Natale è un giorno magico, un giorno di favole per bambini… Di quelle che poi si ricorderanno per tutta la vita.
Quella che vi racconto per questa sera di Natale però non è una favola, anche se ha per protagonista un bambino, ma una storia vera.
E’ la storia di Samuele che ha 11 anni e vive con la famiglia a Novara. Frequenta la prima media, in una bella classe con altri 22 compagni.
Samuele è un bambino speciale: è intelligente, vivace, ama le battute, l’ironia ed ha tanta fantasia. Ha una personalità spiccata e per questo vive in un mondo tutto suo… Troppo suo…
Lui, a differenza degli altri bambini ha un problema: si chiama sindrome di Asperger che il dizionario definisce un “disturbo pervasivo dello sviluppo”. E’ una sorta di autismo, individuato un paio di decenni fa e così chiamato in onore di Hans Asperger, un pediatra austriaco il cui lavoro fu riconosciuto negli anni novanta.
“Gli individui portatori di questo disturbo presentano una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività ed interessi molto ristretti. Diversamente dall’autismo classico, non si verificano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio e nello sviluppo cognitivo”… Il che rende comprensibile la difficoltà di una diagnosi rapida.
Samuele, come tutti i bambini affetti da questa sindrome, soffre di “fobia sociale”, ovvero dell’incapacità di relazionarsi con gli altri: “Per anni abbiamo cercato di capire quale fosse il problema – dice la mamma – mio figlio non parlava, si ritraeva, non comunicava… Alcuni insegnanti non capivano… Lo pensavano distratto, egocentrico, assente… Ovviamente i compagni di scuola lo isolavano, in qualche caso lo deridevano… E’ stato un inferno…”.
Già perché la vita di Samuele è caratterizzata da comportamenti ed interessi che sono sempre uguali, sempre gli stessi. I bimbi come lui hanno capacità non comuni di lettura e scrittura, sanno ricordare dettagli e minimi particolari, colgono doppi sensi meglio di altri, ma hanno difficoltà ad apprendere attività manuali, fare sport, riconoscere volti… Insomma per loro è difficile avere una vita di relazioni.
“E’ stato molto complicato far capire agli altri quali fossero i problemi di Samuele. Il rischio in questi casi è l’isolamento che ha come conseguenza il peggioramento delle sue condizioni. D’altra parte capisco anche gli altri bambini che in qualche caso si sono sentiti rifiutati… Insomma relazionarsi con un soggetto affetto da questa sindrome è molto impegnativo ed in qualche caso mi sono davvero sentita sola, ma lasciamo stare”.
Samuele cresce, va in prima media, ma la sua vita non cambia: ha il terrore di andare a scuola. Per questo spesso non ci va. “Quando deve andarci non dorme la notte, si agita, ha crisi di panico ed angoscia…”.
Dov’è la bella storia di Natale, direte a questo punto?
Ci arrivo, perchè la bella storia vede protagonisti appunto i bambini…
I compagni di classe di Samuele, infatti, ma anche le maestre, non hanno impiegato molto a capire quanto fosse importante intervenire perchè sì, forse quel bimbo ha comportamenti strani, ma mica perché è cattivo.
Loro non sono come quei bimbi che lo prendono in giro, hanno capito che Samuele è fatto così ed a loro piace. Ma come farglielo sapere se non viene a scuola?
Pensa che ti ripensa.. L’idea non si sa a chi sia venuta, non è chiaro, ma è comunque bellissima “L’altra sera mi squilla il campanello – riprende la mamma – Erano due compagni di classe di mio figlio: sono entrati in casa e tutti orgogliosi mi hanno consegnato 22 letterine più quelle delle insegnanti. Una più bella dell’altra, una più commovente dell’altra”.
Eccole:
“Anche se non sei un chiacchierone il tuo silenzio ci manca”.
“Ciao come stai? Tutti non vediamo l’ora di rivederti! Nella nostra classe c’è un banco vuoto, il tuo. Ritorna stai certo che ti divertirai! Se avrai bisogno di qualcosa puoi contare sul mio appoggio”.
“Ci manchi! Torna presto, così possiamo leggere le tue poesie!”.
“Samu vieni a scuola dai. E’ bella ci divertiamo la scuola non è brutta come pensi è bella. Ti aspettiamo!! Vieni ci hanno anche cambiato di posto. E impegnati mi raccomando, la scuola è così ci si diverte (ma bisogna studiare) si ride (ma ti prendono in giro) ma quelli che ti prendono in giro non ascoltarli se no gli dai soddisfazione. Torna presto!”.
“Perché non torni? E’ vero ti prendevamo in giro ma scherzavamo, ma se non ti sta bene non lo faremo più te lo giuro! Siamo una mezza squadra senza di te! Ci manchi veramente tanto! Dopo le vacanze se non vieni chiedo la via e ti porto in braccio!”
“Samuele a questo gruppo manca qualcosa manchi tu. Delle prese in giro che ricevi non farci caso, perché sono stupidi e senza senso! Noi ogni giorno ti pensiamo e speriamo che torni presto!”
“C’è un buco che non può essere occupato da nessuno se non da te!”.
“Sono tutte così belle – dice la mamma di Samuele – così tenere. Ci siamo commossi tutti e per questo vorrei raccontassi questa storia per Natale su Buongiornonovara. Certo la scuola è anche bullismo, storie di branco, incomprensioni, cattiverie… Ma poi è anche questo, anche se spesso episodi così non finiscono sui giornali… Il bene non fa notizia!”.
Adesso immagino vorrete sapere come andrà a finire e se Samuele tornerà davvero a scuola dopo le vacanze, oppure no. Questo sinceramente non lo possiamo sapere ma io non ho dubbi sul fatto che la sensibilità di questi insegnanti abbia preparato i bambini ad ogni evenienza, il che fa valere ancor di più il loro gesto, che è fatto solo con il cuore.
La scienza dice che la sindrome che ha Samuele non può essere curata, che ci vorrebbe un miracolo…
Quindi fermiamoci qui: alla bellissima favola che diventa notizia perché accaduta realmente. E’ anche questo un piccolo grande miracolo!