addio, Pablo Gonzalez aveva detto che “non sarebbe tornato al Novara fino a quando ci fosse stato Domenico Teti” ora il direttore non solo è cambiato, ma al suo posto è arrivato l’uomo che meglio di tutti ha il potere di riportare a casa el Cartero. Le condizioni teoriche per il grande ritorno ci sono tutte, ma perchè si verifichino, l’impedimento più grande, riguarda ora le operazioni in uscita. La vera difficoltà per il ds azzurro, non sarà convincere Pablo a tornare in azzurro, ma cedere i giocatori ancora in rosa, legati al Novara calcio da contratti onerosissimi. Siamo convinti che se Ludi riuscisse a liberarsi di Maniero, Sansone, Sciaudone e Ronaldo, il figliol prodigo potrebbe davvero tornare a casa, restituito all’abbraccio dei tifosi azzurri, in un’operazione che anche per Massimo De Salvo, varrebbe mille volte di più, che qualche scusa per farsi perdonare la retrocessione.