La “paniscia”, il piatto tipico della cucina novarese, potrebbe diventare un “presidio” Slow Food. E’ una delle proposte che sono state presentate oggi, durante una conferenza stampa all’Auditorium della Bpn, dagli artefici della Condotta di Novara: Antonella Bagnati, Paola Rusca, Giampiero Cravero e Giorgio Albertinale.
Si tratterebbe di un bel colpo d’immagine per il nostro risotto tradizionale, oltre che di una garanzia per la sua qualità.
“Abbiamo tante idee in cantiere – dice la presidente Antonella Bagnati .- intanto abbiamo ancora due serate dedicate al corso sulla birra (tutte le informazioni qui): un’opportunità straordinaria per conoscere un prodotto che sta avendo un grandissimo successo e che sta crescendo esponenzialmente in termini di qualità. Il 20 ottobre ci sarà un convegno, organizzato dal Comune di Novara, cui parteciperà Carlin Petrini (il patron di Slow Food) che rappresenterà anche l’avvio ufficiale della Condotta di Novara… Infine il 20 novembre una serata organizzata dai Lions per raccogliere fondi in favore della realizzazione di orti in Africa, uno dei nostri progetti emblematici. Inoltre abbiamo programmato diverse serate a tema nei ristoranti di Novara: ad esempio una dedicata al tartufo…”.
“Parteciperemo al Salone del Gusto – dice Paola Rusca – con uno spazio dedicato alla Condotta di Novara e ci è stata richiesta una collaborazione per lo stand del Comune di Novara… Un’attenzione positiva ed importante per noi che siamo nati da poco”.
“Slow Food non è un marchio… E’ una filosofia – interviene Giampiero Cravero, noto chef novarese .- una filosofia che io come ristoratore mi sento di sposare e spero molti altri colleghi con me: attenzione alla qualità, valorizzazione dei prodotti tipici locali, filiera corta, attenzione agli sprechi… Quando un cliente viene nel mio ristorante e chiede di poter portarsi via gli avanzi di una cena abbondante lo considero un successo. Significa che quel che cucino è piaciuto ed ha un “valore”.
L’attenzione agli sprechi è uno dei “pallini” di Slow Food, anche perché il ricorso alla Doggy bag (il contenitore utile a portarsi a casa gli avanzi) è ancora una rarità nei nostri ristoranti; spesso i clienti si vergognano a chiederla e diversi ristoratori oppongono resistenze per questioni di praticità “Invece – aggiunge Cravero – si tratta a mio avviso di un segno di civiltà importantissimo”.
“Il nostro obiettivo – dice Albertinale – è lavorare con tutte le istituzioni che hanno a cuore questi temi, ovviamente in sinergia. Spesso molte iniziative importanti vengono sprecate perché non si fa squadra, vanificando magari idee molto belle per carenza di collaborazione. Noi vorremmo rovesciare questo concetto e metterci a disposizione di chi è convinto come noi che queste tematiche, dalla valorizzazione dei prodotti tipici, all’utilizzo di prodotti biologici, dall’eliminazione degli sprechi, all’utilizzo corretto delle risorse disponibili, siano un valore aggiunto per il territorio”.