A partire dal 1200 circa, in tutte le città si organizzarono delle associazioni di Arti e Mestieri, chiamate Corporazioni.
Furono talmente importanti nello sviluppo economico che perfino Bill Clinton, durante un suo intervento, ebbe a dire: “Non conosciamo ancora abbastanza bene il funzionamento delle Corporazioni Medioevali che tanta importanza ebbero”… :)
Su quella che oggi è Piazza del Duomo lavoravano due di queste Corporazioni. Una era quella delle Beccherie Maggiori (macelleria) e l’altra era quella dei Calzolai, meglio nota in buon Novarese come i “Sciavatin”. Non dobbiamo, però, immaginarli come umili riparatori di scarpe, bensì come ottimi e ricercatissimi artigiani e come ricchissimi commercianti di pelli. Grazie alla loro ricchezza detenevano anche il potere. Novara era la città dalle cento torri (oggi tutte distrutte tranne una). Una per ogni Corporazionee su ogni torre c’era una campana che veniva utlizzata per chiamare gli appartenenti alle varie categorie alle riunioni politiche.
Quando a suonare era quella degli “Sciavatin”, per il Podestà si profilava una notte insonne. Il giorno seguente avrebbe dovuto sottoscrivere qualsiasi loro direttiva. Leggi, alleanze, guerre e decisioni varie venivano accettate senza discussioni.
In un’occasione il Comune, avendo una grave mancanza di fondi (nulla di nuovo sotto il sole) chiese ai “Sciavatin” un prestito. Quando fu ora di restituire il finanziamento, i soldi non c’erano… (nulla di nuovo sotto il sole). E in cambio il Podestà diede loro la piazza sulla quale espletavano la loro attività. Da quel momento il Comune, grazie alla laboriosità dei Calzolai e in dipendenza da nessuno, divenne ricco e florido. Ma la vicenda non finisce qui.
Dunque come dicevamo, il Comune divenne ricco e prospero. Talmente ricco da potersi concedere un vero ospedale dedicato a San Giuliano e furono proprio loro, i Sciavatin, ad esserne Amministratori. E nel caso uno di loro avesse avuto bisogno di cure, c’era un posto sempre riservato. Ma non tutti amavano questa Corporazione a volte troppo potente. Sicuramente non il potere costituito che vedeva in loro un ostacolo non indifferente col quale dover sempre fare i conti.
E altrettanto sicuramente nemmeno dal popolino che ne invidiava la ricchezza e gli agi. Pertanto, quando venivano i giorni del Carnevale, la Maschera cittadina era, per l’appunto, lo Sciavatin. Vale a dire un personaggio che rifaceva il verso esagerando atteggiamenti di superbia e di tracotanza. A lui veniva affiancato il Gugnin (colui che arrivava dall’Agogna, vicino torrente), e che rappresentava il povero, il buono, l’umile che arrivava dal Contado. Il contrasto fra i due, come da Commedia dell’Arte, portava alla risata. L’ultima apparizione di questa Maschera avvenne nel 1872 sostituita nello stesso anno da quella di Re Biscottino voluta da tre pasticceri novaresi che volevano pubblicizzare il loro prodotto. Grande interprete di quest’ultima Maschera fu Enrico Tacchini che qui è giusto ricordare.
Paolo Nissotti