Le strutture e gli spazi pubblici non sono più sufficienti ad accogliere le migliaia di profughi che ormai si contano anche in Piemonte. E l’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, chiede aiuto alle parrocchie e ai privati.
“Nell’anno del Giubileo l’impegno della Chiesa sarà quello di accogliere i più bisognosi – ha dichiarato Cerutti – Già numerose parrocchie torinesi hanno fatto proprio l’invito di Papa Francesco ad aprire le proprie porte ai numerosi migranti che sono arrivati in Europa. Bisogna guardare anche oltre il sistema di accoglienza tradizionale perché è necessario dare una prospettiva ai migranti anche nel momento successivo all’ottenimento del permesso di soggiorno. In quest’ottica il ruolo delle parrocchie e delle famiglie che a loro si rivolgono sarà di rilevante importanza».
Alcune famiglie hanno già dato la propria disponibilità a contribuire nel percorso di accoglienza dei migranti.
«Ci stiamo predisponendo per raccogliere le richieste delle famiglie che vogliono mettersi in gioco in prima persona nell’accoglienza – prosegue Cerutti – A Torino e Asti ci sono esperienze importanti in questo senso, ma dobbiamo rendere uniformi le risposte che offriamo ai cittadini che ci chiedono di poter contribuire nell’accoglienza. Il nuovo bando SPRAR che è stato pubblicato sarà utile a incrementare progetti di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati anche in quelle province che non ne hanno attivi. I migranti possono essere inseriti in percorsi lavorativi. Da poco per esempio abbiamo presentato un progetto di inserimento lavorativo a Serralunga utilizzando uno strumento come Garanzia Giovani che si rivolge a italiani e richiedenti asilo. Anche perché è fondamentale non alimentare una dannosa guerra tra poveri».
Inutile negare che intorno alla questione migranti ci siano grossi problemi legati alla presenza, tra loro, di tante donne, destinate al fenomeno della “tratta”: «La Regione Piemonte ha lavorato al contrasto alla tratta – conclude Cerutti – Sono diversi i casi di donne che arrivano in Italia essendo già in contatto con quel sistema che le sfrutta e le mette nel giro della prostituzione. Stiamo lavorando a un protocollo utile a intercettare subito questi casi. I centri di prima accoglienza serviranno anche a questo, a fare da filtro per mettere in sicurezza le donne che verrebbero avviate allo sfruttamento».