“Non è ancora finita la Via Crucis del Brera. E questo bando lo conferma”: sono le parole di Raffaele Molinari, presidente dell’associazione culturale Dedalo, vent’anni di attività e un curriculum professionale di tutto rispetto, associazione che, peraltro, è tra i soci fondatori della Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana. Il bando per l’affidamento, nei prossimi nove anni, delle attività che si svolgeranno al Brera di Novara fa discutere, oltre che nell’ambito del mondo politico, anche in quello culturale.
“A fronte di tanto ottimismo di propositi e di investimento di iniziative sul territorio novarese, la Dedalo, come tanti altri operatori culturali della città, ha appreso con grande amarezza la natura ed il tenore del recente bando di gara pubblicato qualche settimana fa dal Civico Istituto Brera – ente strumentale del Comune di Novara, amministrato da rappresentanti nominati dall’ex Sindaco Ballaré – ed avente ad oggetto la gestione delle relative attività educativo-musicali”.
Il paragone con la neonata Fondazione Faraggiana è implicito: “Per gestire il Teatro Faraggiana, per esempio, la Dedalo, insieme ad altri soci fondatori della Fondazione del Nuovo Teatro Faraggiana, ha correttamente dovuto offrire, tramite fideiussione, garanzie al Comune di Novara per un importo di circa 3 milioni e mezzo di euro; ha dovuto asseverare il proprio piano economico e finanziario proposto per la gestione; ha dovuto certificare i propri amministratori secondo le regole di antimafia, obbedendo insomma a tutti i crismi di un pubblico appalto. Ha dovuto, dunque, come giusto, garantire all’Amministrazione comunale – e, di riflesso, all’intera comunità novarese – la piena correttezza della gestione e la tutela responsabile dell’immobile affidato”. Cosa diversa, nelle procedure previste dal bando, per il Civico Istituto Brera: “Benché sia un ente comunale e pubblico a tutti gli effetti, il Brera ha deciso di procedere all’affidamento della gestione didattica a soggetti terzi senza chiedere alcuna significativa garanzia – sia economico-finanziaria che tecnica-gestionale – per la corretta gestione del bene comune rappresentato dall’edificio di proprietà comunale e dal servizio educativo che è servizio civico. Insomma, una disparità di trattamento tra situazione affini che potrebbe essere fonte di pregiudizio per il superiore interesse pubblico”.
Sebbene la Dedalo non avesse interesse al bando, Molinari prosegue manifestando “comunque profonda amarezza perché pone agli operatori culturali novaresi ragioni evidenti di iniquità, lesive sia dei diritti e degli interessi dei medesimi che dell’interesse pubblico ad una corretta, efficace ed efficiente gestione dei servizi culturali cittadini. Questo bando, peraltro, sembra essere stato concepito con criteri di favore nei confronti del gestore uscente del servizio messo a gara, ossia la cooperativa “Brera, musica danza e mestieri”, costituita tra due dipendenti della stessa Ipab, con ciò andando indebitamente a restringere la platea dei potenziali concorrenti e con conseguente lesione della par condicio e della concorrenza. L’impianto del bando, gli specialissimi requisiti richiesti (che probabilmente non possiede nessuna altra realtà novarese), la mancanza di certe cause di esclusione, i plurimi profili di illogicità dei criteri di valutazione delle offerte, i numerosi refusi circa la normativa applicabile, il canone irrisorio e soprattutto i tempi (pubblicazione 10 agosto, termine 30 agosto, aggiudicazione 8 settembre e inizio attività 15 settembre) sembrano disposti per vanificare una corretta promozione del bando (neanche esposto sul sito dello stesso Brera) e per impedire, nei fatti, a qualsiasi potenziale concorrente di assumere tutta la mole di informazioni necessarie e le iniziative imprenditoriali (fra cui quelle di comunicazione) utili per la gestione di nove anni di servizio”. Molinari si chiede anche “come sia possibile che l’Amministrazione comunale, vecchia e nuova – che pure dovrà garantire gli oneri di riscaldamento della struttura – non sia stata coinvolta dal Civico Istituto Brera nella predisposizione del bando e nella definizione delle caratteristiche dello stesso?”.
“Rattrista vedere che la direttrice del teatro Coccia risulti fra gli amministratori che hanno emesso questo bando tanto poco accorto nel pensiero, nella forma e nella sostanza. La via crucis di quello che una volta fu una grande istituzione culturale novarese – tanti musicisti novaresi hanno proprio mosso lì i primi passi – non è dunque ancora terminata. Ancora una volta il Brera viene così privato nella sostanza di un reale e credibile progetto di riformulazione del proprio ruolo e del proprio futuro”.
“Peccato – conclude Molinari – Poteva essere una bella opportunità di crescita culturale del territorio se si fosse cercata la strada di una condivisione con la città e con le sue istituzioni pubbliche e culturali: Comune, Conservatorio, Teatro, Associazioni, Liceo musicale e Scuole”.