La mostra sulla geografia infiamma il dibattito a Novara.
Nelle giornate pesanti in cui si vive il dramma degli ex dipendenti delle Officine Grafiche, lasciati a casa dopo la chiusura dell’azienda – che è stata oggettivamente protagonista della storia imprenditoriale della città – l’iniziativa della Provincia di Novara di realizzare una mostra sui cent’anni dell’istituto geografico non è certo stata apprezzata da tutti.
Se ai più potrà apparire lodevole l’evento culturale (che la storia della cartografia italiana e non solo si sia scritta sotto la cupola di San Gaudenzio è un fatto) il contrasto con la brutalità – e l’attualità – dell’epilogo della vicenda industriale è troppo stridente per non creare polemica.
Appare addirittura singolare che dalle stanze di Palazzo Natta nessuno, evidentemente, ci abbia pensato. Ma così è.
Sindacati e lavoratori, anche se con posizioni e determinazioni diverse, non hanno gradito.
E come dar loro torto, vien da dire?
Reazioni che hanno costretto oggi il Presidente della Provincia, Matteo Besozzi, ad una serie di precisazioni, affidate ad un comunicato stampa: “In merito agli articoli pubblicati in questi giorni su una testata locale (La Stampa – ndr) riguardo l’iniziativa culturale collegata alla geografia che si svolgerà in autunno è doveroso effettuare alcune precisazioni. Per prima cosa non si tratta di una mostra celebrativa dedicata alla storia di De Agostini, ma di una rassegna con conferenze di scienziati e giornalisti (che ne costituiscono l’evento principale), percorsi per le scuole e anche una piccola mostra che ripercorre l’evoluzione della cartografia in cui ovviamente anche De Agostini ha giocato un ruolo da protagonista che non può e non deve essere ignorato men che meno a Novara”.
Ed a chi chiedeva che le risorse destinate alla mostra fossero dirottate verso aiuti per i disoccupati Besozzi risponde “L’appuntamento è inserito tra le iniziative del Sistema culturale integrato novarese, finanziato da Fondazione Cariplo, il cui tematismo, la geografia appunto, è stato definito da oltre tre anni e non può essere modificato pena la perdita dei contributi: in questo contesto non è quindi possibile utilizzare le risorse per altro se non per un appuntamento culturale”.
“La posizione di scetticismo assunta da lavoratori e sindacati è comprensibile – ammette il Presidente – perchè gli articoli hanno descritto l’appuntamento culturale per quello che non è, ovvero una mostra celebrativa; spiace molto, anche perchè proprio per dimostrare sensibilità verso i lavoratori e la difficile situazione aziendale, l’appuntamento culturale è già stato fortemente ridimensionato rispetto al progetto iniziale che prevedeva una mostra ben più ampia. Cancellarlo del tutto avrebbe però voluto dire perdere risorse già stanziate da una Fondazione bancaria, risorse vincolate alla cultura e al tematismo a suo tempo individuato, importantissime in questo periodo in cui investire in questo settore risulta davvero quasi impossibile”.
Il ragionamento non fa una grinza… Il che però ci porta ad una considerazione e ad un modesto suggerimento: posto che proprio in queste ore drammatiche gli ex dipendenti hanno chiesto di “non essere dimenticati” e che l’attenzione mediatica sulla loro vicenda, umana e professionale, non venga meno, non sarebbe opportuno che una piccola sezione della mostra – ancora più una delle conferenze collegate – trattasse dell’epilogo di questa vicenda imprenditoriale?
Sarebbe un gesto indubbiamente dirompente, ma anche di un segnale di solidarietà difficilmente contestabile… Che ne pensa Presidente?