Più imprese, più non profit, pubblica amministrazione più snella.
Il resoconto tracciato oggi dall’Istat sullo stato di salute del Piemonte – rilevato nel decennio 2001/ 2011 – che è stato presentato nel corso di un convegno organizzato con Unioncamere a “Torino Incontra”, riguarda i risultati del 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi, è di quelli che lasciano sorpresi: sembra infatti che quello intercettato solo tre anni fa dall’istituto di Statistica, sia davvero un altro mondo.

Una manifestazione per il lavoro a Torino
Un mondo in trasformazione ed in potenziale crescita, lontano anni luce dagli affanni e dalla crisi attuali e dalla diffusa sensazione di recessione percepita da ampi strati della popolazione, oltre che dalle rilevazioni avvenute negli anni successivi pure da altri organismi di monitoraggio.
“Una Regione in profonda trasformazione”: e certamente lo era, anche se le avvisaglie della fase più acuta della crisi davano già i primi segnali che si sarebbero manifestati con virulenza nei mesi successivi. Per non andare troppo lontano sempre Istat, in un rapporto annuale sull’occupazione pubblicato nel marzo del 2013, evidenziava come le persone in cerca di occupazione in Piemonte fossero 213.455 contro le 187 mila del solo anno precedente (maglia nera proprio Novara, che aveva un tasso di disoccupazione del 12,4 per cento, il peggiore di tutta la Regione).
Però oggi la rilettura in controluce dei dati del primo decennio del duemila non è affatto un esercizio retorico… Perché se è vero come è vero che il “mondo da allora è cambiato”, risulta altresì vero come le potenzialità e le premesse di quelle performance positive non siano affatto andate perdute ed anzi abbiano in qualche caso provato ad innescare un’inversione di tendenza.
Quindi vediamoli meglio questi dati.
Il campione di imprese preso in considerazione è ampio ed ha coinvolto anche 26 mila istituzioni non profit e 1600 amministrazioni pubbliche.
La realtà regionale, con 336.338 imprese attive, è caratterizzata da “specializzazioni produttive plurime ed un buon dinamismo del tessuto imprenditoriale” dove cedono “in modo contenuto i livelli di occupazione” a causa di trasferimenti, delocalizzazioni all’estero e ristrutturazioni organizzative.
Questo tessuto produttivo occupava 907 mila lavoratori dipendenti, 424 mila indipendenti, 28 mila esterni e 14 mila temporanei. Il 50,7% dei dipendenti ha la qualifica di operaio, il 38,8% di impiegato ed il 5,9% di dirigente e quadro (questa presenza direzionale è superiore a quella della media nazionale dell’intero Paese, dove i dirigenti ed i quadri rappresentano il 4,7 per cento del totale degli occupati).
Attivissimo in Piemonte è il settore del non profit: le organizzazioni alla fine del 2011 erano 25.962, cresciute del 25 per cento rispetto al 2001. In esse sono impiegati 50 mila addetti (con una crescita del 42,3 per cento rispetto all’inizio della rilevazione), 20 mila lavoratori esterni e soprattutto, dato rilevantissimo, ben 423 mila volontari.
Diffusissima in questo settore, rispetto alla media nazionale, è la presenza di istituzioni come enti ecclesiastici, comitati, società di mutuo soccorso ed istituzioni sanitarie ed educative. In questo ambito assistenza sociale e protezione civile contano 22 mila addetti pari al 37,8 del totale regionale).
Secondo il censimento nel corso degli anni è cambiata anche la pubblica amministrazione perché alla fine del periodo considerato le istituzioni pubbliche erano 1623, il 20,9 per cento in meno rispetto al 2001. Le unità locali della regione erano 7602 con circa duecentomila dipendenti attivi (al netto di militari ed appartenenti alle forze di polizia). La pubblica amministrazione dunque ha fatto una cura dimagrante, in questo sostenuta anche da interventi normativi e processi di razionalizzazione. Tendenza inversa per la Regione, che ha registrato un aumento di addetti pari al 10,8 per cento, mentre nei Comuni si è rilevata una flessione dell’11,1%.
Anche la situazione verificata a Novara è tutto sommato di quelle definite positive, soprattutto per quel che riguarda il tasso di crescita di imprese che ha segnato un più 4% nel periodo considerato e che è risultata essere stata la migliore performance registrata sul territorio regionale – davanti a Cuneo (+3,8%), Asti (+3,5%), e Torino (+3,1) – anche se il dato risulta notevolmente inferiore a quello nazionale che aveva fissato un incremento dell’8,4%.
Insomma un “come eravamo” che apriva le porte a molte speranze, poi lo tsunami… Una guerra non dichiarata a famiglie, imprese, lavoratori che rappresenta una prova importante per il governo regionale da pochi giorni insediato, così come per il governo nazionale… Basteranno le riforme di Renzi e le misure di Chiamparino ad invertire la rotta? Auguriamoci di non scoprirlo solo allo scadere del prossimo censimento Istat!