Parliamo ovviamente di Novara, la nostra città.
Storie di Novara e su Novara non ne sono state scritte molte.
Ricordiamo, per esempio, quella di Francesco Cognasso (1886-1986), che era un torinese, e quindi non poteva possedere, fatalmente, quel “back-ground” di cui è impregnata ogni città, ogni ambiente, ogni situazione.
Se non si sono vissute personalmente, intimamente, certe storie non riescono mai a convincere in pieno. Nella pur documentata e incisiva storia di Cognasso, sotto certi aspetti esemplare, si cita marginalmente, “en passant”, una delle più significative realizzazioni compiute dai novaresi che, sotto il profilo urbanistico, non sono certi stati dei rivoluzionari. Ma non facciamo alcuna colpa allo storico Cognasso. Anzi, chapeau!
Ebbene, uomini di grande buon senso, che amavano la propria città e volevano viverci bene, idearono e nel tempo completarono uno dei “monumenti” più importanti e lodevoli di Novara, il parco dell’Allea.
PARCO DELL’ALLEA: LA STORIA DI UN MUSEO A CIELO APERTO
Un parco pubblico di straordinaria ricchezza, vasto 50mila metri quadrati, sul quale vivono oltre 800 piante. Eravamo alla metà del 1700 circa, il secolo dell’Illuminismo. Novara era stata annessa al Piemonte pochi anni prima, con il trattato di pace firmato da Carlo Emanuele III di Savoia nel 1739.
I sindaci del tempo erano nomi che avrebbero interessato Novara per secoli, prima l’avvocato Carlo Antonio Bellini, poi il marchese Giovanni Tornielli. I novaresi non fecero fatica a sentirsi subito piemontesi e savoiardi, erano veramente stanchi dell’occhiuta occupazione austriaca.
Quando venne firmata la pace, il consiglio comunale di città nominò due delegati, il marchese Gaudenzio Bagliotti e il conte Ottaviano Tornielli, per portare al Re l’omaggio e al riconoscenza dei nuovi sudditi.
Dopo una snervante attesa, finalmente il 3 ottobre 1739 i rappresentati novaresi furono in grado di dichiarare a Carlo Emanuele III tutta la loro devozione.
I consiglieri del Re, lo stesso Re, che conoscevano abbastanza bene la nostra città, conoscevano quali fossero i bisogni più urgenti.
Prima di tutto il risanamento di tutto il territorio che circondava la città. La famosa “Cunetta” si presentava infatti come un’autentica palude con acque stagnanti e produzione industriale di malsani miasmi, apportatori di malattie e di contagi.
Lo Stato piemontese si fece carico dell’apertura di canali di scolo, sostenendo le relative importanti spese per un’opera ritenuta indilazionabile.
LA RINASCITA DI NOVARA
Novara rifiorì a nuova vita, sotto tutti gli aspetti. Possiamo ben affermare che una nuova Novara rinacque, anzi nacque, proprio a partire da quel periodo storico. I novaresi ringraziarono tangibilmente il Re restauratore e nel 1765 collocarono a Porta Vercelli una lapide in suo onore. Primo governatore di Novara, in rappresentanza dei Savoia, fu nominato il marchese di Rivarolo, ovviamente appartenente alla nobiltà piemontese.
Imprimetevi bene nella mente il nome di questo gentiluomo, perchè fu proprio lui ad iniziare la sistemazione dei territori intorno al Castello Sforzesco, zona chiamata anche “Ortello”. Come primo lavoro, il Rivarolo fece mettere a dimora diversi olmi del filare est, quello dell’attuale viale delle Carrozze, lungo la zona di accesso al bastione di San Luca. Qualche esemplare di questi olmi secolari è riuscito a sopravvivere sino ai nostri giorni, e si tratta certamente degli alberi novaresi più longevi, più “vecchi”.
NASCE L’ALLEA
Finalmente nel 1780, il consiglio di città, massimo organo rappresentativo e decisionale, approvò l’iniziativa di creare una vera e propria “allea”. Dal francese “allée”, viale alberato.
Del disegno generale del parco verde fu incaricato il conte Dell’Ala di Beinasco, altro nobile torinese. La spesa calcolata per realizzare quell’opera mastodontica venne considerata eccessiva, strabiliante per i tempi: oltre sei mila lire italiane!
Furono individuate due fonti primarie del finanziamento: la solita colletta pubblica, cioè una forma mascherata di tassazione; e la rendita sulla vendita dell’acquavite, prodotto allora molto apprezzato dai novaresi. I nostri concittadini a quel tempo erano spesso immersi nella nebbia e alla mercé di inverni piuttosto lunghi e gelidi. Quindi un sorso di acquavite dava calore e faceva rinascere un po’ di voglia di vivere!
Intanto, ai primi dell’800, lo stesso viale delle Carrozze prese il nome di “Allea vecchia”, in concomitanza con la nascita del parco chiamato “Allea nuova”, che stava sorgendo dall’altra parte della zona retrostante il Castello Sforzesco.
110 MILA METRI QUADRATI DI VERDE
La prima metà dell’800 registra un notevole incremento del patrimonio arboreo, tanto che nel 1858, Novara che contava allora 27 mila abitanti ed esigenze igienico-sociali nettamente inferiori a quelle odierne, poteva disporre di ben 110 mila metri quadrati di verde pubblico. Vale a dire, quattro metri quadrati per ogni novarese!
Furono piantati molti platani, sia sul viale denominato oggi IV Novembre, sia in fregio a quelli intitolati al socialista Filippo Turati e al sindacalista Achille Grandi.
Alberi di notevoli dimensioni che possono raggiungere i 40 metri di altezza con tronco dritto e corteccia sottile, che si sfalda in placche più o meno ampie.
Nella zona del baluardo San Luca, nel lontano 1870, in una casa che oggi non esiste più e che ospitava una birreria, venne creata la prima sezione Velocipedistica Novarese, con libero circuito di cicli, bicicli e tricicli luno i viali del pubblico passeggio.
Passano vent’anni, siamo intorno al 1890, il grande successo della bicicletta sprona gli appassionati e lungimiranti dirigenti, veri pionieri come Arturo Merati, Ponzani, Boggione, Rosina, Gadda, Rivolta, a costruire addirittura una pista in terra battuta, della lunghezza di 400 metri, posta proprio di fronte al manicomio provinciale.
NEL 1890 INAUGURA LA PISTA PER BICICLETTE
L’inaugurazione della pista dell’ottobre 1890 è festosissima. Si svolgono le prime gare di velocità in cui fra l’altro si fanno luce il novarese Mario Rosina, studente in ingegneria, e il signor Luigi Cantù di Milano. Desta molta curiosità anche la gara riservata i tricicli.
I bellissimi viali della nostra Allea serviranno anche per le passeggiate a cavallo degli aristocratici novaresi, fra i quali si distingue, negli anni Venti e Trenta, la marchesa Catherine Ferrandi Faraggiana, titolare di una favolosa scuderia di purosangue. I viali dell’Allea ospitano anche gli allenamenti del podista Umberto Barozzi, per “fare il fiato” e potenziare la muscolatura. Per allenarsi meglio, il velocista novarese (primo campione italiano e recordman sui 100 metri, oltre che primo olimpionico novarese), che è cancelliere al Tribunale, insegue il suo fedele cane che gli corre davanti!
LA GIPSOTECA DELL’ALLEA
Le Allee diventano presto anche una magnifica gipsoteca, o meglio museo di monumenti e statue all’aperto.
Nel settembre del 1901 viene inaugurata, nella zona che sovrasta il Prato della Fiera (vicino alle attuali Poste centrali) una statua dedicata al duca Ferdinando di Savoia. Questo monumento sarà poi impietosamente distrutto dai militi della repubblica di Salò nell’ottobre del 1044, in sfregio alla casa Savoia, considerata traditrice dell’idea fascista. E anche come reazione all’attentato operato da ignoti (forse partigiani arrivati da fuori Novara) alla caserma Perrone con diverse vittime fra i militari.
Stessa sorte subisce il cippo marmoreo realizzato nel 1903 e dedicato a Felice Cavallotti, deputato radicale ucciso in duello nel 1898 dal deputato della destra e giornalista veneziano Ferruccio Macola.
Nel 1910 viene inaugurato sull’attuale viale Turati una statua dedicata al conte Giuseppe Tornielli di Vergano, senatore del Regno e ambasciatore a Parigi.
Questo è il primo monumento del Museo all’aperto dell’Allea,
Seguiranno poi la fontana di San Luca (vicino al Barlocchi); il Monumento ai Caduti della Grande Guerra dello scultore molisano Stagliano; la statua della Contadina del turbighese Carlo Bonomi; nel dopoguerra, il busto all’asso dell’aeronautico e degli aerosiluranti Carlo Emanuele Buscaglia.
E ancora il monumento al grande Vescovo Leone Ossola (vicino alle Poste centrali); e recentemente le lapidi al generale Edoardo Gherzi, eroe di Cefalonia; il monumento ai Caduti di Nassiriya in Iraq con il novarese Massimo Ficuciello; la lapide al comandante marino Enea Picchio.
In tutto nove, fra monumenti statue e lapidi, che formano oggi sull’Allea -il magnifico polmone verde di Novara- un autentico e stimolante “Museo all’aperto”.
Che potrebbe essere, nel suo piccolo, un’ulteriore attrazione per i futuri turisti di Expo 2015.