Interventi assistiti con gli asinelli su persone con disabilità. Alla Cà di Asu di Olengo (Novara) riprende il progetto di pet therapy “Gli amici ritrovati… un anno dopo”, grazie a un fondo costituito presso la Fondazione Comunità Novarese
Nuova edizione per il progetto “Gli amici ritrovati”, promosso dall’Associazione L’Ontano e reso possibile (come già lo scorso anno) da una donazione da parte del Fondo Leo Rosanna e Giovanni Pagani, costituito presso la Fondazione Comunità Novarese Onlus. Anche per il 2019, il Fondo ha scelto di sostenere il progetto di Interventi Assistiti con gli asinelli “Gli amici ritrovati… un anno dopo”, con una donazione di 19.900 euro.
Per “interventi assistiti con gli animali” s’intende quello spazio di benessere dedicato a persone con disabilità e difficoltà intellettive o relazionali in cui l’animale s’inserisce in una triade, insieme all’utente e all’operatore, svolgendo una funzione di “facilitatore della comunicazione”.
Il progetto nasce, proprio, con l’obiettivo di rispondere ad un bisogno fondamentale dell’utenza cui si rivolge: l’esigenza di stabilire una relazione che restituisca spensieratezza, coinvolgimento, curiosità, desiderio di interagire. L’Associazione L’Ontano può colmare questa mancanza attraverso il suo principale campo di azione: gli Interventi Assistiti dagli Animali, definiti un tempo “pet therapy”. Per rendere efficace l’intervento, L’Ontano propone un percorso di 10 incontri rivolti a gruppi di 5/6 utenti, della durata di un’ora circa a cadenza settimanale e gestiti dall’Equipe della Ca’ di Asu composta da psicoterapeuta, psicologo, educatore, coadiutore ed esperto di benessere dell’asino.
“I risultati del primo anno di progetto – commentano Elena Vezzù e Sonia Daghetta dell’Associazione – sono stati davvero incoraggianti: abbiamo coinvolto diverse realtà associative novaresi (Sth Galliate e Trecate, Anffas Borgomanero, Casa Nazaret di Morghengo e Raf Casalvolone) e diffuso la conoscenza in merito agli interventi con l’asino. Tutte le associazioni hanno espresso il desiderio di poter proseguire il percorso anche quest’anno e siamo davvero felici di poterlo fare.
Negli incontri si propongono attività di conoscenza e primo contatto con l’asino, osservazione del singolo asino e delle dinamiche del branco, conoscenza e manutenzione degli attrezzi di cura quotidiana dell’animale, grooming (attività con spazzole, brusche, striglie ecc.), conoscenza del linguaggio corporeo dell’asino, esercizi di socializzazione ed educazione, foraggiamento, conduzione alla longhina in paddock libero o percorsi strutturati, momenti di interazione libera e non strutturata, giochi di “attivazione mentale”.
“Abbiamo avuto modo di osservare direttamente sul campo la metodologia utilizzata durante la prima edizione del progetto – chiude Cesare Ponti, presidente Fondazione Comunità Novarese – e siamo rimasti molto colpiti. I ragazzi che hanno a che fare con gli asini ne traggono benefici importanti e i risultati sono evidenti. E’ molto emozionante osservare l’alchimia che si crea tra l’utente, l’operatore e l’animale ed è visibile ad occhio nudo quanto la relazione funzioni e favorisca l’autonomia e la presa di coscienza dell’altro”.