Una delle idee dell’amministrazione Ballaré, annunciata recentemente, è quella di trasferire al Castello Sforzesco di Novara la dotazione della Biblioteca civica Negroni.
Di per sè una buona idea: perchè no? Una prestigiosa sede dove accogliere i 500 mila libri che la Negroni possiede.
Peccato siano talmente numerosi i dubbi che sorgono a fronte di tale proposta da scoraggiarla fin sul nascere… Nemmeno nello studio di fattibilità, commissionato a Zermani e associati di Parma, risulta di facile esecutività un’impresa di questo genere.
Vediamo perchè.
Lo studio innanzitutto ipotizza tre soluzioni: la Biblioteca potrebbe essere trasferita, ma solo parzialmente, nell’Ala Ovest del Castello. Questo con un costo aggiuntivo rispetto agli attuali soldi già impegnati di 1 milione 500 mila euro; altra possibilità quella di spostare la biblioteca Negroni, sempre in modo parziale, nella cosiddetta Rocchetta del Castello per 1 milione 300 mila euro; qualora si volesse, razionalmente, trasferire l’intero complesso della Biblioteca, allora i costi salirebbero a 2 milioni 800 mila euro.
Ma lasciamo per un attimo da parte i costi (che comunque non sono un elemento da trascurare): qualora si individuassero anche le risorse necessarie, effettuare un “trasloco” anche solo parziale della Biblioteca vorrebbe dire rinunciare al progetto iniziale di inserire al Castello anche i Musei (civico o archeologico). Le due realtà, stando allo studio di fattibilità, non potrebbero coesistere per motivi tecnici e di sicurezza. Ricordiamo che la Negroni ha una dotazione di 500 mila libri che equivalgono ad un peso complessivo di 200 o 300 tonnellate…
Altro dubbio: proseguendo con l’intenzione di trasferire la Biblioteca, non si potrebbero rispettare i tempi necessari ad accedere ai finziamenti europei ottenuti per il recupero del Castello. L’opera dovrebbe essere portata a termine entro giugno 2015: le opzioni di cui sopra richiederebbero almeno due anni tra permessi e lavori. Con il rischio concreto di perdere le risorse messe a disposizione.
Dubbi che l’ingegner Fabio Tomei, del Carp, sottolinea ed evidenzia chiedendo chiarezza all’amministrazione comunale su cosa si vuol fare del Castello e della Biblioteca:
“Ho letto lo studio di fattibilità e devo esprimere, come tecnico, la mia più sincera ammirazione per questi consulenti, che hanno dovuto effettuare un doppio salto carpiato all’indietro per fornire risposte razionali alla questione di questo trasferimento. Si tratta di modificare in corso d’ opera la destinazione d’uso del restauro del Castello, il cui progetto iniziale prevedeva che nel Castello fossero ospitati i musei cittadini. Ora il Comune, per motivi di sostenibilità economica di gestione, motivi stranamente scoperti solo pochi mesi fa, vorrebbe trasferire nel Castello tutta o parte la Biblioteca, ovviamente rinunciando al trasferimento al Castello di alcuni musei. Si consideri che la Biblioteca è composta da qualcosa come 500.000 volumi per un peso complessivo di 200 o 300 tonnellate, ora collocate in via Cavallotti, 6 in una torre d’ acciaio di quattro piani… Impossibile ricordare qui tutti i se e ma del caso, riportati correttamente dai consulenti, basti citare le eventuali interferenze con i lavori in corso, le modifiche che possano derivare al progetto originario e i relativi costi e tempi addizionali. A questo punto credo che ai cittadini novaresi interessi sapere dal Comune di Novara quale sarà il destino della Biblioteca Negroni e quale il futuro del Castello, che speriamo tutti non rimanga una costosissima cattedrale nel deserto piazzata nel centro di Novara”.
Il progetto iniziale, approvato all’avvio dei lavori di recupero del Castello, prevedeva la valorizzazione delle vestigia romaniche rinvenute e la collocazione all’interno dei musei civico ed archeologico, oltre ad uno spazio destinato a mostre temporanee. Una cittadella della cultura dove avrebbero trovato spazio anche un ristorante, un book shop e sale multimediali. Questo per una gestione della struttura che potesse dare un ritorno anche in termini economici, dando così vita propria al complesso; cosa che, se il Castello diventasse sede della Biblioteca, non sarebbe possbile, con ulteriori aggravi sulle casse comunali e, quindi, sulle tasche dei novaresi.