Ipazia non decolla e, nonostante i solleciti, non sembrano emergere risposte concrete sulle prospettive che interessano il centro ricerca immunologica di Sant’Agabio. Se da una parte sarà l’Università del Piemonte orientale ad occuparsi della struttura, dall’altra emerge chiaramente la difficoltà di trovare interlocutori disposti a sfruttare appieno le potenzialità del progetto che rientra nel Pisu (Piano integrato di sviluppo urbano) . Otto milioni di euro il costo, un’inaugiurazione che risale ormai ad un anno e mezzo fa e poi il silenzio che incombe su quella che, da più parti, è stata ridefinita la “cattedrale nel deserto” di Sant’Agabio.
All’interrogaizone del Pd, nl consiglio comunale odierno, ha risposto l’assessore all’urbanistica, dando per certi i tempi di apertura “Marzo 2018 – ha detto Borreani. Ma per l’incubatore d’impresa, che avrebbe dovuto costituire un elemento centrale nel progetto, accanto al centro di ricerca sulle malattie autoimmuni, il nulla. Nel senso che nel 2016 è stata “esperita una gara mediante procedura aperta per la concessione dei locali da destinare ad incubatore d’impresa. Gara andata deserta, non sono pervenute offerte”, ha sottolineato l’assessore.
Ora si starebbe pensando di gestire l’immobile (sia per l’incubatore sia per la gestione dell’edificio) in convenzione con Upo. Ma le valutazioni sarebbero ancora in corso.
Nel frattempo, Ipazia sembra emanare una triste sensazione di abbandono, con qualche cantiere qua e là (che servirebbe a portare a termine alcuni lavori di corollario), con quegli spazi enormi completamente vuoti (per il momento), e con una manutenzione del verde e dell’immobile stesso che lascia un po’ a desiderare.
Eppure Ipazia è nata come spazio con ambiziose prospettive: un paio di anni fa, la Regione aveva annunciato l’interesse di “oltre una dozzina di imprese piemontesi, lombarde e straniere ad investire”.
Poi più nulla…