La Cassazione cancella l’assoluzione per un ginecologo accusato di violenza. In primo grado a Novara era stato condannato a 6 anni, poi l’Appello aveva ribaltato la sentenza. Per i giudici romani il processo è da rifare e nelle manovre ginecologiche è fondamentale il consenso informato
La Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di un ginecologo novarese di 64 anni, C.G., pronunciata lo scorso anno dall’Appello di Torino nel ribaltare la condanna a 6 anni inflitta in primo grado per violenza sessuale ai danni di tre pazienti. Il processo, dunque, è da rifare: gli atti sono stati mandati a una seconda corte che dovrà rivalutare il caso. Evidentemente, per gli «ermellini», ci sono degli errori nella motivazione che aveva portato i giudici torinesi a ribaltare il verdetto. Il ricorso era stato presentato dalla Procura generale del capoluogo regionale.
Si tratta di un’inchiesta della Squadra Mobile partita nell’agosto 2013 dopo la denuncia di una diciannovenne albanese visitata dal ginecologo in una clinica privata di Novara: aveva raccontato che, dopo l’ecografia, il medico aveva cominciato a farle domande sulle sue abitudini sessuali e poi l’aveva toccata deliberatamente nelle parti intime invitandola a dire quando raggiungeva l’orgasmo. Poi erano emersi analoghi comportamenti con altre due giovani, anch’esse straniere, una di 19 e una di 29 anni.
Secondo la Cassazione, ogni volta che il ginecologo visita deve chiedere il consenso informato «prima di procedere al compimento di atti incidenti sulla sfera di autodeterminazione della libertà sessuale». E’ un «obbligo giuridico» e ignorarlo è un reato: nulla importa se il medico afferma di non aver «provato piacere». Il professionista novarese ha sempre professato la sua innocenza parlando di manovre corrette, forse male interpretate dalle pazienti.