Al suo arrivo Domenico Di Carlo aveva parlato di tre settimane, quale tempo minimo necessario per capire il momento, la squadra e l’ambiente, e così cominciare a rendere efficaci i primi correttivi eventualmente apportati. Il nuovo tecnico scelto dal Novara calcio in luogo di Eugenio Corini, non immaginava certo di andare a vincere anche bene a Cittadella, di incoraggiare (pur senza vincere) il pubblico azzurro nella prima al Piola contro il solido Spezia, ma poi ritrovarsi già ad un bivio solamente tre giorni dopo lo scivolone di Avellino. La vittoria in veneto e la tripletta di Puscas hanno forse illuso che come d’incanto i problemi si fossero dissolti, con l’arrivo del tecnico laziale e l’esplosione di un giovane bomber rumeno. La terza settimana dell’era Di Carlo invece, è iniziata con nuove paure all’orizzonte, ma anche con l’opportunità di dissiparne alcune, attraverso il passaggio obbligato dell’infrasettimanale che domani al Piola (martedì 27.02.2018 ore 20.30) metterà subito difronte agli azzurri il Foggia di Stroppa, reduce dallo stop interno contro il Brescia, dopo 4 vittorie consecutive.
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TRE CORAZZIERI SPRECATI
Tre settimane dicevamo, un tempo più che ragionevole per tentare di dare sostanza, ma pure un po’ di forma ad un gruppo azzurro, che con Eugenio Corini ha paradossalmente saputo fare meglio nei momenti di maggiore emergenza, ma mai veramente espresso una propria fisionomia compiuta, tanto meno una sufficiente continuità di risultati. D’altro canto però, tre settimane sembrerebbero più che sufficienti per capire chi sia e quanto è importante per il gruppo azzurro un certo Lorenzo Dickmann, per rendere alquanto enigmatico il suo cambio praticamente di default, più o meno allo stesso minuto, per tre partite consecutive, malgrado l’andamento molto diverso anche dal punto di vista tattico. Capitolo che merita, come leggerete, un capitolo a parte.
Non era impossibile ipotizzare che un tipetto sgusciante come Bidaoui, avrebbe potuto mettere in difficoltà piuttosto facilmente un corazziere come Troest, se la cosa può essere stata valutata diversamente nelle premesse, con la preferenza rispetto a Golubovic, dopo i primi 15 minuti di Avellino-Novara, la cosa ha assunto i toni dell’evidenza, come per altro palese è stato lo spreco di una difesa a tre contro un attacco formato da una sola punta (Asencio). Lo spiegamento contemporaneo di tre centrali contro il quasi nulla dell’attacco irpino, non solo è apparso inutile spreco, ma un vero e proprio nocumento, come si vedrà in occasione del raddoppio avellinese.
LO STRANO CASO DICKMANN
Lorenzo Dickmann, teutonico-milanese classe 1996, non è solo il miglior talento azzurro del momento, ma con il maggior numero di battaglie disputate sul campo, l’uomo con più presenze in maglia azzurra. A dispetto dei suoi 20 anni, un vero e proprio leader insomma, uno che alle parole preferisce i fatti e dal quale probabilmente non sentirete mai neppure un cenno di polemica. Se la sua sostituzione diventa l’unica possibile però, perchè Di Carlo non vuole o non può cambiare qualcosa anche a sinistra, il tutto diventa un grosso problema e lo stesso Di Carlo rischia di finire risucchiato in uno schema mentale pericoloso. L’ex tecnico spezino è arrivato anche e soprattutto per provare a valorizzare meglio alcuni elementi, che volente o nolente Corini non aveva saputo utilizzare. L’operazione recupero di Casarini e Ronaldo, dopo l’iniziale ottimismo post Cittadella, sta subendo rallentamenti, ma deve giocoforza proseguire; così come vanno urgentemente trovate soluzioni alla fascia sinistra. Alcune indicazioni erano arrivate in tal senso, anche dallo stesso Corini, che a Venezia aveva proposto proprio Dickmann sulla mancina, con esiti persino strabilianti. Se per avere qualcosa in più in fase di finalizzazione (Di Mariano) perdiamo molto in equilibrio e solidità (Dickmann) beh… “Houston, we have a problem” anche perchè diciamola tutta, Lorenzo Dickmann, giocatore oramai stabilmente nel giro delle rappresentative Nazionali, non ci vuole molto a capire che nel prossimo mercato sarà il probabile oggetto del desiderio altrui. Un campionario di sostituzioni in serie, non aiuterà certo alla piena valorizzazione del giocatore, anche in termini economici; d’altro canto il subentrare a partita in corso, non aiuterà neppure Francesco Di Mariano a trovare la sua piena realizzazione. Sta a Di Carlo trovare quelle soluzioni utili a non vanificare certezze e risorse.
EPISODI MA NON TROPPO
La partita di Avellino è stata decisa dalla doppietta di Gavazzi, due reti episodiche, venute però in circostanze diverse e non così impossibili da ipotizzare. Nella prima, al 35′ del primo tempo, sono i centrocampisti centrali a farsi sorprendere, in particolare Orlandi, il quale non chiude con sufficiente verve sul numero 11 biancoverde, consentendogli di lasciare andare un destro poderoso dai 20 metri, su cui Montipò non riesce ad intervenire. Un episodio che in una partita ci potrebbe anche stare, se non fosse che solamente qualche manciata di minuti prima, lo stesso Gavazzi, più o meno dalla stessa posizione aveva colto il palo, facendo suonare un campanello d’allarme rimasto purtroppo inascoltato. La zona nevralgica del campo continua ad essere quella che desta maggiori preoccupazioni, per la difficoltà riscontrata a dare continuità di gioco e certezze a tutta la squadra. La seconda rete vale certamente qualche ragionamento in più, anche perchè il Novara la subisce a difesa piazzatissima, con un cross neppure troppo sul fondo. Ci sono addirittura sei maglie bianco-azzurre dentro l’area irpina, ma l’occupazione dello spazio risulta comunque inefficace. Mantovani in pratica fa il libero, perchè come spiegavamo prima, con un solo attaccante (Asencio) l’Avellino non da punti di riferimento e l’ex di Torino e Chievo, anche nella circostanza, sta in mezzo all’area a guardare. Troest prende Asencio, mentre Di Mariano si fa risucchiare al centro seguendo Bidaoui. A fianco di Mantovani sulla sua sinistra, Chiosa guarda da molto distante Lavarone, mentre Calderoni prova un po’ timidamente a chiudere sul pimpante Cabezas. In pratica, mentre l’ecuadoregno di proprietà dell’Atalanta, può quasi comodamente rientrare sul sinistro e calciare sul secondo palo; in mezzo all’area ci sono tre centrali per un solo attaccante, e così a destra Gavazzi si inserisce nel buco, trasformando in rete con un pregevole interno destro. Questa rete è figlia dell’inutile abbondanza difensiva centrale e della ingenuità tattica di Di Mariano che si fa attirare in una marcatura a uomo, perdendo di vista la sua zona di competenza. Con tre marcantoni staticamente l’ha nel mezzo, il rischio è uscire alti o passeggiare fuori zona; impossibili i raddoppi sugli esterni e quindi molto più facili gli inserimenti dei centrocampisti avversari. Tutte cose che Di Carlo avrebbe potuto gestire un po’ meglio.
DI CARLO EPPUR SI MUOVE
Fatte le doverose critiche al tecnico, non vanno assolutamente tralasciati meriti e neppure alibi, come il chiaro rigore non fischiato sullo 0-0 per un affossamento in area subito da Troest. La personalità si vede, come si intravvedono sprazzi di gioco, anche se le famose “tre settimane” che lui stesso ha chiesto non sono anche trascorse. Ragionando su ciò che scriveva Farbizio Caramagna “Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazioni” diverse cose buone e giuste si sono già viste ed anche se ad Avellino non è arrivato il risultato, in parte si sono pure confermante.
La squadra continua ad avere una sua fisionomia e prova concretamente a condurre la partita, con tutte le buone intenzioni di provare ad offendere. Tanto è vero che pure al Partenio Lombardi, non sono mancate occasioni potenziali e la squadra è rimasta in partita fino alla fine, con la sufficiente dose di grinta ed agonismo. Insomma, malgrado la sconfitta “eppur si muove” qualcosa e speriamo non troppo alla lunga, le migliorie dovrebbero pure metterci al riparo da troppa sofferenza.
COL FOGGIA MIMMO E’ AL PRIMO BIVIO
Di Carlo ha sbagliato tutto ed il 3-4-1-2 è da buttare? Non sia mai detto! Il mister di Cassino ha sufficiente esperienza e qualità per superare il momento, anche e soprattutto facendo tesoro dei propri eventuali errori. Per fortuna ci sarà subito la possibilità di una rivalsa, nel delicatissimo infrasettimanale contro il Foggia. Con il suo nuovo 3-5-2 Stroppa ha infilato una serie utile di 4 vittorie consecutive che hanno portato fuori dalle secche della bassissima classifica i satanelli a quota 34, però a soli 3 punti dagli azzurri, giusto lo spazio di una eventuale vittoria novarese.
Con una disposizione tattica quasi speculare e con 2 attaccanti veri e complementari, i pugliesi non sono l’avversario migliore per provare ipotesi tattiche sperimentali, che non prescindano dalla difesa a 3, magari con il rientro di Golubovic, il quale per caratteristiche, può garantire maggiore complementarietà ed equilibrio al reparto. Visto che ha riposato e vista la prestazione non eccelsa del suo sostituto, è probabile rivedere in campo anche Ronaldo. Avrebbe bisogno di un turno di riposo anche Moscati, che canta e porta la croce da quando è arrivato in azzurro, e le ipotesi per poterlo far rifiatare non mancano. Dall’impiego in trequarti di un giocatore offensivo come Di Mariano, oppure Sansone; con Macheda o Maniero a fianco di Puscas. L’unica incertezza riguarda Montipò, uscito da Avellino con un colpo da assorbire. Tornando alla fatica per le gare ravvicinate, che pare abbia condizionato anche i cambi non felicissimi di Avellino, Di Carlo potrebbe tentare di rimettere in piedi anche lo stesso Sciaudone, proprio facendolo lavorare fra le linee, dove quanto meno non farebbe danni nei ripiegamenti difensivi. Se non ci riesce lui che lo conosce bene, anche l’ex spezzino rischierebbe seriamente di finire nell’elenco dei “riempitivi” inutilizzati che rischiano di prendere polvere insieme alla panchina azzurra.