Informazione, formazione e prevenzione: sono gli obiettivi del progetto del Giovani di Forza sulla diffusione del virus Hiv. Un progetto che, stando ai numeri, risponde ad esigenze ben precise sul territorio, ma che, d’altro canto, sta suscitando anche qualche polemica.
“Novara è la prima città del Piemonte per numeri di casi di Hiv – spiega Francesca Riga – Come gruppo Giovani abbiamo promosso studi e ricerche sull’Aids attraverso bandi per borse di studio e dottorati di ricerca. Abbiamo poi avviato campagne di prevenzione e di educazione alla salute con la pubblicazione e la diffusione di materiale informativo e attraverso conferenze, dibattiti ed interventi mirati, sia nelle scuole che nei luoghi di aggregazione giovanile”.
In questi giorni, si è anche svolto un corso di formazione e di aggiornamento per gli operatori socio-sanitari e per i volontari.
“Siamo andati davanti alle scuole – prosegue Riga – e abbiamo distribuito un dépliant informativo, parlando di prevenzione e di cure e consegnando anche un kit che conteneva un cd e dei profilattici e che è stato composto grazie al sostegno delle Regioni Piemonte e Lombardia e del Parlamento europeo. I ragazzi si sono dimostrati molto interessati alle nostre informazioni. Il kit conteneva anche una carta del rischio che disegna i comportamenti sessuali tra i ragazzi”.
La campagna dei Giovani di FI proseguirà a settembre, “quando proporremo ufficialmente ai presidi delle scuole di Novara di installare nelle scuole dei distributori di profilattici ad un costo minore. I rischi dovuti all’Hiv sono davvero altissimi e le abitudini sessuali dei ragazzi, purtroppo, sono notevolmente cambiati rispetto al passato. Abbiamo parlato informalmente con qualche capo di istituto e abbiamo risocntrato interesse”.
Si dichiarano “sconcertati” di fronte a tale iniziativa i membri dell’associazione Popolo della Famiglia di Novara: “Condividiamo con i giovani di FI la preoccupazione per il diffondersi di una malattia grave e delicata come quella dell’Hiv, ma riteniamo che la soluzione proposta andrebbe solo ad aggravare il problema, anziché risolverlo. Si crede che un maggior uso di contraccettivi artificiali e la cosiddetta “educazione sessuale” a scuola siano i mezzi per combattere le gravidanze indesiderate – e quindi gli aborti – e la trasmissione di malattie, ma così non è. È giusto di poche settimane fa una notizia, definita da molti “sorprendente”, ma che in realtà sorprendente non è che potrebbe insegnare molto anche riguardo la vicenda in questione. Si riportava come in Inghilterra, a causa della crisi, si siano ridotti sensibilmente i fondi stanziati per i corsi di educazione sessuale a scuola: questi fondi servivano anche a comprare contraccettivi che venivano poi distribuiti in classe ai ragazzi. Ora, quello che si è osservato è che insieme col numero di contraccettivi distribuiti è crollato drasticamente anche il numero di gravidanze indesiderate e di malattie a trasmissione sessuale”.
Secondo il Popolo della Famiglia, “la giusta ricetta sarebbe quella di ridare centralità all’educazione all’affettività (che è cosa molto diversa dall’educazione sessuale), insegnando ai ragazzi a costruire relazioni forti e vere e responsabili, e non passare il messaggio della sessualità come mera tecnica e appagamento superficiale: una sessualità consumistica, da fast food”.